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Dalla stessa parte mi troverai di Valentina Mira nella dozzina dello Strega

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Dalla stessa parte mi troverai di Valentina Mira nella dozzina dello Strega

Oltre a guadagnarsi la candidatura nella dozzina dello Strega, Dalla stessa parte mi troverai sta vendendo benissimo ed è impossibile che a questo risultato non abbia contribuito tutta l’ostilità che la stampa e le televisioni di destra hanno riversato sia sul titolo sia sull’autrice. Una ostilità che, a chiunque osservi la questione con un briciolo di buonsenso, sembra dovuta alla scelta di fare propaganda anziché informazione: tanto il pubblico non sempre è in grado di distinguere tra le due cose.

Un sottotitolo fuorviante

Va detto che la stessa modalità di presentazione del libro induce a facili equivoci. Sulla copertina, sotto il titolo, c’è scritto Acca Larentia – l’altra storia di un mistero italiano e questo potrebbe facilmente far pensare che si parli dei tragici fatti del 7 gennaio 1978, quando due giovani militanti missini furono uccisi nella sede del partito del quartiere Tuscolano da un commando di cinque persone armate. Successivamente si scatenarono dei tafferugli tra altri giovani missini e le forze dell’ordine che stavano presidiando l’area, con la conseguente morte di un altro ragazzo, ucciso da un proiettile vagante.

Si tratta però di una discutibilissima scelta pubblicitaria, sicuramente legata al fatto che il luogo è ancora oggi meta di pellegrinaggi e commemorazioni da parte di estremisti di destra che esibiscono disinvoltamente svastiche e saluti romani nella più totale indifferenza da parte della Digos. Episodi che spesso finiscono sui giornali o in televisione, anche perché qualcuno inevitabilmente si chiede la ragione di questo uso di due pesi e due misure.

E’ la storia di Mario Scrocca

In realtà Dalla stessa parte mi troverai si concentra su un elemento collaterale della vicenda, ossia su un fatto parecchio successivo. Nove anni dopo, il 30 aprile 1987, tornando a indagare sul fatto, in base a una vaga testimonianza non seguita da alcun riscontro, i carabinieri arrestarono un infermiere di ventisette anni, Mario Scrocca e lo trasportarono direttamente a Regina Coeli. Qui lo interrogò il giudice istruttore Catenacci alla presenza del suo avvocato, Giuseppe Mattina. Riportato in cella per essere interrogato ancora il 2 maggio (dopodiché sarebbero scaduti i termini per il fermo e, in mancanza di ulteriori elementi a suo carico, sarebbe stato obbligatoriamente rimesso in libertà), secondo la versione ufficiale, si uccise impiccandosi in un modo a dir poco improbabile.

Diversi anni dopo, l’autrice Valentina Mira ha incontrato la vedova, Rossella Scarponi, che le ha raccontato tutta la storia e tutti i retroscena che, nel frattempo, i mass media si erano ben guardati dal divulgare. Le ha parlato dei tanti dubbi sulla meccanica del suicidio, del patologo incaricato dell’autopsia, che prima sembrava perplesso sulle cause della morte e poi aveva cambiato bruscamente idea. Del fatto che il magistrato incaricato dell’inchiesta l’avesse archiviata in pochi giorni, scaricando sulla famiglia tutti i costi (molto elevati) da sostenere per la sua riapertura. Fatto gravissimo perché si trattava di un uomo incensurato, morto in circostanze dubbie mentre era sotto la custodia delle forze dell’ordine, in una cella predisposta proprio per evitare la possibilità di suicidi, soprattutto tramite impiccagione.

Incensurato e innocente, ma allora perché Mario Scrocca è morto?

E ovviamente alla famiglia, che non se lo poteva permettere, restarono solo il dolore e la rabbia impotente.Qualsiasi altra indagine successiva sui fatti di Acca Larentia non ha fatto altro che confermare che Mario Scrocca non c’entrava niente. Ma allora perché Mario è morto?

Valentina Mira vaglia tutte le possibilità, sia che Mario sia stato ucciso direttamente dai suoi custodi. Sia che questi lo abbiano abbandonato alla mercé di una “vendetta” da parte di qualcuno dei tanti estremisti di destra reclusi nello stesso carcere e addirittura nello stesso braccio. Sia che qualcuno abbia esercitato su di lui una tale pressione psicologica da indurlo al suicidio: questa resta comunque l’ipotesi più remota. Siamo in ogni caso davanti a responsabilità pesantissime che sono sempre state coperte dalla più impenetrabile omertà.

Alla fine, questo è il succo del libro. Mario avrebbe potuto essere arrestato per mille altre ragioni, visto che anche in anni recenti ci sono stati casi analoghi senza che ci fossero di mezzo indagini per delitti, tanto più di natura politica (vedi Cucchi, Aldrovandi, Bianzino, ecc).Soprattutto, Mario Scrocca, essendo incensurato e innocente, avrebbe potuto essere chiunque. Se questo non basta a giustificare un libro del genere, cos’altro occorre?

L’attacco della stampa di destra

Evidentemente, però, questa scelta disturba e il riferimento ad Acca Larentia serve da spunto per attaccarlo su tutti i fronti. Il Secolo d’Italia scrive che Valentina Mira non ha nessun rispetto per i due giovani uccisi il 7 gennaio 1978 e che li fa passare per terroristi. Come questo sia possibile non si sa: nel libro si cita solo brevemente l’episodio e dei due si dice solo che erano giovanissimi.

Altri quotidiani di destra pretendono che la Mira colga l’occasione di un libro sul tragico mistero di Mario Scrocca in nome di una confusa volontà di “pacificazione”. Pacificazione che sarebbe comunque a senso unico visto che non esprimono alcuna condanna per l’omicidio di Roberto Scialabba, militante di sinistra ucciso a Roma il 28 febbraio 1978 proprio per vendicare quanto accaduto poche settimane prima.

Perché questo libro davvero disturba

Tuttavia, questa è solo una facciata del politically correct (di destra).In realtà, il libro della Mira è attaccato perché risolleva a distanza di decenni la questione mai risolta degli apparati statali deviati e talvolta collusi con il terrorismo nero. Questione che riguardava non solo le polizie, ma anche larghe fette della magistratura. Giuliano Turone, nel libro Italia occulta, ha fornito tutta una serie di prove della pesante influenza della P2 su ampie fasce del terzo potere dello Stato, lungo tutti gli anni ’80. Altrimenti, perché Tangentopoli sarebbe arrivata così tardi?Ma a questo punto stiamo raggiungendo i massimi sistemi ed è molto meglio tornare a volare basso.

Dalla stessa parte mi troverai: pro e contro

Una parte della narrazione, come dicevamo, si basa sull’autofiction ed è un po’ la parte più debole. Si racconta della graduale presa di consapevolezza dell’autrice, cresciuta in un ambiente non antifascista ma divenuta furiosamente antifascista in seguito a una serie di significative e dolorose esperienze personali. Di per sé non è che non sia interessante o ben scritta, anzi: solo che è fuori posto perché finisce per far pesare sulla vicenda di Mario Scrocca una patina di ideologia di cui si poteva fare a meno. La vita di Mario e la testimonianza di Rossella rappresentano un racconto che sta benissimo in piedi da solo, senza necessità di enfatizzarlo.

Dalla stessa parte mi troverai è dunque un libro necessario, ma non risolutivo. Una fonte di cui gli autori dei futuri contributi storici dovranno per forza tenere conto, anche e soprattutto per salvaguardarsi dalla marea montante del revisionismo. Sperando che di certi fatti si possa un giorno arrivare a parlare come di un passato definitivamente archiviato, anche se oggi tutto porta a pensare che quel giorno sia ancora lontano.

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