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Vera Gheno sulla e rovesciata per includere tuttə. Ma qualcunə è rimasto fuori

C'è un elemento fonetico che scatena le polemiche. Si "schwa", si legge alla tedesca ed è la e rovesciata che punta all'inclusione. Ne parliamo con la famosa docente di sociolinguistica Vera Gheno.

Claudia Sarritzudi Claudia Sarritzu   
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Tutto parte da un articolo di Michela Murgia. Sull’ultimo numero dell’Espresso Murgia si sofferma sull’ascesa di Giorgia Meloni e sul rischio di un neo-fascismo in Italia. E cosa fa? Decide di non usare il maschile sovraesteso e opta coraggiosamente per lo schwà.

Partiamo da una definizione. Cosa è lo schwa (letto alla tedesca)? In linguistica e fonologia, si designa una vocale centrale media, che nell'alfabeto fonetico internazionale viene indicata con il simbolo /ə/. Viene utilizzata per definire un gruppo misto di persone, quello che in quasi tutte le lingue viene indicato con desinenza maschile. Così, se si entra in una classe e ci si rivolge a studenti, ragazzi e ragazze, nella lingia scritta diventerebbe studentə. In quella parlata, "student", non pronunciando la vocale finale. 

Con l’uso dello schwa (ǝ) si risolverebbero tutti i problemi presenti nelle attuali soluzioni inclusive finora utilizzate. Perché come dice bene in questa intervista la docente di sociolinguistica Vera Gheno, massima esperta di comunicazione digitale, moltissimi sono i suoi interventi su giornali o riviste che riguardano proprio il sessismo e l'inclusività nella lingua italiana, in particolare, si batte perché nella comunicazione scritta, invece del maschile si usi un gender-neutral: "Il maschile non è inclusivo o universale ma è sovraesteso usato solo per tradizione, perché la nostra è una lingua androcentrica". 

Cosa è quindi l’italiano inclusivo? E' una proposta (il dibattito è molto acceso) di superare le limitazioni di una lingua fortemente caratterizzata per genere, con tutto ciò che ne consegue. Ossia l'impossibilità di parlare di sé o di altre persone senza menzionare il genere, impossibilità di parlare di persone che non si identificano in uno dei due generi binari.

Ha però un difetto. Non da poco. Allo schwa viene contestato di essere abilista. Cioè crea un problema di lettura in più a chi ha delle difficoltà in tale senso ad esempio, ricorda Gheno, ai dislessici: "Ovviamente è anche ageista cioè rende la comunicazione più complessa alle persone più anziane. Ma mentre questo secondo problema è intrinseco a ogni novità, la questione dell'esclusione di chi ha dificoltà di lettura per me è grave. Per questo io penso che saranno le nuove generazoni con una visione più fluida della vita e del genere a trovare una soluzione a cui noi non abbiamo pensato". 

Claudia Sarritzudi Claudia Sarritzu   
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