Sgarbi: "La censura nell'arte? Perché spero che continui. Sanremo? Tutti via, tranne uno"

"La cancel culture è un’idiozia assoluta. A questo punto mi auguro che prenda piede, così tutti capiranno chi sono gli americani". E su Sanremo: "Ha raggiunto il punto più basso. Bisogna cambiare tutto ma Amadeus può restare"

“Se anche Giacomo Leopardi cadesse vittima della cancel culture? Polemicamente potrei dire che lo è già stato, visto che la stessa Regione Marche alla Bit di Milano ha esposto un taccuino di Leopardi che consisteva in due pagine bianche. Insomma “la censura” a Leopardi l’ha già fatta la stessa Regione. Per il resto, per ciò che ricordo della sua opera, non mi sembra che ci siano delle ragioni così evidenti per cadere nel “politicamente scorretto”, se non la pulsione al suicidio. Ma non so se anche il suicidio sia stato vietato dalla cancel culture”. La sferzante ironia di Vittorio Sgarbi si abbatte sull’ostracismo, quanto mai chirurgico, che ha appena “cancellato” parole considerate “razziste” dai romanzi di Agatha Christie, dopo che la stessa sorte era toccata alle opere di altri due monumenti letterari come Roald Dahl e Ian Fleming. Per non parlare dei classici Disney e di capolavori come “Via col Vento”. Il sottosegretario alla Cultura è all’inaugurazione della mostra “Le Marche, L’unità delle molteplicità” che dal 29 marzo al 28 maggio a Palazzo Poli di Roma racconterà ciò che ha reso grande questa Regione in campo artistico, culturale e artigianale.

Che cos’hanno di particolare Le Marche?

“È una Regione che ha molte facce e che per la vicinanza con Roma e Firenze è stato un luogo dove sono accadute molte cose degne di nota. L’arte italiana è rappresentata dalla scuola di Giotto fino al Novecento con Bartolini, Enzo Cucchi o De Dominicis. E oltre agli artisti che nelle Marche hanno transitato come Caravaggio e Lorenzo Lotto, ci sono quelli che nelle Marche ci sono nati a cominciare da Raffaello, Leopardi, Rossini, Gentile Da Fabriano”.

Ma lei cosa ne pensa della cancel culture?

“Penso che non si poteva fare niente di peggio che censurare quel capolavoro del Rinascimento italiano che è il David di Michelangelo. Penso che sia una forma di autolesionismo in cui una madre da sola cancella la storia dell’Occidente e dell’America che è stata scoperta durante il Rinascimento da Colombo e Vespucci. Per cui un’idiozia assoluta. E questo punto mi auguro che la cancel culture continui a prendere piede perché quanto più gli americani faranno la figura dei cog…ni si potrà far capire che non sono il centro del mondo. D’altra parte noi abbiamo il lambrusco, loro hanno la coca cola”.

La cultura nazional popolare in Italia ha la sua massima espressione nel Festival di Sanremo. L’ultima edizione, nonostante il successo di ascolti, è stata molto criticata e ora, nonostante Amadeus abbia già firmato il contratto per la prossima edizione, tutto sembra molto incerto. Lei cosa si augura?

“Il punto più basso che potevano raggiungere la Rai e Sanremo è stato toccato con la mimica dei rapporti sessuali omo-erotici e con la presenza della “Wanna Marchi” del nostro tempo che è Chiara Ferragni. Mi sembra che l’Italia non possa essere rappresentata da una simile vetrina”.

Bisogna cambiare?

“Magari si può lasciare Amadeus come presentatore ma mettendogli accanto un musicista che sappia cosa scegliere. Uno come Morgan, ad esempio. Il fallimento di Sanremo è il fallimento della musica. Non c’è niente che si ricordi se non le provocazioni, gli atteggiamenti, Rosa Chemical… ma non si ricorda una sola nota e una sola parola pensando invece che siamo l’Italia di Battisti e di Mogol. C’è qualcosa che non funziona e quindi andrà cambiato tutto in favore della canzone e della cultura, pensando che Sanremo è un luogo dove si possono confrontare idee diverse ma a un livello di dignità e non di indegnità”.