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La street art del muro di Berlino? Una storia che non possiamo perdere

Un team italiano guida la ricerca per la salvaguardia delle opere dei migliori writers. I più importanti artisti al mondo, ma anche molte mani anonime, hanno dipinto tasselli fondamentali per leggere la storia, interpretarla e farne tesoro

Giacomo Pisanodi Giacomo Pisano   
La street art del muro di Berlino? Una storia che non possiamo perdere

Abbiamo scritto tante volte del valore documentario, e non solo decorativo, della street art, del fatto che incarni le polemiche, le aspirazioni e i valori dei “figli della città”, quegli artisti che attraverso i graffiti sulle pareti comunicano il nostro tempo, non dissimili dagli uomini delle caverne che raccontavano sulla roccia realtà e leggende.

Ci sono luoghi dove il peso della storia è però più pregnante e il cui significato trascende l’immediato per diventare patrimonio dell’umanità, uno di questi è il Muro di Berlino. Sul monumento alla politica divisiva, poi deflagrato il 9 novembre 1989 con una manifestazione di gioia senza precedenti, tra i più importanti artisti al mondo, ma anche molte mani anonime, hanno dipinto tasselli fondamentali per leggere la storia, interpretarla e farne tesoro.

Oggi queste straordinarie testimonianze sono oggetto di una ricerca mirata a preservarne l’unicità.

Un team internazionale che parla italiano

A guidare l’equipe di esperti che si impegnerà a preservare la più grande galleria d’arte a cielo aperto sono due italiani, Francesco Armetta e Rosina Celeste Ponterio. Uno studio, pubblicato sul Journal of the American Chemical Society, condotto da una squadra di ricercatori internazionali e da specialisti dei processi chimico-fisici del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ipfc), con capofila l’Università di Palermo ha indagato, grazie ad un algoritmo, la pigmentazione specifica dei murales per risalire alla composizione delle vernici e quindi ottenere la formula perfetta per restaurare questi capolavori storici e artistici.

Una galleria di celebrità

È un vero wall of fame il Muro di Berlino, o almeno quel che ne rimane. Sul suo grigio rigore hanno operato Bansky, Blu, El Bocho, XOOOOX, Keith Haring (la cui opera è scomparsa proprio a causa dell’abbattimento del 1989), solo per citare i più famosi.

Dopo la caduta l’attività artistica e di comunicazione non si ferma e vengono realizzati due dei lavori più celebri e significativi per l’immaginario collettivo: “The mortal kiss”, dipinto da Dimitri Vrube e “Test the best” di Birgit Kinder. La loro capacità di inquadrare il periodo storico e gli eventi, con la consueta ironia a cui spesso la street art fa ricorso, li ha resi tra i murales più noti al mondo. Il primo immortala lo storico bacio tra il Segretario generale del Comitato Centrale del Partito Socialista Unificato di Germania della Germania Est Erich Honecker e Leoníd Il'íč Bréžnev, segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica. Il secondo invece si appella alla cultura pop mostrando una Trabant, la tipica macchina tedesca, che sfonda la barriera del muro creando un varco tra Germania Est e Germania Ovest.

Ma sono tantissimi i nomi di artisti che hanno lasciato un segno, così come molti sono i pensieri scritti da gente comune su problemi contingenti o esistenziali, contribuendo a creare un archivio di memorie fondamentale per l’interpretazione della società moderna e contemporanea.

Questo interessante studio, e l’altrettanto valido progetto di restauro, confermano quanto sia necessario cogliere i segnali che i “figli della città” ci mandano, ascoltarli, comprenderne il valore e, per quanto si possa, difenderli dall’oblio.

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