Banksy, per essere ascoltati occorre indossare una maschera
Lo street artist più famoso e inafferrabile é in mostra a Parma

Il writer per eccellenza, l’artista misterioso che ha scosso il mondo dell’arte e la società con idee provocatorie e innovative è in mostra a Parma.
La capitale della cultura italiana ospita a Palazzo Tarasconi fino al 16 gennaio 2020 “Building castle in the sky”, un’esposizione che raccoglie lavori di fondazioni e privati con pezzi mai visti prima.
La mostra inedita di un anti-artista
Un’occasione unica per ammirare il percorso del writer più famoso e ricercato al mondo. Sono infatti presenti molti dei lavori degli anni giovanili realizzati a Bristol, tra i primi in assoluto a portare la sua firma, e che hanno dato impulso alla grande stagione del grafitismo nella città che ospita il più grande festival dedicato alla street art. Tra le opere esposte anche alcune che causarono a Banksy problemi con la giustizia, come la rappresentazione della regina Elisabetta con un viso di scimmia munita di corona, che gli è valsa l’accusa di lesa maestà. Nelle sale del palazzo sfilano i temi cari all’artista: la critica alla società dei consumi, le disuguaglianze sociali, la guerra. Le icone pop della contemporaneità sono mutuate dal cinema, dalla politica, dai fumetti e dalla tv, modificate per veicolare messaggi di insofferenza. Accanto a loro anche l’ironia pungente nei confronti del corpo di polizia, dell’esercito e della guerra, vista solo come un sistema di oppressori che si arricchiscono a spese dei più deboli. L’hotel che Banksy ha progettato insieme a un gruppo di creativi a Betlemme sorge di fronte alla cortina militarizzata che separa israeliani e palestinesi. Questa scelta, fortemente politica ha portato già migliaia di visitatori e turisti in quel luogo e in questo modo sensibilizzato sul conflitto ancora in corso.
Gli schemi sono sopravvalutati
Celebre per aver inscenato performance capaci di catalizzare l’attenzione mediatica, Banksy si è affacciato al mondo in aperta polemica con l’establishment dell’arte e non solo, puntando il dito contro la corruzione dei politici e esprimendosi in difesa di ambiente e animali. Tra le più recenti “Better out than in”, opere disseminate a sorpresa a New York nell’ottobre 2013; “Dismaland”, installazione temporanea realizzata nell’estate 2015 in uno stabilimento balneare abbandonato nel sud dell’Inghilterra; “Venice in Oil”, protesta creativa contro la presenza delle grandi navi da crociera in laguna realizzata nel 2019 a Venezia poco prima della Biennale d’arte.
Ogni suo lavoro è virale nonostante Banksy abbia bypassato tutte le figure che normalmente circondano un artista quali addetti stampa, curatori, galleristi. Completamente fuori dagli schemi ha rifiutato mostre in grandi musei preferendo alla mondanità delle gallerie l’onesta ruvidità della strada. Una scelta radicale e un acume che mirano non solo e ridisegnare gli spazi urbani ma a stimolare il senso critico di chi osserva. Anche la commercializzazione delle sue opere avviene senza intermediari, amplificando così il rapporto personale con il suo pubblico.
Evanescente, inafferrabile, inimitabile, Banksy ha riscritto un intero sistema di creare, diffondere e vendere arte. Lo ha fatto a modo suo, partendo dalla scelta dell’anonimato che gli ha garantito molta più fama e attenzione di qualsiasi collega contemporaneo abbia presenziato agli happening artistici, ha portato avanti un discorso coerente con performance efficaci e rivoluzionarie, ci ha ricordato che nella disobbedienza può e deve esserci la scintilla del genio.