Avventure nel Grand Hotel di Budapest: storie di ogni genere e amori puri in attesa della rivoluzione
I ricchi e i poveri, la grande miseria dell'Europa tra le due guerre, tra disoccupazioni, sussulti nazionalisti e antisemitismo, la fame e assieme il lusso, la nobiltà e i loschi trafficanti
''Al paese uno che sgobbava dall'alba al tramonto guadagnava meno di un pengo al giorno, mentre qui i signori spendevano tre volte tanto solo per un pacchetto di sigarette egiziane'': sono questi due mondi i due poli estremi tra cui si svolge la vita di Béla, io narrante del divertente romanzo, ragazzino ungherese sveglio, costretto ben presto a trovare un modo per sopravvivere. E' figlio illegittimo di una madre che lo abbandona ma a un certo punto riappare e, attarverso le sue conoscenze di lavandaia per i signori, riesce a farlo prendere come ragazzo tuttofare in un lussuoso Grand Hotel, dove al loro arrivo il portiere li scaccia e non vorrebbe farli entrare. Già ti vedo - dice la madre subito sognando - ''con i baffi impomatati e una bella divisa. Allora diverrà difficile venirti a trovare, e anche tu potrai prenderti gioco dei poveracci. - Io mi prenderò gioco solo dei ricchi - Lo credi adesso. Il povero dimentica il povero se si ritrova tra i ricchi: è così che vanno le cose''.
Una madre che lo tiene in apprensione per ché ha sempre in casa una bottiglia di liscivia da bere in caso le cose vadano ancora peggio e la sfrattino e non ci sia più nemmeno pane. Con lei un padre, uomo alto e di grande forza, che sa farsi rispettare quendo è necessario e non si dispera mai, tanto che quando arriva lo sfratto, coi soldi insufficienti messi da parte per pagare l'affitto organizza per il palazzo una grande festa. I ricchi e i poveri, la grande miseria dell'Europa tra le due guerre, tra disoccupazioni, sussulti nazionalisti e antisemitismo, la fame e assieme il lusso, la nobiltà e i loschi trafficanti, bottegai borghesi che sorreggono e sfruttano il regime di Miklòs Horthy, per oltre vent'anni, sino al 1944 capo dell'Ungheria fascista che porta nella sfera di sudditanza di Mussolini e Hitler. E Béla, dal suo privilegiato e scomodo punto di osservazione, ci racconta la sua educazione sentimentale con questo romanzo di formazione dall'andamento affabulatorio e un bel ritmo narrativo, impegnato e leggero assieme col descrivere fatti e persone sempre con un filo di ironia, come derivato dell'assurdità della realtà.
Questo perché il nostro giovane protagonista ha appreso che bisogna cercar di capire quel che ti accade, il mondo in cui vivi e allora lotterà letteralmente per poter frequentare da piccolo la scuola, con un maestro che gli farà capire cosa sono le ingiustizie sociali, e poi non smettere di aver curiosità: ''La mia sconfinata voglia di conoscenza si gettò sul marxismo come una belva vorace. Mi ingozzavo di quel cibo pesante masticandolo appena'', grazie alla conoscenza con un collega più grande e navigato, Elmer, che professa nell'Ungheria di allora la sua fede socialista in gruppi clandestini e con gran rischio, aspettando maturino i tempi per la rivoluzione. Un romanzo storico e sociale quindi, sullo sfondo di avventure di ogni genere, amori puri in Hotel come quello con la giovane americana Patsy e altri esaltanti e umilianti come con la ricca e volubile Signora, contatti con lo spione di regime Acchiappali, come in un film tra 'Grand Hotel' con la Garbo e 'Grand Hotel Budapest' di Wes Anderson, vita con le disgrazie dei vicini di casa e attenzione alla condizione delle donne, passando dalle luci sfavillanti dell'albergo al buio delle case segnate dalla miseria più nera e da vessazioni continue.
L'autore, Jànos Székely, ungherse nato nel 1901 e scomparso nel 1958, emigrato 18enne a Berlino dove divenne sceneggiatore e venti anni dopo in America, dove visse vincendo anche un Oscar nel 1940 per ''Arrivederci in Francia'' di Mitchell Leisen con Claudette Colbert, è pure autore di due libri di narrativa. 'Tentazione' è quello per cui lo si ricorda, pagine che affascinano e coinvolgono, scritte nel 1947, finita la guerra, come testimonianza e assieme scintilla di speranza: ''Dio ha nascosto in giro per il mondo la felicità degli uomini come si usa fare a Pasqua con le uova colorate'', ha detto il maestro a al piccolo Béla, che non lo dimenticherà mai, così da avere la forza dopo ogni colpo di trovare il modo per andare avanti.