Un’autrice veterana e pioniera del genere, Daniela Comastri Montanari, ha scritto anche un interessantissimo manuale sul tema, Giallo antico. Come si scrive un poliziesco storico, pubblicato da Hobby and Work e purtroppo di difficile reperibilità. Nel libro pone l’accento soprattutto sulla completezza e la qualità della documentazione da cui deve partire l’autore per scrivere un romanzo valido.
Due gialli nell’Africa Italiana
I due romanzi di cui trattiamo oggi, usciti entrambi nel 2022, possono essere considerati esempi di opere concepite e realizzate secondo tutti i crismi del genere e quindi non possiamo che raccomandarli caldamente a tutti gli appassionati.La lettura consecutiva delle due opere permette di apprezzare la possibilità di proporre temi molto simili da punti di vista molto diversi, sfruttando a fondo tutti gli strumenti che la pratica narrativa mette a disposizione di un bravo autore.
Stiamo parlando di Bell’abissina di Carlo Lucarelli e Il prezzo dell’onore di Giorgio Ballario. Sono le opere più recenti, rispettivamente di un autore notissimo anche per il suo lavoro televisivo all’insegna dell’impegno civile, e di un autore meno noto ma già in grado di raccogliere l’interesse di un pubblico esigente e sempre più vasto (leggi anche qui).Entrambi i romanzi scelgono un periodo piuttosto delicato e, per questo poco trattato, come quello dell’Africa Orientale Italiana, durante quello che fu il nostro effimero “impero”.
Non è mai esistito un colonialismo dal volto umano, ma indubbiamente alcuni colonialismi sono stati meno predatori di altri e forse quello italiano è tra questi. A ciò si deve aggiungere l’esistenza di non poche figure, purtroppo messe in ombra da altre molto meno nobili, che hanno affrontato l’esperienza dell’avventura coloniale come una ricerca della propria reale dimensione nel mondo, e l’hanno testimoniata con opere meritorie.La storia dei tanti che hanno amato sinceramente l’Africa non come terra di conquista ma come terra in cui essere realmente sé stessi senza sentirsi diversi dagli altri, come Pietro Savorgnan di Brazzà o Pietro Toselli, deve ancora essere in gran parte scritta.
Bell’abissina
Nell’ambientazione di Bell’abissina, tuttavia, l’Africa Orientale Italiana è presente “fisicamente” solo all’inizio. Nel resto della vicenda, che si svolge a Cattolica, in Romagna, nel 1940, viene però continuamente evocata per la sua connessione con una agghiacciante e inspiegabile catena di delitti. Ma anche per il peso di una vistosa presenza femminile. La “bell’abissina” del titolo è una ragazza eritrea di famiglia benestante, giunta in Italia per motivi di studio, che ovviamente attira l’interesse di tutti, a partire da quello del commissario Marino, protagonista della vicenda.
Il prezzo dell’onore
Ne Il prezzo dell’onore, invece, l’intera storia si svolge ad Asmara nel 1937. Il romanzo appartiene alla serie – ne è il sesto titolo – che vede al centro la figura del maggiore Aldo Morosini, un ex carabiniere veneto che è diventato ufficiale della PAI (Polizia dell’Africa Italiana).
Le trame senza spoiler
In Bell’Abissina, il commissario Marino si ritrova a conversare con un milite un tempo appartenente alla “Squadra fognature” della “Presidenziale”, ossia alla sezione di polizia locale incaricata di compiere ispezioni nei più reconditi dintorni delle località in cui devono passare le autorità, per prevenire eventuali attentati. L’uomo gli racconta di un orribile delitto scoperto in una di queste occasioni ad Asmara e dei suoi sospetti sulla figura di un losco faccendiere che ora è tornato a Cattolica, sul quale non si indagò per ordini venuti dall’alto.
Marino, incuriosito, si mette a indagare e scopre che potrebbe non essere il primo caso in cui questo personaggio è coinvolto. Inoltre, se la sua ipotesi è vera ed esiste un filo conduttore tra i delitti ipotizzati, i tempi sono maturi perché l’assassino colpisca di nuovo. Perciò chi potrebbe essere la prossima vittima?
Ne Il prezzo dell’onore, il maggiore Morosini si vede piovere addosso un’infamante accusa di corruzione, talmente ben congegnata che durante la perquisizione della sua casa vengono rinvenute delle mazzette di banconote di cui ignora del tutto la provenienza. Il suo immediato pensiero è quello di raccogliere le prove per discolparsi, ma purtroppo è subito sospeso dal servizio e può solo aspettare che a occuparsene siano i suoi colleghi, dei quali non è che si fidi ciecamente. Per fortuna, può contare sull’appoggio di due subordinati, un maresciallo italiano e un milite eritreo, che sanno muoversi benissimo nella realtà di Asmara e sono capaci di indagare senza clamore le possibili piste.
La più importante tra queste appare subito legata a una lettera in cui un ferroviere italiano, conoscente di Morosini, ha chiesto udienza al maggiore per discutere con lui di una situazione pericolosa. L’uomo ha fatto giusto in tempo a spedirla e poi è morto in un incidente quanto meno misterioso.
Le indagini di entrambi i romanzi finiranno per scoperchiare altrettanti vasi di Pandora. Ci sono però una serie di notevoli differenze.
Bell’abissina, oltre che più breve (pag. 192), è piuttosto lineare nel suo svolgimento. A un certo punto, appare chiaro dove puntino le indagini e per il resto della storia la suspense è data dal ritmo con cui si accavallano gli avvenimenti. Farà prima l’assassino a uccidere la sua vittima o il commissario a salvarla?
Il prezzo dell’onore, invece, ha una struttura a strati, nel senso che ogni mistero da svelare introduce a un altro enigma più vasto sul quale si deve continuare a indagare e che resta ancora tutto da spiegare. Le marionette in scena si è capito chi siano, ma chi sono i burattinai?
I diversi punti di vista
Un’altra differenza importante sta nel tono e nei punti di vista. E qui si vede la bravura degli autori.
Il protagonista di Bell’abissina è un commissario che è già stato protagonista di un’altra avventura (Indagine non autorizzata, vincitore del premio Alberto Tedeschi nel 1994), dal quale è uscito con le ossa rotte. Da allora è diventato antifascista, ragione per cui aiuta i militanti di “Giustizia e libertà” e desta perfino qualche sospetto nei suoi subordinati. Per la sua forte connotazione ideologica, un personaggio del genere non poteva narrare direttamente la vicenda, che sarebbe risultata alterata dalle sue considerazioni personali. Lucarelli ha deciso dunque di raccontarla in terza persona e questa scelta contribuisce a mantenere un elevatissimo livello di suspense perché fino all’ultimo il lettore non può immaginare il destino del personaggio.
Il protagonista di Il prezzo dell’onore è invece un tipico uomo del suo tempo, ma caratterizzato da un fortissimo senso del dovere. Stiamo parlando di oltre ottanta anni fa, periodo in cui si aveva una concezione molto diversa della libertà individuale. Un personaggio simile, raccontato in terza persona, correrebbe il rischio di apparire esageratamente rigido e formale al lettore di oggi. Ballario sceglie dunque di farne anche il narratore in prima persona e la suspense si alimenta con i continui colpi di scena.
Morosini, peraltro, non è una figura ottusa e incapace di esprimere giudizi propri, come appare abbastanza evidente dal notevole imbarazzo con cui si trova a commentare la spietata repressione operata dagli italiani in Abissinia nel 1937, dopo l’attentato al viceré Graziani. Si capisce benissimo che quello che pensa lo mette molto a disagio.
In entrambi i romanzi, tuttavia, le vicende non possono essere comprese a fondo se non si ha ben presente la mentalità del tempo, più volte richiamata attraverso opportuni riferimenti culturali e di semplice costume. È proprio questa mentalità il principale elemento dirimente tra un romanzo riuscito e uno fallito. Non importa tanto da che parte stiano i personaggi, ma importa che pensino come gente del loro tempo. E questo non vale solo per i detective, ma soprattutto per i criminali e per i loro moventi.