Il racconto è affidato alla voce del protagonista, di cui non conosciamo il vero nome, ma solo quelli (tanti) che si è via via attribuito nel corso della sua esistenza. Perché il nostro eroe ha trascorso un’intera vita a lottare e a scappare. Non essere identificabile con un nome unico è per lui una strategia più che una scelta filosofica.
Il protagonista dai tanti nomi
Dunque il nostro protagonista polinomico è stato presumibilmente uno studente presso la facoltà di Wittenberg nel 1519, due anni dopo la famosa affissione delle tesi di Lutero sulla porta del castello della città tedesca. La Riforma è stata avviata, ma il dibattito ferve tra i ribelli alla Chiesa romana. Si discute, e molto, sulla reale portata rivoluzionaria del pensiero di Martin Lutero, che sempre più viene considerato “un intellettuale organico” al servizio delle strategie dei principi tedeschi. Principi che mirano a contrastare il potere espansionista di Carlo V d’Asburgo, alleato della Chiesa cattolica e odiatissimo percettore di salatissime tasse imposte ai cittadini del suo enorme impero.
Il nostro protagonista scopre in sé un’anima rivoluzionaria. Non solo nega l’intermediazione della Chiesa nella relazione con Dio, e si oppone dunque all’imposizione delle decime e alla politica delle indulgenze, ma vagheggia – in nome di una società più giusta e più equa – un mondo in cui i deboli e i poveri non siano vessati dai signori, chiunque essi siano.
Seguire Thomas Müntzer, detto Magister
Abbandona dunque gli studi per seguire il pastore riformista Thomas Müntzer, detto Magister, il quale si fa promotore di un pensiero aspramente critico sia nei confronti della società dell’epoca – costruita su privilegi feudali – sia nei confronti della nuova Chiesa luterana, considerata alleata dei principi sassoni.
Al grido di “Omnia sunt communia”, che anticipa un pensiero di stampo “socialista”, le masse contadine e parte della borghesia seguono il Magister, il quale imbraccia le armi, disposto alla lotta piuttosto che alla rinuncia al proprio progetto.
Progetto che sarà tragicamente arrestato nella piana di Frankenhausen, dove – il 7 maggio del 1525 – si svolge una battaglia che si rivelerà un massacro per l’esercito dei contadini. Secondo il romanzo, si tratta di una trappola ordita da un misterioso Q – come Qoèlet, l’Ecclesiaste, il profeta di sventure – al soldo della Chiesa romana.
La vendetta nei confronti del misterioso Q
Non starò qui a ripercorrere tutta la godibilissima storia del protagonista, che tra l’altro si unirà al movimento anabattista e vivrà la tragica esperienza – venata di follia e fanatismo – della rivolta di Münster. Città che per un breve periodo divenne la città-stato degli anabattisti, prima di essere riconquistata dai principi, anche in questo caso grazie a Q. Poi il nostro protagonista ha partecipato ad una frode ai danni dei Fugger, i banchieri di Carlo V, è diventato il tenutario di un bordello a Venezia e infine è riuscito a svelare l’identità di Q, e ad affrontarlo.
Una storia molto appassionante
Una storia veramente appassionante, costruita – nonostante alcune “licenze romanzesche” – su fatti storici documentabili, con un taglio giornalistico in grado di delineare in maniera molto efficace la complessità dell’Europa del XVI secolo. Che poi non è così dissimile, in termini di alleanze e opposizioni, da quella dei nostri giorni.
Con uno stile narrativo che fa ampio uso di analessi, motivo per cui un minimo di conoscenza della storia del periodo sicuramente aiuta a non perdersi. E comunque… per tutto il resto c’è Google!!!Ho detto poco, ma in questo libro c’è molto altro. Se siete un minimo appassionati di storia Q è per voi. Se non lo siete, leggetelo perché vi appassionerete. E poi, io mi sono quasi innamorata di Gert Dal Pozzo , il nome che preferisco tra i tanti del nostro eroe.In ogni caso, non ve ne pentirete.
PS: Q di Luther Blissett è scaricabile gratuitamente – come tutti gli altri del Collettivo – dal sito dei Wu Ming.