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Ma guarda, la street art italiana è una bellezza! Guida alle opere più suggestive da cercare per le città

Anna Fornaciari e Anastasia Fontanesi pubblicano una ricca guida su questa arte che arricchisce quartieri, siti industriali dismessi, borghi. E ci spiegano come hanno scelto le 500 opere e quali preferiscono

Stefano Milianidi Stefano Miliani   

Per strada, sui palazzi, nei siti industriali dismessi, al porto … Da Bologna a Civitanova Marche a Lecce, da Torino a Livorno al minuscolo borgo di Aielli nell’aquilano la penisola pullula di ritratti grandi quanto un palazzo, di creature fantasy, di immagini emerse da un sogno, dal mito, come il dio Nettuno con tanto di tridente che a Taranto occupa il fianco di un edificio alto una decina di piani o quasi: è il panorama della street art italiana che si fa sempre più variegato e, diciamolo pure, affollato. Difficile averne un quadro ragionato complessivo e aggiornato. Provvede alla bisogna un’ottima guida scritta da due giovani esploratrici d’arte-viaggiatrici, Anna Fornaciari e Anastasia Fontanesi di Reggio Emilia: dal loro blog Travel on Art e dopo sei anni in giro in compagnia del fido quattrozampe Thor hanno sfornato Street art in Italia. Viaggio fra luoghi e persone (Polaris editore, pp. 248, ill., € 23,00, in libreria nella seconda metà di settembre , si può pre-ordinare dal sito della casa editrice). Una guida utilissima per scoprire un museo a cielo aperto dove si vive la quotidianità, dove non serve il biglietto e che riserva itinerari fantasiosi e scoperte tra periferie, luoghi in disuso, scorci urbani. Forse da una mappa simile si può leggere come è l’Italia.

Clicca qui per la scheda di Polaris editore

Una mappa di oltre 500 opere  

Infaticabili, certamente caparbie e dotate di fantasia, le due autrici hanno mappato oltre 500 opere in 58 località distribuite in 17 regioni dal Piemonte alla Sicilia. Come mettono in chiaro nelle loro pagine, hanno selezionato, scegliendo danno suggerimenti, danno indicazioni utili come raggiungere queste immagini su pareti altrimenti anonime e spente, su come e perché sono state concepite, sulle autrici e sugli autori. Come quando inquadrano i murales del polo industriale dell’Ortica a Milano, con le opere del collettivo Orticanoodles del progetto “Or.Me” dedicate a Jannacci, a Gaber, “al movimento cooperativo milanese, alle donne che hanno fatto grande il ‘900, agli antifascisti, agli orti e così via”. Il che fa intendere il robusto bagaglio di idee che innerva la ricerca. 

Chi sono le autrici 

Chi sono le autrici? Anna Fornaciari si è laureata in scienze politiche a indirizzo giornalistico alla facoltà “Cesare Alfieri” dell’università fiorentina e ha conseguito la laurea magistrale studiando storia contemporanea e beni culturali a Bologna. Anastasia Fontanesi si è laureata in scienze del turismo all’università Iulm di Milano, poi ha frequentato un master a Bologna in digital marketing e social media. Sulla loro impresa, che sembra nascere da una curiosità irrefrenabile, parlano a Tiscali Cultura confluendo in una voce unica: “Sette anni fa - esordiscono - abbiamo creato il blog di viaggi d’arte contemporanea Travel on Art, poi sono arrivati il podcast, i canali sociali, abbiamo una newsletter, e dai musei e gallerie degli inizi ci siamo avvicinate all’arte pubblica, a quella urbana, alla land art”.

Tre i criteri di selezione 

Nel volume chiariscono di aver selezionato le destinazioni e le opere. Come le hanno scelte? “Secondo tre criteri – rispondono - : la qualità artistica, l’impatto sociale sul territorio, il potenziale turistico”. E cosa hanno visto? “In Italia c’è un enorme fermento nell’arte urbana e anche una certa confusione, il panorama è formato da artisti di grande talento che lavorano anche all’estero. Molti non fanno solo murales, creano anche installazioni e progetti complessi”.

 

Anna Fornaciari, Anastasia Fontanesi e, nell’auto, il cane Thor. Foto di Alice Vacondio

 

“L’arte pubblica è rigenerazione urbana solo a certe condizioni”

Anna Fornaciari, Anastasia Fontanesi e l’inseparabile quattro zampe Thor hanno viaggiato su una Ford Bronco del 1987 e, per i tragitti più lunghi, su un’auto più moderna. Nel comunicato scrivono: “Quando si parla di arte negli spazi pubblici infatti, non si può commettere l’errore di scindere l’atto artistico dal territorio e dalle persone che lo abitano”. A voce chiariscono: “L’arte pubblica ha un forte legame con il territorio che la ospita. Negli ultimi anni si sono sviluppati numerosi progetti di arte urbana e street art per riqualificare zone, specialmente  periferiche, con un’azienda che finanzia, l’artista arriva e dipinge. A livello artistico ha valore, l’opera resta fruibile, è democratica, però si può parlare di rigenerazione di un quartiere se l’arte urbana si inserisce in un contesto più ampio, con azioni anche sociali, soprattutto quando il progetto artistico ha legami con le persone del posto: le opere non devono essere imposte, è buona prassi che vengano pensate e sviluppate insieme al territorio”.

“Calata la componente sovversiva, sono state prese altre strade” 

L’osservazione sul rapporto con il territorio, con le persone, stimola una domanda: la street art, il graffitismo (due fenomeni diversi, sotto lo chiarisce il mini-glossario delle autrici) sono nati come forte critica sociale ed estetica nelle metropoli, come sfida alle istituzioni contro il degrado. Adesso che queste forme vengono istituzionalizzate hanno perso quel carattere dirompente? “Potremmo disquisirne per giorni – rispondono Anna Fornaciari e Anastasia Fontanesi – È un fenomeno nato come atto illegale, di protesta, ma negli anni ha avuto un’evoluzione. Quanto i Comuni o le aziende commissionano opere è neo muralismo, che non ha più nulla di sovversivo. Però nell’interno del movimento esistono espressioni spontanee considerate sovversive e illegali i cui artisti non vogliono farsi conoscere. La componente sovversiva forse è calata rispetto alle origini, ma le nuove forme non sono una deriva, non è negativo, si sono evolute verso altre strade”.

Le tappe preferite? Bologna, Civitanova e Lecce 

Tra animali sul muro di un impianto industriale dismesso ad Arcevia nelle Marche ai segni e alle scritte al Parco Dova a Torino, dovendo scegliere tre tappe quali indicherebbero?
“La prima è ‘Vedo a colori’ curato da Giulio Vesprini al porto di Civitanova Marche: è uno degli artisti più grandi, è diventato un amico e lo citiamo per motivi affettivi, per la qualità delle opere, per il potenziale turistico. Se non si ha una grande conoscenza dell’arte urbana questa è un’occasione straordinaria”.
Seconda tappa? “Il progetto di poster art Cheap a Bologna. All’inizio era un festival, poi è diventato altro, affronta tematiche sociali appropriandosi della strada, è un bellissimo esempio, coinvolge la cittadinanza e artisti da tutto il mondo che rispondono a open call pubbliche”.
La terza meta preferita dalle due viaggiatrici dell’arte urbana? “Il progetto 167/B nel quartiere di edilizia popolare 167 di Lecce. Prima il quartiere compariva solo per notizie di ordine pubblico, di microcriminalità. Grazie ad artisti invitati a vivere in residenze d’artista insieme alla comunità si sono create opere bellissime, per esempio di Chekos, di Ania Kitlos, di Blu”.

Clicca qui per il sito Travel on Art

Mini-glossario 

Questa vivace e ricca guida è formata da schede, approfondimenti dal titolo “Spray on” e contributi esterni. A coronare il discorso riprendiamo pari pari un mini-glossario dalla nota stampa utile a chiarire alcuni termini. 

Graffiti writing: consiste principalmente in scritte, realizzate spesso con bombolette spray o marker, del nome del writer o della crew (anche i tag ne fanno parte).

Street art: può essere realizzata con bombolette, vernici, pennelli e rulli, è nata come fenomeno illegale come il graffiti writing e ha un aspetto più figurativo

Neo muralismo: riguarda la produzione di grandi opere sui muri ed è solitamente realizzato su commissione”.

 

Stefano Milianidi Stefano Miliani   
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