Torna alle origini il Corridoio Vasariano, una lunga camera con vista su Firenze. Le foto
Apre al pubblico dopo il restauro l’architettura del Vasari tra gli Uffizi e Boboli. Il direttore Verde: “Promessa mantenuta”. Il governatore Giani e la sindaca Funaro: “È anche simbolo della Liberazione dal nazifascismo”. Pareti spoglie senza autoritratti né altre opere
Apre per la prima volta a tutti, restaurato, il Corridoio Vasariano. Cos’è? Si tratta di quel tragitto sopraelevato costruito in appena sei mesi dal 18 marzo al 18 dicembre 1565 su progetto di Giorgio Vasari per congiungere Palazzo Vecchio, sede del governo mediceo, alla reggia della corte oltre l’Arno, Palazzo Pitti. Chiuso dal 2016, prima apriva solo in occasioni speciali, per visite guidate, per studiosi. Una lunga camera con vista su Firenze.
Il direttore degli Uffizi Verde: “Promessa mantenuta”
Il percorso appartiene alla Galleria degli Uffizi: il direttore Simone Verde a inizio del suo mandato a gennaio 2023 aveva annunciato l’apertura entro la fine del 2024 e ha mantenuto la promessa su un programma avviato dal suo predecessore Eike Schmidt. Da sabato 21 dicembre si può visitare questo tragitto mimetizzato nell’architettura urbana con tanto di finestre per vedere la città senza essere visti: si entra da una porta al primo piano di ponente degli Uffizi, permette di attraversare Ponte Vecchio e di sbirciare le strade, il fiume, per uscire nel giardino di Boboli accanto alla grotta del Buontalenti. Si entra solo a gruppi e solo su prenotazione: il tragitto è lungo oltre 750 metri.
Le pareti spoglie, essenziali
A prima vista colpiscono le pareti nude, spoglie, essenziali, come le pensò il Vasari. Senza più autoritratti come nel precedente allestimento. Il percorso sopraelevato fu ideato a misura del potere mediceo, ovvero del potere che vede e sorveglia i suoi cittadini senza essere visto. Il Corridoio fu progettato dall’architetto e primo storico dell’arte aretino su commissione del Duca Cosimo I de’ Medici per venire inaugurato in occasione del matrimonio di Giovanna d’Austria e del figlio del duca, Francesco I de’ Medici.
Giani e Funaro: “È anche simbolo della Liberazione del 1944”
“È uno dei simboli dell’identità toscana e anche della Liberazione – opportunamente ricorda il presidente della Regione Eugenio Giani nella conferenza inaugurale - : l’11 agosto 1944 alle sette del mattino fu attraverso il Corridoio l’ingresso in oltrarno dei partigiani per suonare la ‘martinella’” (la campana suonata per chiamare la popolazione all’insurrezione contro il dominio nazi-fascista, ndr). “Secondo la tradizione pare che fosse la vista del Vasariano a risparmiare Ponte Vecchio dalla furia nazista” – osserva la sindaca Sara Funaro conversando con i giornalisti e rammentando quindi che i nazisti minarono tutti i ponti fiorentini -. È stato anche teatro di eventi drammatici come l’attentato dei Georgofili del 1993”.
Scartata l’ipotesi di partire da Palazzo Vecchio
In origine l’ingresso mediceo era in Palazzo Vecchio e terminava nella reggia di Pitti per un chilometro circa di lunghezza complessiva. Allora però non esisteva il museo degli Uffizi. Il precedente sindaco Dario Nardella con l’ex ministro della Cultura Dario Franceschini avevano ipotizzato di far partire la visita da Palazzo Vecchio, ora parte dal primo piano della Galleria, lato di ponente. La porta da cui si entra è piuttosto anonima. Scese invece le prime scale si vedono subito soffitti affrescati a grottesche con la scala che porta al tragitto vero e proprio.
Dalle finestre si vedono i turisti e le case
Dalle finestre con grate si vedono i turisti, i lungarni, fino alla fase centrale con gli ampi finestroni sul ponte, l’Arno e la città: è l’aspetto più intrigante, insieme all’architettura semplice, nitida, espressione del pieno Rinascimento fiorentino. Si prosegue verso Pitti e vale una pausa l’affaccio sulla chiesa di Santa Felicita (la quale conserva la toccante “Deposizione” del manierista Pontormo) con il palco dal quale i regnanti assistevano alle funzioni senza essere sotto l’occhio del popolo.
Di per sé il Corridoio prosegue per alcuni metri ed entra in Palazzo Pitti, nel tragitto attuale invece si scende poco prima per uscire nel Giardino di Boboli. Non si può tornare indietro agli Uffizi, è una via a senso unico.
Verde: “La potenza della nudità rinascimentale”
“Era fondamentale mantenere l’impegno di aprire entro la fine di quest’anno perché avevamo gli occhi di tutto il mondo puntati addosso – commenta Verde con i cronisti - Questo è uno dei monumenti più originali e iconici e dunque la restituzione ai cittadini con puntualità e rigore segnala anche l’efficienza dell’amministrazione pubblica italiana”.
In passato il percorso aveva avuto opere alle pareti. La scelta di eliminarle? “Nel tempo si erano succeduti vari allestimenti; abbiamo avuto i teleri medicei, poi i disegni, le stampe, poi gli autoritratti – risponde il direttore degli Uffizi -. Direi che questa nudità rinascimentale ha una sua potenza molto particolare, l’abbiamo scoperta noi stessi nell’ultima fase dei restauri. Credo sia un’opportunità scoprirlo vuoto, almeno per una prima fase, così come lo conobbero e lo attraversarono i primi Medici, poi seguirà un progetto di allestimento al quale stiamo lavorando”.
Acidini: “Un utilizzo consono alla funzione originaria”
Come vede lasciare le pareti nude Cristina Acidini, storica dell’arte, già soprintendente a Firenze e oggi presidente dell’Opera di Santa Croce invitata al giorno inaugurale: “È molto interessante la genesi di questo rinnovamento. Da mero passaggio della corte medicea il Vasariano ha avuto tanti utilizzi, quindi si appresta ad averne uno consono alla funzione originaria. Corrispondeva a una visione che si elaborò anche quando c’era Antonio Paolucci, cioè la ‘canna di fucile’, un passaggio assolutamente neutro che consente di spostarsi senza bisogno di una guardiania capillare perché è quello il problema: se mettiamo delle opere d’arte occorre una guardiania adeguata ed essendo lungo quasi un chilometro sarebbe una sistemazione molto esigente”.
Quanti visitatori ammessi
Quanto al numero di visitatori, lo dettano le norme, ricorda Verde ai cronisti. “Per il momento in una prima sperimentazione prudenziale 25 è il numero massimo di compresenze per compartimento di sicurezza: di conseguenza all’interno non possono essere presenti più di cento persone. Apriremo un gruppo ogni 20 minuti, vedremo il tempo della visita e dopo l’esperimento pilota vedremo”. Il direttore stima circa 700 persone al giorno, mantenendosi “su numeri prudenziali”.
Costi e tempi
È una nota degli Uffizi a riepilogare cifre e tempi del restauro. “Il progetto di consolidamento e recupero è stato presentato da Uffizi e Soprintendenza nel febbraio 2019 dopo 18 mesi di studi, ricerche e indagini. I lavori, per circa 10 milioni di euro, ai quali va aggiunto un milione di dollari donato nel 2023 dall’imprenditore statunitense Skip Avansino, sono partiti nel 2022, terminando nelle scorse settimane. L’ultimo restauro del Vasariano risale agli anni Novanta”.
Accessibile a tutti disabili compresi
Il nuovo percorso – assicura il museo - “garantisce completa accessibilità per i disabili, con un sistema integrato di rampe, pedane ed ascensori” per un “agevole superamento di ogni dislivello lungo l'itinerario; è dotato di servizi igienici; ha una illuminazione a Led a basso consumo energetico ed è interamente videosorvegliato”. Oltre a consolidamenti strutturali, anche in chiave antisismica, e al restauro degli interni, ora il Vasariano ha cinque nuove uscite di sicurezza.
Come si visita
Per visitare il Vasariano bisogna acquistare il biglietto della Galleria degli Uffizi con un supplemento al prezzo complessivo di 43 euro. Obbligatorio prenotare al massimo cinque biglietti. Chi ha già il biglietto per il museo potrà comprarlo successivamente, pagando 20 euro, se ci sono accessi disponibili. Si entra a gruppi di 25 persone seguiti da due addetti. Il primo ingresso è alle 10,15, l’ultimo alle 16,35, dal martedì alla domenica.
A margine, la Sala della Niobe
A margine, vale notare che il Corridoio riapre a due settimane dalla riapertura della monumentale Sala della Niobe al secondo piano del museo. Con le sue volte settecentesche, esempio d’architettura lorenese, espone le sculture classiche del mito di Niobe (cui si è aggiunto al centro la statua di un cavallo al galoppo), due enormi tele di Rubens, un sistema di illuminazione rinnovato la rende molto più luminosa, nella grande finestra un velo impercettibile sul vetro protegge dai raggi solari e al contempo consente di vedere i tetti di Firenze. Ancora una camera con vista sulla città.
Per il Corridoio Vasariano degli Uffizi, clicca qui