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Maraini: "Vi racconto il mio Caro Pierpaolo, alla larga dalla retorica facile e dallo scandalo"

Intervista alla giornalista e scrittrice, che rievoca l'amicizia intima con Pasolini. La tenerezza, le polemiche e i tormenti di un anarchico che detestava il potere

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   
Dacia Maraini (Shutterstock) e Pier Paolo Pasolini (Ansa)
Dacia Maraini (Shutterstock) e Pier Paolo Pasolini (Ansa)
Nel centenario della nascita, si torna a parlare di uno degli intellettuali più scomodi e incontrollabili dal potere in Italia. E la rilettura che viene fatta della figura di Pier Paolo Pasolini va in ogni direzione. C'è chi punta allo scandalo e chi sottolinea il modo in cui la sinistra lo tradì, chi cerca di appropriarsene a destra e chi ne fa un guerriero della sessualità alternativa, anche quando questa conteneva ombre perturbanti. Dacia Maraini ha scritto Caro Pierpaolo per Neri Pozza dove rievoca tutto il suo rapporto di amicizia, intimità, confessioni, scambi polemici con Pasolini. Un ritratto molto distante dalla retorica ammantata di scandalo e nostalgia che si sta sovrapponendo al ricordo del poeta-regista-opinionista-romanziere. Ne abbiamo parlato con la Maraini al margine del festival Entula organizzato da Liberos
 
Il suo Caro Pier Paolo è il tentativo di restituire soprattutto cosa, circa la figura del grande intellettuale scomparso?
"Non vuole restituire nulla. E' una memoria sognata di un caro amico".
 
Nel corso degli anni un po' tutti hanno provato ad appropriarsi della figura di Pasolini. Considerato una figura di sinistra nonostante le sue critiche spesso aperte a quello che oggi chiamano l'establishment di partito, e poi tirato a destra in nome dell'antimodernismo. Pasolini può essere considerato un conservatore, o perfino per certi versi un reazionario?
"No, per niente, semmai un anarchico. Allergico a ogni forma di potere".
 
 
Pasolini e l'omosessualità. Secondo lei sarebbe stato a favore della "borghesizzazione" di questa identità sessuale? Molti, compreso Walter Siti suo esegeta, dicono che Pasolini apprezzava il modo di vita omosessuale come approccio ribelle, antagonista alla cosiddetta "normalità" catto-borghese-matrimoniale italiana. Che ne pensa?
"Pasolini non ne faceva una questione ideologica. Per lui l’omosessualità era naturale. Per i suoi contemporanei non lo era. La consideravano una perversione o una malattia. E l'hanno stigmatizzato e perseguitato per questo".
 
Nel suo epistolario con Pasolini lei lo rimprovera dello scarso interesse per la dignità femminile violata in caso di stupro, aborto, sesso imposto con la violenza. Aveva un problema di misoginia e di un rapporto irrisolto con la madre?
"Non ho mai detto o scritto che Pasolini avesse scarso interesse per la dignità femminile. Tutte le sue amiche erano donne piene di dignita e di intelligenza. Ho detto che lui non amava le organizzazioni di protesta, perfino quelle che rivendicavano i diritti degli omosessuali, perché secondo lui ogni forma organizzata di  protesta finiva per diventare potere".
 
Cosa le manca di più di Pasolini pubblico? Il poeta, il fine giornalista-opinionista, il regista di cinema, il romanziere? Quali di questi aspetti servirebbero di più all'Italia di oggi?
"Mancano uomini coraggiosi che sappiano dire la verita senza paura". 
Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   
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