Il corpo muore ma la coscienza no, torna all’universo come energia pura: lo sostengono due grandi scienziati
La teoria quantistica sulla coscienza umana di Hameroff e Penrose è intrigante. L’anima andrebbe cercata dentro i microtuboli, le cellule cerebrali. Il cervello insomma sarebbe come un computer, la coscienza ne sarebbe il programma, e sopravvivrebbe all’involucro biologico
La teoria di due eminenti scienziati è intrigante, perché propone una giustificazione scientifica di ambiti attualmente riservati alla spiritualità o alla parapsicologia. Ma vediamo in pratica di cosa si tratta. Il professor Stuart Hameroff, americano, insigne medico anestesista e docente presso l’Università dell’Arizona è divenuto famoso per gli studi sulla coscienza e i meccanismi alla base della sua essenza. Sir Roger Penrose è invece un matematico, fisico e cosmologo inglese di assoluta fama, professore emerito all'Istituto di matematica dell'Università di Oxford. Nel 1988 ha ricevuto, assieme a Stephen Hawking, il Premio Wolf per la fisica e, soprattutto, ha vinto nel 2020 il Premio Nobel. Bene, questi due illustri studiosi hanno sviluppato nel 1996 una teoria quantistica, sostenendo che l’anima - la coscienza umana – risiede dentro i microtuboli, le cellule cerebrali interconnesse elettricamente.
Il computer e il programma
Si tratta di una teorizzazione che non ha mancato di sollevare polemiche perché contro corrente e perciò definita, da alcuni, eretica. Ma cosa sostengono i due scienziati? In sintesi che il cervello umano è nient’altro che un computer biologico mentre la coscienza (che non è algoritmica) rappresenta il programma, gestito dal computer quantistico che alimenta il nostro cervello. La cosa più intrigante è che il programma, ovvero la coscienza, continuerebbe ad esistere anche dopo la morte del corpo. In che modo?
Stando agli studi effettuati, quando le persone giungono alla morte clinica, i microtubuli del cervello perdono il loro stato quantico, ma conservano assolutamente le informazioni trascendentali che vi sono contenute.
L’anima torna all’universo come energia
E dopo la morte biologica, l’anima torna (va a dissiparsi, sostengono i due studiosi), sotto forma di coscienza energetica, in una dimensione universale dove il tutto ha avuto inizio come energia pura.
Gli assunti delle antiche civiltà e Jung
Detta così la teoria risulta oltremodo affascinante e, in certo qual modo, riporta alla mente le convinzioni espresse da alcune antiche civiltà (come l’egizia) o i dettami di certe religioni e filosofie orientali. Ma qualche aggancio si potrebbe trovare anche nella teoria dell'inconscio collettivo di Carl Gustav Jung.
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Qui però siamo di fronte a un approfondito sforzo di giustificazione scientifica di due grandi esperti e cattedratici. Sarà utile approfondire a questo punto le basi di quanto affermato da Hameroff e Penrose.
Microtuboli capaci di fare calcoli
Gli studi del primo partono da quando, all'Hahnemann University Hospital, conducendo ricerche sulle neoplasie, si interessò di divisione cellulare e ipotizzò che i microtuboli sarebbero capaci di fare dei calcoli dimostrando così una qualche forma di coscienza nella loro attività.
Nelle operazioni cellulari potrebbe esplicitarsi insomma uno schema di calcolo rapportabile a un vero e proprio criterio di coscienza. L’elaborazione di informazioni avverrebbe, invero, nei microtubuli e altre parti del citoscheletro fondamentali nel processo più dei neuroni stessi, cosa di cui Hameroff parla in una pubblicazione del 1987 intitolata Ultimate computing.
Il modello del collasso della funzione d’onda oggettiva
Qualche anno dopo invece Penrose – come si legge nelle fonti - dà alle stampe La mente nuova dell’imperatore, ricerca scientifica sulla coscienza umana e l’intelligenza artificiale. In base ai teoremi di incompletezza di Gödel l’autore sostiene che il cervello umano può svolgere funzioni non rapportabili alla logica formale, elaborando, in base ai principi della teoria dei quanti, un processo alternativo all’emergere della coscienza. Da qui la proposta del noto modello del collasso della funzione d’onda oggettiva (OR).
La collaborazione con Hameroff
Le teorie di Penrose, avversate animosamente da altri studiosi, impressionano immediatamente Hameroff. Inevitabilmente scaturisce una collaborazione tra i due scienziati e i microtubuli neurali vengono ritenuti assolutamente coerenti per spiegare l’elaborazione quantistica nel cervello. Dalla collaborazione tra i due grandi studiosi nasce la formulazione della riduzione oggettiva orchestrata (Orch-Or) e il lavoro viene concentrato da Penrose nel saggio Ombre della mente, opera ovviamente avversata ma risultata alla fine fondamentale per i progressi delle neuroscienze.