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"Preistoria, incontro fatale": quando gli avidi sapiens annientarono i gentili uomini di Neanderthal

Secondo l'autore i Neanderthal nascevano "dotati" di "memorie". L'autore mette a nudo la ferocia e la avidità distruttiva dell'uomo Sapiens, contrapposta alla bontà dell'uomo di Neanderthal

di Tiscali Cultura/Askanews   
'Preistoria, incontro fatale': quando gli avidi sapiens annientarono i gentili uomini di Neanderthal

Il tema è, a dir poco, stimolante. Riguarda la convivenza, ormai accertata, dell'Homo sapiens e dell'Homo di Neanderthal sui quali si scoprono sempre nuove realtà. Ne parla un romanzo ambientato alla fine del Paleolitico, in Abruzzo, quando l'ultima era glaciale stava per cedere il passo al ciclico riscaldamento del pianeta. Questo il tema della nuova opera letterario dello scrittore Giuseppe Pierdomenico dal titolo Preistoria, incontro fatale, edito dalla Di Carlo edizioni."L'ambientazione in Abruzzo -spiega -non è casuale. Ho tratto ispirazione da numerosi e storici ritrovamenti che l'archeologo/paleontologo Concezio Rosa (1824-1876) ha rinvenuto in alcune valli della regione, nelle colline a ridosso degli Appennini e in caverne alle pendici del Gran Sasso.

I reperti rinvenuti

L'importanza dei reperti trovati e la loro pregevole fattura hanno fatto definire la località di Ripoli, in Val Vibrata, la Milano del Neolitico, oppure addirittura la Prima capitale d'Italia". Nel romanzo siamo nel corso dell'ultima era glaciale. Le valli abruzzesi erano abitate da numerose tribù di Uomo Sapiens-Sapiens, mentre i rilievi e gli altopiani, in gran parte coperti dai ghiacciai, erano occupati da pochi gruppi di ominidi ormai in via di estinzione, classificati poi come Uomo di Neanderthal.

Partendo da poche certezze, testimoniate da resti e reperti, l'autore descrive la vita di queste popolazioni, i rapporti tra i vari individui, i contrasti, le feroci lotte per la sopravvivenza."Descrivo -spiega Pierdomenico- usi e costumi delle due specie, come si procuravano il cibo, come avvenivano le loro battute di caccia, quali erano le competenze in termini di erbe medicinali, quali utensili usavano".

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L'incontro fatale al quale si riferisce il titolo dell'opera è molto esplicativo, si tratta dell'incontro, poi diventato scontro, tra le due razze molto diverse tra loro, seppur molto simili. L'autore, partendo da un dato scientifico, ossia la enorme dimensione del cranio del Neanderthal, contrapposta a quella relativamente più piccola del Sapiens, ha costruito una teoria, seconda la quale i Neanderthal nascevano "dotati" di "memorie" ossia i loro bambini nascevano dotati del bagaglio di esperienze accumulate dalle innumerevoli generazioni precedenti. "Questa caratteristica alla lunga -afferma Pierdomenico- si è dimostrata essere un limite perché ne ha condizionato la vita e ne ha bloccato miglioramenti e innovazioni, cosa invece che ha permesso al Sapiens di cercare nuove soluzioni a problemi sempre nuovi fino ad arrivare all'uomo moderno".

È un'opera di straordinario impatto e realismo, dove l'autore mette a nudo la ferocia e la avidità distruttiva dell'uomo Sapiens, contrapposta alla bontà dell'uomo di Neanderthal. Le vicende descritte e i protagonisti della narrazione daranno al lettore spunti di riflessione su come sarebbe stato diverso il genere umano se la ferocia dell'uomo Sapiens non avesse decretato lo sterminio e l'estinzione del generoso e gentile uomo di Neanderthal. Non è stato il primo né sarà l'ultimo caso di distruzione di una specie dovuta alla cieca ferocia dei nostri avi. Il messaggio lanciato dall'autore al lettore è chiaro: l'uomo moderno ha i mezzi per evitare di ripetere gli stessi errori e commettere le stesse nefandezze.

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