Tiscali.it
SEGUICI

Malombra e le altre dark ladies

cronache letterarie   
Malombra e le altre dark ladies

“Tu che hai ritrovato e leggi queste parole, conosci in te l’anima mia infelice”.

È il clou di Malombra, straordinario romanzo gotico che Antonio Fogazzaro scrive nel 1881 spinto dal suo interesse per il paranormale. Opera d’esordio, incredibile a dirsi, ma con i must in piena regola: il manoscritto misterioso, il palazzo isolato sul lago di Como, la tetra caverna dell’”Orrido”, la marchesina Marina convinta di reincarnare la sua ava Cecilia, il misantropo conte d’Ormengo, il romantico Corrado Silla schiavo di un’attrazione pericolosa.

La trama è di un noir tutto ottocentesco. Marina di Malombra, fanciulla brillante, bizzosa, instabile, rimasta orfana, è accolta nella villa dello zio Cesare d’Ormengo senza mostrargli alcuna gratitudine, anzi detestandolo perché le impone una vita solitaria:

“L’aspetto, i modi, i discorsi austeri dello zio le ripugnavano; ma gli amici del tempo felice s’erano dileguati… quindi accettò”.

Una notte, scovata una lettera in un cassetto segreto, apprende la tragica vicenda della contessa Cecilia Varrega segregata dal marito fino alla morte, settant’anni prima, in quelle stesse stanze dall’atmosfera cupa. Sconvolta, sicura che il messaggio provenga dall’oltretomba, vede rivivere in sé e nello zio i protagonisti di quel luttuoso episodio e, in un crescendo di folli fantasie, decide di vendicare la sfortunata nobildonna (“Tu odii, hai sempre odiato tuo zio, la vendetta è più squisita così”).

Il giovane Corrado, dipendente del conte, benché turbato dall’eccentricità della ragazza, se ne innamora perdutamente (“il solo pensiero di posar le labbra sopra una spalla di questa donna mi fa venir le vertigini, mi mette i brividi sotto i capelli”). È ricambiato ma la relazione è malsana. Non gioveranno né l’amicizia di Steinegge, schietto ex ufficiale degli Usseri, né l’affetto casto di Edith, giovinetta dai saldi principi: Corrado non saprà (vorrà) sottrarsi all’influenza deleteria di Marina.

Lussuriosa, senza cuore, elegantissima

Conturbante ed enigmatica, Marina è l’archetipo della donna fatale che domina il malcapitato personaggio maschile: figura fin de siècle ricorrente tra Scapigliatura, Decadentismo ed esaltate superfemmine dannunziane. Di solito è lussuriosa, senza cuore, elegantissima. E la sua progenitrice si deve ad Omero: Elena, che di malcapitati personaggi maschili ne domina più di una cinquantina.

Elena di Troia

Tanti erano infatti i suoi pretendenti, tra i quali il prescelto è Menelao. Gli altri, invece di andarsene brontolando, giurano di aiutarlo semmai qualcuno osasse rapirgliela. Da lì la fuga con Paride, la guerra di Troia, lutti a non finire, tutto per colpa di Elena… lei imperturbabile (immaginatela sempre con il peplo ben stirato, la manicure e i capelli freschi di parrucchiere), e il risultato? Menelao se la riprende buono buono e cammina un passo indietro scortandola sulla nave che li riporta alla loro reggia di Sparta.

Salomé di Oscar Wilde

Ugualmente nefasta è la Salomé di Oscar Wilde (1891): fa decapitare il profeta Giovanni perché rifiuta le sue furiose profferte d’amore (“Niente al mondo è così rosso come la tua bocca, lascia che io baci la tua bocca”) e spinge al suicidio il gelosissimo capitano delle guardie (“Oh tu Principessa che somigli a un giardino di mirra… non guardare quest’uomo, non guardarlo!”). Perfino Erode ne resta atterrito: “In verità, quello che ha commesso è un grande delitto… Soldati, uccidete quella femmina!”.

Carmen, Teresa Raquin ed Eva

Nella lunga lista spiccano anche Carmen della novella di Prosper Mérimée (1845) dove la zingara e Don José scatenano un turbine di passione e delitto. Teresa Raquin che, per liberarsi del marito malaticcio, spinge all’omicidio il pittore Lorenzo nell’omonimo romanzo di Émile Zola (1867). E la ballerina Eva del racconto di Giovanni Verga (1873): ella seduce lo squattrinato artista Enrico Lanti e poi torna a protettori più danarosi lasciandolo disperato.

“Feci mille pazzie per lei, la cercai, implorai, piansi, passai le notti sotto le sue finestre, vidi l’ombra di lei accanto all’ombra di un uomo dietro le cortine…”.

Insomma, un vortice di fascinazione-repulsione che Charles Baudelaire ben sintetizza ne Les fleurs du mal (1857):

“Tu, come lama di coltellosei entrata nel mio cuore in lacrime…Tu, infame alla quale son legatocome il forzato alla catena… Maledetta! Maledetta!”

Così strepita contro l’attrice Jeanne Duval amata-odiata tra burrascosi litigi. Di sicuro donna estranea al modello angelico degli stilnovisti, e infatti Edouard Manet la ritrae con il volto sdegnoso e quella pantofolina di velluto nero che sporge maliziosa dalla gonna vaporosissima, tutto un programma…    

L’angelo azzurro

Il cinema poi, quello con la C maiuscola, quello del periodo d’oro degli anni ’30-’40, abbonda di queste maliarde spietate, capeggiate da Lola Lola che nel film L’angelo azzurro di Josef von Sternberg annienta il povero professor Rath – chi può scordare Marlene Dietrich a cavalcioni della sedia mentre canta con voce rauca “da capo a piedi sono portata per l’amore…”?

Da Mata Hari a Gilda

Seguono, sfolgorando, Greta Garbo con la sua Mata Hari, voluttuosa spia-danzatrice esotica della pellicola di George Fitzmaurice, intenta a carpire segreti di stato all’ignaro tenente Rosanoff; l’intensa Barbara Stanwick de La fiamma del peccato di Billy Wilder, manipolatrice senza scrupoli dell’ingenuo Fred MacMurray; l’esplosiva Rita Hayworth che, nella Gilda di Charles Vidor, si rigira Glenn Ford come vuole mugolando Amado mio e vorticando in balli lascivi.

Il confronto fatalona-santarellina

Dispiace dirlo ma nel confronto fatalona-santarellina la prima vince sempre sulla seconda (evidentemente noiosa). Anche il pubblico dell’epoca preferì Marina di Malombra nevrotica e “cattiva” a Edith contegnosa e “buona”. E l’intreccio appassionò addirittura la regina Margherita. Forse perché Malombra, seppure in negativo, è una femmina libera, volitiva, insofferente degli schemi “tranquilli” in cui vorrebbero imbrigliarla la società, lo zio, l’amante? Pensare che Fogazzaro, contrapponendo le due fanciulle, perseguiva un intento edificante: biasimo per l’una e lode per l’altra. Invece Malombra è una sorta di pasionaria che gli scappa di mano… ma è quello che succede, appunto, con le donne fatali.

cronache letterarie   
I più recenti
Per gli 80 anni di Morandi torna 'Voglia Di Volare'
Per gli 80 anni di Morandi torna 'Voglia Di Volare'
Moderno Cechov del 'Giardino dei ciliegi' letto da Lidi
Moderno Cechov del 'Giardino dei ciliegi' letto da Lidi
Michael Cisco, vi racconto il mio Studente del Divino
Michael Cisco, vi racconto il mio Studente del Divino
Han Kang, 'l'amore come filo conduttore della mia vita'
Han Kang, 'l'amore come filo conduttore della mia vita'
Le Rubriche

Daniela Amenta

Sono giornalista. E ho scritto anche tre libri diversissimi tra loro: un giallo...

Fabio Marceddu

1993 - Diploma triennale come attore dell'Accademia d'arte drammatica della...

Ignazio Dessi'

Giornalista professionista, laureato in Legge, con trascorsi politico...

Cinzia Marongiu

Direttrice responsabile di Milleunadonna e di Tiscali Spettacoli, Cultura...

Stefano Miliani

Giornalista professionista dal 1991, fiorentino del 1959, si occupa di cultura e...

Francesca Mulas

Giornalista professionista, archeologa e archivista, è nata a Cagliari nel 1976...

Giacomo Pisano

Giornalista pubblicista, laureato in archeologia medievale e docente di...

Cristiano Sanna Martini

In passato ha scritto per L’Unione Sarda, Il Sole 24 Ore, Cineforum, Rockstar...

Claudia Sarritzu

Giornalista, per 10 anni anni ha scritto di politica nazionale e internazionale...

Camilla Soru

Cagliaritana, studi classici, giornalista pubblicista, ha intrapreso la carriera...

Cronache Letterarie

Ho fondato Cronache Letterarie nel 2011 con un’attenzione a tutte le forme di...