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Erica Jong si racconta “Senza cerniera”

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Erica Jong si racconta “Senza cerniera”

Romazo autobiografico, Paura di volare è stato un libro che ha fatto scandalo per il modo divertente e irriverente di raccontarsi della protagonista, ma soprattutto per le sue descrizioni sessuali esplicite.

Ecco come comincia:

“C’erano 117 psicoanalisti sul volo della Pan American per Vienna e io ero stata in analisi da almeno sei di loro. E ne avevo sposato un settimo. Dio solo sa se dovevo ringraziare l’inettitudine degli spremicervelli in generale o la mia splendida, irriducibile resistenza all’analisi, ma sta di fatto che avevo ancora paura di volare, più di quando erano cominciate le mie avventure psicoanalitiche, qualcosa come tredici anni prima”.

Senza cerniera. La mia vita

Nata a New York nel 1942, Erica Jong è una scrittrice di grande successo, molto amante dell’Italia e di Venezia in particolare, dove anni fa ha anche fatto parte della giuria della Mostra Internazionale del Cinema.

In Paura di volare scrive che anche le donne sposate possono desiderare “una scopata senza cerniera” (ovvero libera, spontanea e senza implicazioni) che casualmente è proprio il titolo del suo ultimo libro.

Doveva essere un’autobiografia, ma secondo me la Jong alla fine ha scritto un’altra cosa, ovvero una serie di interessantissime domande senza risposte. Senza cerniera è una sorta di quaderno di “appunti personali” pieno di spunti critici, in cui la donna di oggi si confonde con la bambina di un tempo, in una temporalità soggettiva che ricorda un poco il “flusso di coscienza” bergsoniano.Sono pensieri, appunto, senza cerniera, cioè senza un limite né agli argomenti, né alla franchezza con cui l’autrice esprime i propri punti di vista.

La sua filosofia di vita può essere riassunta in queste sue famose sette massime:

1) Eliminare i sensi di colpa;2) non fare della sofferenza un culto;3) vivere nel presente (o almeno nell’immediato futuro);4) fare sempre le cose di cui si ha più paura (il coraggio s’impara a gustare col tempo);5) fidarsi della gioia;6) se il malocchio ti fissa, guardare da un’altra parte;7) prepararsi ad avere 87 anni.

L’umorismo tagliente

Se, come me, appartenete alla generazione che sottolinea le frasi topiche dei libri, con questo testo rischiate di finire la matita. Senza cerniera. La mia vita, in Italia è stato pubblicato da Bompiani nel 2019 – con la traduzione di Marisa Caramella – ed è già stato ristampato diverse volte.

Il libro è una perfetta combinazione di energia, umorismo tagliente, verità più o meno amare e amore. Questa pseudo-autobiografia ci restituisce una Erica Jong che aveva settantanove anni quando lo ha scritto (ora ha superato gli ottanta) e che non ha più “paura di volare”.

Ecco l’incipit:

“Se volete diventare famose, fate in modo di non diventarlo per il sesso. Diventate famose per aver inventato un nuovo vaccino o per la bellezza e la bravura nel recitare ma, per l’amore della dea, non diventate famose per il sesso. Per il resto della vostra vita il sesso vi perseguiterà e farà sì che la gente legga i vostri libri in cerca di tracce di ninfomania. L’America è ancora un paese puritano, e se diventate famose per il sesso nessuno vi leggerà per ragioni diverse da quella. Forse era destino che facessi amicizia con Hernry Miller, perché lui ha potuto spiegarmi tante cose su questa esperienza”.

Ognuno di noi è un mistero e tutti abbiamo una storia da raccontare. Forse è questo il testamento che ci lascia questa originale scrittrice senza peli sulla lingua, che è sempre stata capace di fare femminismo a modo suo:

“Dalle Sabine a Circe, che trasformava gli uomini in maiali, la sessualità delle donne sembra sopraffare gli uomini perché inesauribile. Una volta scatenata, tutti ne temiamo le conseguenze. Meglio sopprimerla, e così abbiamo stabilito le regole. Lo facciamo per ogni cosa. Ma adoriamo stabilirne in particolare per le donne. Nell’arte, però, la disubbidienza della sessualità femminile rompe gli argini e si trasforma in creatività”.

Essere mamma e nonna

Seconda la scrittrice ci vogliono sempre una mamma e una nonna per crescere una figlia e renderla una donna. Le nonne sono necessarie: non è escluso che, a più riprese, l’umanità abbia evitato l’estinzione grazie alle nonne. E sono bellissimi i passaggi in cui parla della figlia Molly, di ciò che è diventata, del loro rapporto e del suo essere oggi una nonna sempre presente per i nipoti, così come la sua nonna materna lo fu per lei.

Senza cerniera tradisce sicuramente il tratto autobiografico, ma è “un memoir non convenzionale” che ci consente una riflessione straordinaria e senza filtri sulla società contemporanea e sul destino del libero pensiero.

“Ho scritto questo libro nel tentativo di capirmi meglio. Ho sofferto di attacchi di panico, della paura di essere sola, sono stata dipendente dagli strizzacervelli e dagli uomini. Volevo capire perché è successo: così ho deciso di scrivere un autoritratto nella speranza che possa mettere insieme i pezzi sparsi della mia persona”.

Ho sentito molto mio questo passaggio, avendo sperimentato sulla mia pelle quanto l’ansia, il panico e la paura dell’abbandono possano spezzarti la vita e quanto, più di quanto si possa immaginare, la lettura e la scrittura risultino invece salvifiche.

In Senza cerniera ha raccontato il privilegio di crescere in una famiglia benestante di artisti ebrei molto colti, di aver vissuto l’amore indistruttibile dei propri genitori e il proprio esser differente da loro, avendo avuto quattro matrimoni. Ha inoltre viaggiato moltissimo fra Stati Uniti ed Europa, ha riflettuto sull’origine dell’antisemitismo e ha provato l’amore incondizionato come madre e nonna: tutto questo è Erica Jong. E questo è riuscita ad esprimere attraverso la parola scritta e a metterlo disposizione di chiunque.

“La mia vita è migliorata solo quando sono riuscita a dire: non sono un’eccezione. Sono un essere umano fallibile. Ritenersi un’eccezione è tremendo”.

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