Il ballo delle pazze, basato su fatti storici accaduti nell’ospedale della Salpêtrière, è l’esordio alla scrittura di Victoria Mas. Vincitore di numerosi premi, il romanzo – pubblicato da E/O – è stato un caso editoriale in Francia nel 2019 ed è già diventato un film, visibile (per ora solo in francese con sottotitoli in inglese) su Amazon Prime: Le bal des folles (vedi qui il trailer).
La storia è ambientata a Parigi, nel 1885
A fine Ottocento l’ospedale della Salpêtrière è né più né meno che un manicomio femminile. Certo, le internate non sono più tenute in catene come nel Seicento, vengono chiamate “isteriche” e curate con l’ipnosi dall’illustre dottor Charcot, ma sono comunque strettamente sorvegliate, tagliate fuori da ogni contatto con l’esterno e sottoposte a esperimenti azzardati e impietosi. Alla Salpêtrière si entra e non si esce. In realtà buona parte delle cosiddette alienate sono donne scomode, rifiutate, che le loro famiglie abbandonano in ospedale per sbarazzarsene. Alla Salpêtrière si incontrano: Louise, adolescente figlia del popolo, finita lì in seguito a terribili vicissitudini che hanno sconvolto la sua giovane vita; Eugénie, signorina di buona famiglia allontanata dai suoi perché troppo bizzarra e anticonformista; Geneviève, la capoinfermiera rigida e severa, convinta della superiorità della scienza su tutto. E poi c’è Thérèse, la decana delle internate, molto più saggia che pazza, una specie di madre per le più giovani. Benché molto diverse, tutte hanno chiara una cosa: la loro sorte è stata decisa dagli uomini, dallo strapotere che gli uomini hanno sulle donne. A sconvolgere e trasformare la loro vita sarà il “ballo delle pazze”, ossia il ballo mascherato che si tiene ogni anno alla Salpêtrière e a cui viene invitata la crème di Parigi. In quell’occasione, mascherarsi farà cadere le maschere…
Questa è la trama scritta nella seconda di copertina, ma in realtà la protagonista de Il ballo delle pazze, per quanto in un contesto corale, è Eugénie. Diciannovenne figlia di un notaio, insofferente alle convenzioni sociali che impongono alle donne del suo ceto che la vorrebbero poco più di un soprammobile, Eugénie ha una particolarità. E’ sensitiva, riesce a vedere gli spiriti e può comunicare con loro.
Un pomeriggio costringe il fratello Thèophile a portarla in un salotto letterario, dove, sebbene praticamente ignorata, scopre l’esistenza di un movimento spiritista e de Il libro degli spiriti di Allan Kardec, testo che per la prima volta la fa sentire normale e meno sola.In seguito, tradita dalla nonna, viene dal padre tra le mura della Salpêtrière.
Lì Eugénie si rende presto conto che non solo non è pazza lei, ma non sono pazze nemmeno molte delle altre donne presenti, colpevoli, semplicemente, di avere un’opinione in un mondo dove non è previsto che l’abbiano.
Eugénie ha un primo forte scontro con la severa capo infermiera Geneviève, una donna in realtà fragile e sola che idolatra il medico Charcot, primario dell’ospedale Salpêtrière e luminare di neurologia. Ma presto il loro rapporto si trasforma, grazie alla peculiarità della ragazza e al dolore che l’anziana donna cela da anni nel suo cuore. Sulla trama non aggiungo altro, tranne che l’alleanza tra rispetto e coraggio porterà a un finale imprevedibile e commovente.
Il ballo delle pazze è un libro molto particolare, anche se si tende a catalogarlo nel genere dei racconti inverosimili, in riferimento alle doti da sensitiva di Eugénie.Invece la storia mi ha lasciato la curiosità di approfondire i nomi e i contesti storici, come se ci fosse un’appendice storiografica.
La Salpêtrière
Così ho scoperto che questo ospedale, propriamente chiamato Groupe hospitalier de la Pitié-Salpêtrière, è un rinomato centro ospedaliero universitario, specializzato in sclerosi multipla.
Fu costruito nel 1656 su incarico di Luigi XIV, come “reclusione” dei mendicanti, dei reietti, dei deliquenti. Poco dopo si “specializzò”, diventando una prigione per donne che avevano come unica chance di libertà, quella di partire per il Canada per andare in sposa ai pionieri e popolare La Nuova Francia.
Nella seconda metà del 1800, in questo ospedale come in altri simili in tutta Europa, venivano internate donne di ogni tipo, di ogni ceto sociale e con le motivazioni più disparate. C’erano prostitute, assassine, donne abusate, affette da malattie mentali così come donne perfettamente sane.
Jean-Martin Charcot ne fu veramente il direttore, entrandoci come studente e facendo carriera all’interno. Fu lui il primo a capire che l’isteria non aveva niente a che fare con l’utero da cui prende il nome, ma era una alterazione neurologica, come diremmo oggi, gender fluid, ovvero era una nevrosi di cui soffrivano pure i maschi. E Charcot fu anche il primo a usare l’ipnosi per cercare di curarla: non a caso tra i suoi allievi troviamo Sigmund Freud.
La dottrina filosofica dello spiritismo
Ancora più affascinante è stato scoprire la storia e la carriera di Hippolyte Léon Denizard Rivail, pedagogista e filosofo francese, autore di numerose pubblicazioni scientifiche, che a un certo punto della sua vita si trovò ad avere un’esperienza di spiritismo. Quindi si appassionò all’argomento e, sotto lo pseudonimo di Allan Kardec, scrisse il libro letto da Eugénie e molti altri, fondando e codificando la dottrina filosofica dello spiritismo, di cui fu il principale divulgatore a livello mondiale.
Ecco, non so a voi, ma a me scoprire che esiste una dottrina filosofica che ha a che fare con l’essenza dell’essere umano, mi ha affascinato da morire. Ah, le meraviglie di Wikipedia!
La zuppa di cipolle
La zuppa di cipolle è certamente uno dei capisaldi della cucina francese. Sono sicura che Eugénie ne abbia sentito la mancanza nelle lunghe giornate trascorse in cattività.
Si tratta di un piatto antichissimo, le prime cui tracce di essa risalgono al Medioevo, anche se la leggenda narra che fu Luigi XV a inventarla, quando, scendendo in piena notte, affamato, nelle cucine reali, non trovò altro che cipolle, brodo e burro. Quindi dovette ingegnarsi. Ora, ve lo immaginate il figlio di colui che si era autoproclamato il Re Sole, ad affettare solo soletto in piena notte le cipolle? Però l’immagine è carina!!
La zuppa è di una facilità estrema, direttamente proporzionale alla sua bontà! Lo so cosa pensate ma non vi preoccupate, la lunghissima cottura rende le cipolle praticamente una crema, facile da digerire.Certo, dovete procurarvi dei recipienti monoporzione che possano andare in forno, visto che la gratinatura è la quintessenza della sua bontà!! Perciò munitevi delle scodelline apposite, come le cocottine di ceramica, ad esempio.
Soupe à l’oignon gratinée
1 kg di cipolle bianche grandi100 gr di burro2 litri di brodo di carne1 cucchiaio di farinaSale e pepeUna baguette affettata e tostata (o fritta per i più audaci)200 gr di groviera grattugiato
Sciogliete il burro in una pentola capiente, poi unite le cipolle affettate molto sottili: se avete una mandolina è il momento di usarla. Fatele appassire a fuoco lento, stando attenti a non farle colorire.
Aggiungere un cucchiaio di farina setacciata, mescolando per non far creare grumi, poi unire il brodo. A questo punto abbassate la fiamma al minimo e fate sobbollire il tutto, coperto, per circa due ore. Questo può essere fatto in anticipo, anche il giorno prima.
Circa mezz’ora prima di andare in tavola accendete il forno in modalità grill. Mentre si scalda versate la zuppa nelle scodelline da portata. Tostate (o friggete) il pane e poggiatelo sulla zuppa, dopodichè spolverate sopra il pane il formaggio, fino a creare uno strato compatto.
A questo punto infornate, in modalità grill, per circa 20 minuti, finché il formaggio sia fuso e abbia creato una crosticina croccante. Va mangiata bollente, ma attenti alle ustioni!!