La nuova rivoluzionaria tesi sul mistero di Atlantide, l’archeologo: “Ecco dove si trovava davvero e perché è scomparsa”
Attraverso il libro “C’era una volta Atlantide” il professor Giovanni Ugas, attraverso l’analisi delle fonti storiche, archeologiche e letterarie, apre uno squarcio su una vicenda dibattuta da tempo. Cosa rivelano le parole di Platone? Dove si trovava davvero Atlantide? Perché e quando è scomparsa? Davvero era un’isola? Cos' hanno a che fare con quella mitica terra le amazzoni e i prodi Meshwesh? L’INTERVISTA VIDEO
La questione di Atlantide, della sua reale esistenza e della sua ubicazione geografica ha fatto versare fiumi di inchiostro e parole. Ne parlò il grande filosofo Platone in due componimenti, Timeo e Crizia, definendo veritiera la storia ma facendo capire di aver attinto al mito e introdotto elementi letterari.
Sulla questione torna ora, con criterio prettamente scientifico, il noto archeologo Giovanni Ugas, già docente di Preistoria e Protostoria, profondo conoscitore dell'età del bronzo e del ferro, della storia nuragica e pre-nuragica ed autore di studi fondamentali sugli shardana e gli altri popoli del mare. Nel suo ultimo libro, C’era una volta Atlantide, sostiene che il racconto sul Continente scomparso ha un fondamento di verità, individuando le ragioni storiche e geografiche attraverso l'esame filologico del testo platoniano, i dati dell'archeologia e quelli della letteratura classica.
Lo studioso ricostruisce il periodo in cui si mosse Platone, stabilendo a quale scopo enunciò la storia di quel Continente e quale fu il suo vero intento.
Photogallery
Il mito di Atlantide è sempre attuale
Dopo aver dissertato sulla attendibilità delle fonti di cui parla il filosofo ateniese, Ugas analizza la figura di Atlante nella letteratura e nell’iconografia greca, considera gli accadimenti storici di quel periodo remoto e giunge a individuare la collocazione geografica di Atlantide. Una ubicazione che può sorprendere più d’uno, perché Atlantide non viene collocata né in mezzo all’attuale Oceano Atlantico, né in Sardegna o in altre zone ipotizzate in passato. La teoria dello studioso è rivoluzionaria e oltremodo preziosa perché basata su solidi dati storico-archeologici, delineata attraverso una serrata analisi di fonti e letteratura che poco lasciano alla inventiva o alla fantasia.
Viene fuori così che non è necessario identificare Atlantide con un’isola (grande come la Libia e l’Asia minore messe insieme) perché il vocabolo greco Nesos non significa solo Isola ma anche penisola. L’espressione Isola di Atlantide appare infatti forgiata su quella egizia di Iww wt Antiu, registrata già al tempo di Tuthmosis III in una stele per indicare una precisa realtà geografica. E Ugas ci prende per mano, in un trascinante percorso, conducendoci verso l’inoppugnabile conclusione.
Ci dimostra che il Regno Atlantideo conquistò molte popolazioni e giunse ad una estensione territoriale precisa, dipanando un racconto dove si ergono a protagoniste perfino le amazzoni - le cui imprese risalgono al regno di Medusa, che visse al tempo di Perseo - descritte come temibili guerriere, disperse poi da Eracle ovvero Melkart. Vicenda che richiama un periodo storico ben identificabile di cui parlano fonti egizie e storici.
Ma anche in questo caso non manca la sorpresa. Chi erano veramente le amazzoni? Erano davvero delle donne? Parlare di esse significa riferirsi al popolo nordafricano dei Meshwesh, prodi guerrieri raffigurati con una lunga treccia nei rilievi egizi, fa notare Ugas, aprendo un altro capitolo appassionante. Le imprese di questa popolazione, alleata degli shardana e degli altri popoli del mare, spiegano molto della grande epopea di Atlantide. E l'archeologo, già docente universitario ed ex direttore della sovrintendenza di Cagliari, ne tratteggia efficacemente i passaggi arrivando al colpo di scena finale.
Ma perché Platone enuncia il racconto di Atlantide in quel modo, facendola poi scomparire? Perché quel Continente viene cancellato da un diluvio? C’è una ragione ben precisa. Forse Atlantide non è mai veramente affondata nei pressi delle colonne d’Ercole. Forse esiste un’altra spiegazione offuscata dall'incedere del tempo ed ora messa magistralmente in luce dallo studio in questione. Quale?
Il professor Ugas ce lo spiega in questa coinvolgente INTERVISTA VIDEO.
Le altre interviste
Cronaca di una passeggiata con Giovanni Ugas sul sito del nuraghe di Monte Urpinu a Cagliari