“Tra Parigi e Stoccolma passa il meridiano del dolore e della consolazione”Nelly Sachs
A differenza dei due di cui ho già scritto, questo non è un epistolario d’amore, almeno non in senso stretto, ma la testimonianza di un’affinità profonda tra due scrittori ebrei, segnati da un analogo destino di sopravvissuti alla persecuzione nazista e all’esilio. Il poeta romeno Paul Celan (1920-1970) che vive a Parigi e la poeta Nelly Sachs (1891-1970), Nobel per la letteratura (1966), rifugiatasi a Stoccolma in fuga dal nazismo.
I due entrano in contatto quando Celan, nel 1954, fa pervenire a Sachs la sua raccolta di poesie Oppio e memoria. Lei lo ringrazia “per la profonda emozione che le Sue poesie mi hanno donato” e gli manda a sua volta la raccolta Le stelle si oscurano.È l’inizio di uno scambio epistolare pieno di affetto e di reciproco sostegno tra due anime devastate dalla vita e in cerca di un’àncora per non sprofondare nella disperazione.
“Caro poeta, caro essere umano… caro amico… giovane, amato fratello… caro Paul Celan, benedetto da Bach e da Hölderlin…”, gli si rivolge Nelly, “è infinitamente bello sapere che lei c’è”.
E ancora:
“Quando la sera vado a coricarmi, inspiro la sua opera. È accanto a me sul tavolo, e se la notte è troppo dura da superare la lampada viene accesa e io continuo a leggere… Con le sue poesie lei mi ha dato una patria”.
“Cara, sinceramente ammirata… Mia cara, mia buona Nelly!… Cara, buona, felice Nelly…”.
La voce di lui si farà poi sentire soprattutto quando Nelly, “avviluppata in una rete oscura”, sarà ricoverata a più riprese in una clinica psichiatrica (dove le verrà fatto anche l’elettroshock), un “viaggio agli inferi”: “Io vedo anche le parole che ti aspettano, Nelly, le parole alle quali tu dai un’anima con te stessa e i tuoi nuovi raggi di luce – per la gioia di tutti noi”, le scriverà Paul.
“Vive in me con ogni mio respiro – gli fa eco Nelly – la fede in un’attività cui siamo stati chiamati: impregnare di dolore la polvere, darle un’anima. Sento l’energia della luce che fa scaturire la musica dalle pietre. Questi sono i raggi invisibili che ci sostengono”.
Tra Parigi e Stoccolma passa il meridiano del dolore
Era stata proprio Nelly a cogliere l’unicità del loro legame di reciproca confidenza e sostegno, condensandola in una frase memorabile – “Tra Parigi e Stoccolma passa il meridiano del dolore e della consolazione” – che l’anno dopo Paul riprenderà per farne il punto di partenza della sua poetica nel discorso intitolato appunto Il meridiano, in occasione del conferimento del premio Büchner (1960).
“Nella comune disperazione e nel delirio persecutorio”, osserva la poeta Alida Airaghi, “tutti e due riuscivano ad aggrapparsi alla certezza salvifica e consolatoria della parola poetica”.
Continuano così a scambiarsi poesie, confidandosi speranze, paure e delusioni, ma, nonostante i reciproci incoraggiamenti, vanno ambedue sprofondando in un abisso psicotico che segnerà i loro ultimi anni di vita. Riescono anche a incontrarsi prima a Zurigo e poi a Parigi, dove Nelly simpatizza con la moglie di Paul.
“Quei tre giorni da voi” – scrive nel 1967 – sono stati l’ultimo momento di luce, poi per tre anni la notte”.
Muoiono ambedue nel 1970, Nelly in un letto d’ospedale a Stoccolma, il 12 maggio del 1970, lo stesso giorno del funerale di Paul, ripescato nelle fredde acque della Senna.Non è facile né immediata la poesia di Celan (“ci diciamo l’oscuro”, recita il verso di una sua poesia), sempre alla ricerca di un linguaggio che attinga all’indicibile, e lo stesso si può dire di Sachs, anche se la sua voce risulta meno impervia e criptica. Questa corrispondenza, punteggiata di poesia e di versi, può aiutare a riscoprirla.
Hannah Arendt-Martin Heidegger,Lettere 1925-1975 e altre testimonianze, Einaudi, 2007, pp. 316(traduzione di Massimo Bonola)
“Prendi tutta la gioia del tuo cuore nelle tue mani, affinché esse scivolino per un istante sulla mia fronte e io possa custodire intatta dentro di me la potenza del tuo amore”.Martin Heidegger
Per qualcuno sarà una sorpresa scoprire che l’autrice di un libro fondamentale e spesso citato, come La banalità del male (1963), Hannah Arendt, grande filosofa del secolo scorso, ebrea, abbia avuto un intenso e sofferto legame sentimentale con un fuoriclasse della filosofia come Martin Heidegger, accusato di simpatie naziste.Tutto comincia nel 1925: Hannah è una giovane studentessa che è andata a studiare all’università di Marburg proprio per seguire le lezioni di Heidegger, già molto famoso, anche se Essere e tempo è ancora di là da venire. Lei ha 19 anni, lui 36.
“Quando la bufera sibila intorno alla baita – scrive Martin – trascorro una pausa di tranquillità sognando l’immagine di una fanciulla che con l’impermeabile, il cappello calcato fin sopra i grandi occhi quieti, entrò per la prima volta nel mio studio e, timida e riservata, diede una breve risposta a tutte le domande e solo allora capisco che la vita è storia”.
I loro incontri avvengono nella clandestinità – lui ha una moglie e due bambini – nell’abbaino di Hannah.
Tanto la corrispondenza di Camus-Casarès è incandescente e survoltata, mediterranea verrebbe da dire, tanto le lettere che si scambiano Hannah e Martin sono sottovoce, pur lasciando trapelare una grande intimità e una profonda reciproca comprensione.
Già dalla prima lettera di questo carteggio, Heidegger sembra avere un’idea precisa della durata e dell’importanza del rapporto che sta iniziando:
“Io non potrò mai averla per me, ma lei apparterrà d’ora in poi alla mia vita, ed essa ne trarrà nuova linfa. Vogliamo custodire nel nostro intimo, come un dono, il fatto che ci siamo potuti incontrare, senza rovinarlo nella sua pura vitalità con nessuna illusione”.
È l’inizio di un legame affettivo che, pur tra alti e bassi e lunghe interruzioni, durerà per tutta la vita.
“Non dimenticarmi – scrive Hannah – e non dimenticare quanto sia forte e profonda in me la consapevolezza che il nostro amore è diventato la benedizione della mia vita”.
E tuttavia il rapporto tra i due si incrina nel 1933, quando Heidegger è accusato di antisemitismo, e si interrompe per 17 lunghi anni, nonostante le smentite di lui: “Le dicerie che ti inquietano – le scrive – sono calunnie”.
La ripresa dopo molti anni
Sarà Hannah, che nel frattempo si è sposata due volte, a farsi carico, molti anni dopo, della ripresa di quell’antico affetto, spinta, dirà, da uno “slancio insopprimibile”. Ha inizio così, nel febbraio del 1950 un secondo “grande” periodo, nel quale rinasce la confidenza tra i due, seguito da un’altra interruzione.
Infine, nell’ultimo decennio della loro vita, il terzo “grande” periodo, che assumerà le tonalità dell’autunno, come suggerito dallo stesso Heidegger. “A coloro cui la primavera ha donato e spezzato il cuore, l’autunno lo risana”, concorda Arendt.
In totale, il libro raccoglie 119 lettere, cartoline e missive brevi di lui a lei, e 33 scritti di lei, molti dei quali ci sono pervenuti soltanto in copia o in minuta. “Ci furono sì pause, interruzioni, reticenze, riprese, momenti di crisi, di gelosia e di incomprensione politica”, scrive la filosofa Francesca Rigotti.
“L’impressione generale è però che questo sia stato l’incontro più importante delle loro vite, e che abbia continuato a determinarle entrambe, e che questo non sia nemmeno stato indifferente al loro sviluppo filosofico, per dir così”.
Al di là delle trame del cuore, la solidità del rapporto è infatti cementata dalla comune appassionata ricerca filosofica.La lettura di queste Lettere, forse meno facile e immediata dei carteggi sopra citati, ci restituisce un’immagine più umana di un mostro sacro del pensiero occidentale del ‘900 e allo stesso tempo amplia la conoscenza di una filosofa originale, fino a qualche anno fa un po’ oscurata dall’ombra del Maestro.
Le mie letture di carteggi più o meno famosinon si fermano qui
Altri mi attendono. Ho intenzione infatti di mantenere sempre attivo, accanto a quelli tradizionali, questo filone di letture, oggi favorito da un’editoria che ha intercettato una evidente richiesta dei lettori. Ho già nel mirino tre titoli che mi chiamano. Eccoli:
Per continuare con un poeta, ancora troppo “oscuro”, che continua ad attirarmi:Ingeborg Bachmann-Paul Celan, Troviamo le parole. Lettere 1948-1973, Nottetempo, 2010, pp. 336.Per un’incursione nell’800. E poi, sono un fan di don Lisander:Alessandro Manzoni, Lettere. D’amore, d’amicizia e d’altre cose, BUR, 2023, pp. 408.Per amore di Fenoglio:Beppe Fenoglio, Lettere 1940-1962, Einaudi, 2002, pp. 226.