Domenico Mallardo, tra i migliori ricercatori under 40: la storia di un cervello che ha deciso di restare
Un ragazzo pieno di talento, che ogni giorno combatte contro ingiustizie e precarietà. Il riconoscimento della rivista Fortune Italia

Domenico Mallardo è un ricercatore napoletano di trentasei anni. Laureato in biotecnologie mediche alla Federico II, specializzato in patologia clinica e biochimica clinica. Attualmente nel gruppo di Paolo Ascierto al Pascale. La rivista Fortune Italia lo ha inserito nei migliori ricercatori under 40. Un riconoscimento che in un ambito come quello della ricerca, spesso sottovalutato in Italia, appare come un raggio di sole in un cielo scuro. Si conoscono benissimo i progressi che la medicina compia proprio grazie alla ricerca, tuttavia non si valorizza mai abbastanza. Spesso si sente parlare di cervelli in fuga. Ragazzi talentuosi che lasciano la propria terra per andare all’estero, dove i loro meriti siano giustamente riconosciuti. Invece lui è qui, a combattere ogni giorno contro ingiustizie e precarietà. Con molta gentilezza ha risposto ad alcune domande.
Sei stato inserito dalla rivista Fortune Italia nella lista dei migliori ricercatori under 40. Immagino la soddisfazione, ma come ti sei sentito quando hai appreso la notizia? Te lo aspettavi?
La notizia è stata totalmente inaspettata, in questi anni mi sono limitato a fare soltanto il mio lavoro. Sono felice del traguardo raggiunto, significa che stiamo procedendo nella giusta direzione ma c’è ancora molto da fare, sarà un ulteriore stimolo per i progetti e le ricerche future.
Quando hai deciso di diventare un ricercatore?
Credo che sia stato dopo la maturità, in quel periodo come la maggior parte dei ragazzi a quella età ero indeciso su quale strada intraprendere, sono stato da sempre portato nelle materie scientifiche e sono stato molto vicino nello iscrivermi alla facoltà di Ingegneria, poi però quando provai il test di ingresso per la facoltà di Biotecnologie della Federico II il mio compito risultò tra i migliori rispetto ad oltre mille candidati, da lì capii la mia propensione in questa disciplina.
Quali sono i pro e contro di questo lavoro?
Ho la fortuna di stare in un contesto che mi permette di realizzare ciò che mi piace, mi sento molto legato ad una frase di Confucio “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno in tutta la tua vita”. Di contro, ormai sono più di 10 anni che svolgo questa attività come precario, all’età di 36 anni inizia ad essere difficile sostenere questa situazione. Il mio pensiero va a tutti i miei colleghi con competenze altrettanto valide ma che non hanno retto questa situazione ed hanno dovuto intraprendere strade differenti, spesso allontanandosi dai propri cari.
Hai avuto esperienze all'estero, ma non sei un “cervello in fuga”. Come ci si sente a essere uno che resta?
Amo il mio lavoro, mi ritengo fortunato a lavorare nella mia città e nel contempo stare in un gruppo composto da persone con eccellenti competenze nel settore. Sono ormai più di 10 anni di lavoro precario e non nego di aver rifiutato offerte di lavoro migliori molte proveniente dall’estero; ad oggi sono ancora convito di aver fatto la scelta giusta, in futuro spero di arrivare ad una stabilità, di continuare il mio lavoro qui a Napoli e spero che tramite il nostro lavoro di riuscire a migliorare i benefici dei nostri pazienti, che in fondo, è l’unica cosa che conta.
Cosa pensi sia da cambiare in Italia per quanto riguarda la ricerca?
Spesso mi capita di presentare dei progetti in convegni internazionali, in quelle occasioni ho conosciuto molti italiani costretti ad emigrare all’estero perché in Italia non avevano possibilità di poter portare avanti le loro ricerche oppure a causa di una precarietà prolungata, ad oggi posso dire che molte di quelle persone ricoprono posizione ai vertici negli istituti/aziende in cui sono stati assunti. Credo che siano queste le cose da dover migliorare.
Con il tuo team hai da poco fatto una scoperta importante legata ai tumori. Ce ne vuoi parlare?
In questo studio effettuato su 121 pazienti, affetti da melanoma metastatico, condotto qui all’INT IRCCS Pascale di Napoli, abbiamo osservato che i pazienti trattati con Cetirizina, (il più comune Zirtec) in concomitanza con l'immunoterapico anti-PD-1, hanno tassi di risposta migliori e una sopravvivenza libera da malattia e sopravvivenza globale significativamente più lunga. Nello studio, pubblicato sulla rivista Journal of Translation Medicine, è stato valutato il profilo di espressione genico, le analisi hanno evidenziato nei pazienti che assumono l’antistaminico, hanno avuto un aumento dei marcatori dei linfociti T-effettrici ed un potenziamento del pathway dell'interferone che è in grado di promuove la polarizzazione dei macrofagi M1 con una forte attività anti-tumorale, rispetto ai macrofagi M2 con un'attività pro-tumorale. È noto, d'altra parte, che la Cetirizina ha un'attività antistaminica ed effetti antinfiammatori e migliora la produzione di interferone".
Come credi influenzerà la tua vita questo importante riconoscimento?
Sono molto felice di aver ricevuto tale riconoscimento, continuerò semplicemente a svolgere il mio lavoro ma con una fiducia e consapevolezza diversa. Questo riconoscimento va al mio capo, Paolo Ascierto, che ha sempre creduto in me, ai ragazzi del mio gruppo di lavoro e rappresenta un incentivo a continuare su questa linea.
Prossimi progetti a cui stai lavorando?
Un progetto a cui tengo molto è sicuramente lo studio del Diabete ed il cancro. Abbiamo già pubblicato dei dati preliminari sulla rivista Annals of Oncology, una rivista molto prestigiosa di cui sono primo autore, che hanno avviato una cordata internazionale coinvolgendo i migliori centri americani, europei e australiani, al fine di verificare l’efficacia del trattamento di un nuovo composto terapeutico nei pazienti con melanoma metastatico e diabete. Questa ipotesi se confermata potrebbe sconsigliare il trattamento di questa terapia nei pazienti con diabete che potranno quindi beneficiare di altri farmaci immunoterapici.
Inoltre, abbiamo avviato due studi clinici molto importanti che sono stati ideati dal Dott. Ascierto di cui il Pascale è capofila: il NEO-TIM e NEO-CESQ in cui i pazienti affetti da melanoma e carcinoma cutaneo a cellule squamose vengono trattati con immunoterapia o terapia a bersaglio molecolare in regime neoadiuvante, ovvero vengono effettuati alcuni cicli di trattamento già prima dell’intervento chirurgico, per poi continuare il trattamento con immunoterapia successivamente l’operazione (setting adiuvante). Prevediamo che questa modalità di trattamento innovativo possa ridurre l'incidenza di recidive e migliorare la sopravvivenza.