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“Sembra che le distrazioni abbiano il potere di rovesciare la vita”.
Vincitore del premio Selezione Bancarella 2023, Le Distrazioni di Federica De Paolis, edito da HarperCollins, è un romanzo che, usando come spunto narrativo uno dei più angoscianti eventi che possano accadere a una coppia, scava a fondo nella parte nascosta delle relazioni familiari.
Viola e Paolo, giovane coppia romana, sono in un momento di stallo totale della loro relazione. Sono lontani i tempi della completa condivisione, dell’aspettare l’altro la sera con una bottiglia aperta e musica di sottofondo. Le procedure, invasive e costose, sia in termini economici che psicologici, della fecondazione assistita hanno sì portato alla nascita del loro amato, biondissimo, Elia, ma contemporaneamente li hanno isolati ciascuno nel proprio mondo.
Viola è distratta, ha avuto un incidente quasi al termine della gravidanza. E’ stata investita perché ha attraversato con il rosso. Si è risvegliata dopo alcune settimane, ma l’incidente, oltre a qualche leggero danno fisico, le ha lasciato dei buchi di memoria, come se la sua mente la proteggesse da ricordi che non è (ancora) in grado di affrontare.
“La nostra memoria, per quanto tradisca la realtà, ci rappresenta”.
Anche Paolo è distratto. E’ un avvocato che lavora in società di smaltimento rifiuti, oberato dal lavoro e dalla gestione della sua famiglia che, a causa dell’incidente di Viola, per quasi due anni è ricaduta interamente sulle sue spalle. Tanto da cedere alle lusinghe di una, diciamo così, variazione sulla gestione dell’indifferenziata proveniente dal sud Italia.
“Sono le 13.15 di venerdì, la luce di novembre […] sfiora il viso di Viola, gli occhi puntati verso la strada”.
La storia de Le distrazioni inizia così, al parco giochi che si trova nei pressi dell’Auditorium a Roma, nel quartiere chiamato Villaggio Olimpico, una zona residenziale di costruzioni risalenti, appunto, all’epoca delle Olimpiadi romane del 1960.
Viola è al parco con Elia, 18 mesi, e aspetta con irritazione l’arrivo di Paolo che le deve dare il cambio. Deve andare a yoga, la sua unica distrazione in compagnia della sua amica Dora, ed è infastidita dal solito, continuo, ritardo del suo compagno. Tanto che, non appena lo vede apparire all’ingresso del parchetto, avendo notato che lui l’ha vista, non aspetta che la raggiunga e se ne va. Paolo, mentre sta per entrare nell’area giochi, riceve una chiamata urgente che lo obbliga a tornare in ufficio. È convinto che Viola NON lo abbia visto e si prepara a giustificarle il mancato appuntamento.
Elia resta solo
Quando se ne accorgono, circa un’ora dopo, il piccolo è sparito.Da qui parte la narrazione di sei ore al cardiopalma, in cui tutte le problematiche, ripicche, incomprensioni spariscono di fronte all’unico imperativo. Ritrovare Elia. Il passeggino è lì al parchetto, Elia è troppo piccolo per potersi essere allontanato da solo, perciò chi lo ha preso?
Viola e Paolo decidono di non avvisare la Polizia. Quello che è successo è tecnicamente abbandono di minore, i dovuti approfondimenti investigativi porterebbero alla luce le fragilità emotive di Viola e rischierebbero di perdere il bambino. Detta così sembra che nella trama la colpa ricada su Viola invece no, è evidente a entrambi che le loro distrazioni dalla coppia, dalla famiglia, hanno portato a questo.
La costruzione narrativa di Federica De Paolis è ad altissima tensione. Le descrizioni dettagliatissime della zona in cui si muovono contribuiscono alla sensazione di angoscia.
Una storia ad altissima tensione
La zona del Villaggio Olimpico dà un po’ una sensazione di straniamento, come se quegli edifici tutti uguali, con dei viali che si intersecano tra di loro, fossero un po’ una dimensione parallela venuta direttamente dal passato. Hanno conservato quell’allure degli anni ’60 che ha il suo fascino ma che, non me ne vogliano i suoi abitanti, insieme al cielo grigio e la pioggerellina novembrina, per non parlare dello stato d’animo dei protagonisti, rende la ricerca di Elia particolarmente angosciante.
La ricerca di Elia, con la caccia ai testimoni e i tentativi di ricostruzione dei suoi movimenti, è alternata ai flashback della coppia. Si va dai primi appuntamenti, ai viaggi in Spagna per la FIVET, alla gravidanza da cui Viola esclude Paolo, concentrandosi su sé stessa e sull’amicizia con la sua ostetrica Dora che Paolo detesta. Tanto che, quando una babysitter conoscente di Viola dice di aver visto una donna, corrispondente alla descrizione di Dora, prendere il bambino, Paolo quasi dà di matto e si rifiuta di prendere in considerazione l’ipotesi che a salvare suo figlio possa essere stata lei.
La parte più affascinante de Le distrazioni è proprio il racconto dell’evoluzione (o involuzione?) del rapporto di Viola e Paolo. Di come piccole omissioni, minuscole bugie, sciocche incomprensioni non sviscerate possano portare alla distruzione di una bella storia d’amore.
Spettatrice di un incidente simile…
La cronaca è purtroppo piena di queste notizie, di distrazioni dovute all’automatismo delle nostre vite che possono sfociare in tragedie. La stessa Federica De Paolis, in un’intervista, racconta che lo spunto narrativo de Le distrazioni le è venuto perché ha assistito a una scena simile, con i due genitori che, per un fraintendimento, avevano lasciato il figlio al parco, immediatamente richiamati dai presenti.
Il libro è affascinante perché, con un minimo di senso critico, è facilissimo potersi riconoscere in queste dinamiche ed è il bello della letteratura: può dare al lettore lo spunto per capire che è necessario prestare attenzione all’altro, amico, partner, collega che dir si voglia.Dovremmo cercare di non permettere alle distrazioni quotidiane, da cui tutti siamo oberati, di farci dimenticare le nostre emozioni, le nostre relazioni, che poi sono quelle che davvero ci soddisfano e ci fanno stare bene.
La storia de Le distrazioni è ambientata a Roma, a novembre. In uno dei flashback, Viola ricorda quando, per la prima volta, fu inviata a pranzo dai genitori di Paolo, romani veraci. La mamma, per fare bella figura con la fidanzata del figlio, fece sfoggio di un menù romanesco completo… che non passa alla storia per essere una delle cucine più leggere d’Italia!Però c’è un piatto estivo che, anche se non proprio leggerissimo, è proprio una gloria della cucina romana e che tradizionalmente si mangia a Ferragosto! E’ il pollo con i peperoni, che vi consiglio vivamente.
Pollo con i peperoni
1 pollo da 1,5 kg (vi prego un pollo vero, ruspante), a pezzi50 gr di guanciale a listerelle (immancabile in tutte le ricette romane)2-3 peperoni rossi o gialli grandi4-5 pomodori maturi, sbollentati e pelati (potete usare i pelati in scatola ma il risultato cambia)½ bicchiere di vino bianco secco4 cucchiai di olio EVO1 spicchio d’aglioBasilicoSale e pepe
Fate rosolare il guanciale a fuoco basso, insieme all’olio, in un tegame grande abbastanza da contenere il pollo, che aggiungerete non appena il guanciale inizia a rosolare.Fate dorare la carne mescolando con un cucchiaio di legno per non farla attaccare. Quando la carne si sarà rosolata salatela, poi aggiungete lo spicchio d’aglio e il vino. Fatelo evaporare, quindi unite i pomodori che avrete già schiacciato con una forchetta e i peperoni tagliati a listerelle.Coprite per far ammorbidire e cuocere le verdure, verso la fine scoperchiate e completate la cottura a fuoco vivace. Dotatevi di pane fresco e croccante per la scarpetta!