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Da Andy Warhol a Pierre & Gilles, da Francis Bacon a Zanele Muholi: chi sono i protagonisti dell'arte queer

Il saggio di Elisabetta Roncati raccoglie storie e nomi di artisti e artiste che con la loro creatività indagano sulle tematiche gender

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   

In che modo l'arte contemporanea può entrare in connessione con la comunità LGBTQIA+ e il movimento per la conquista dei diritti civili? Se lo chiede Elisabetta Roncati, divulgatrice culturale e consulente artistica, con "Arte Queer, corpi, segni, storie", in libreria da pochi mesi con Rizzoli.

La premessa doverosa

Da tempo la parola Queer è entrata nel nostro vocabolario ma non sempre la usiamo con consapevolezza e a proposito; eppure è un termine che nella cultura anglosassone esiste da decenni con il significato di “eccentrico” e “insolito”, e conosciamo l'arte queer almeno sin dalla metà dell'Ottocento. Come ricorda Roncati, che nel 2018 ha fondato il marchio Art Nomade Milan con cui si occupa di divulgazione digitale sui principali social, da anni il dibattito attorno all'identità di genere ha valicato i confini anglosassoni, dove è nato, per approdare anche in Italia dove esiste ancora molta difficoltà nel parlare di queste tematiche e tanta confusione nell'usare le parole giuste. E proprio dalle parole parte il manuale “Arte Queer”, che nelle sue prime pagine da spazio alle distinzioni tra identità di genere, orientamento sessuale e sesso biologico per approdare a una definizione di LGBTQIA+, intesa come la sigla che indica la comunità di persone lesbiche, gay, bisex, trans e di tutte le altre sfumature di identità e orientamento, e poi cis(gender), gender(fluid), transessuale, trans(gender), non binario e altri termini.

La storia dell'arte queer

Fatta questa doverosa premessa, Elisabetta Roncati traccia una storia dell'arte queer portata avanti da artisti e artiste che “fanno della tematica gender uno degli elementi principali della loro poetica, al di là dell’appartenenza o meno alla comunità LGBTQIA+”. Scopriamo così che, se pure gli studi che indagano sul tema dell'identità e dell'orientamento sono piuttosto recenti, l'arte che possiamo definire queer affonda le sue radici nell'Ottocento, “periodo in cui – sottolinea l'autrice - fa la sua comparsa il vocabolo 'omosessualità' a opera del letterato ungherese di lingua tedesca Karl-Maria Kertbeny”: il pittore newtorkese Henry Scott Tuke, vissuto tra il 1858 e il 1929 e oggi in mostra alla Tate Britain e in diversi musei nel mondo, è considerato a posteriori uno dei pionieri dell'arte queer, seguito da Simeon Solomon, artista inglese che frequentò i pittori preraffaelliti e fu in alcuni momenti della sua vita denunciato per atti osceni, accuse che segnarono profondamente la sua carriera artistica in vita.

Dublino

Da Londra a Dublino con Francis Bacon, vissuto tra il 1909 e il 1992, che firmò una serie di opere con ritratti sfigurati e autoritratti disturbanti che difficilmente venivano accolti nelle esposizioni e nelle gallerie. Arrivando in Italia, nel 1972 suscitò un ampio scandalo il libro fotografico “I travestiti”, che la fotogiornalista genovese Lisetta Carmi, scomparsa due anni fa, dedicò alla comunità LGBTQIA+ della sua città e in particolare agli uomini che usavano abiti femminili.

Tra i nomi più noti dell'arte contemporanea impossibile non ricordare Andy Wharol, artista americano dai mille volti che fece nascere attorno a sé una comunità creativa e culturale aperta anche alle persone considerate allora ai margini della società e decisamente lontane dallo show business e dalle gallerie più in voga; e Keith Haring, street artist che regalò alla città di New York centinaia di disegni in gesso bianco sui pannelli pubblicitari della metro arrivando a definire con i suoi "omini" un suo tratto distintivo ben riconoscibile anche oggi, e che diede un grande contributo economico alle organizzazioni per la prevenzione dell'Aids grazie alla fondazione che da lui prende il nome.

I cinquanta profili

Terminato l'excursus storico sull'arte queer l'autrice propone "cinquanta profili di artistə, tuttora operanti, a cui si pensa quando si parla di arte queer" che scelgono diversi mezzi espressivi, dalla pittura alla fotografia, dalla videoarte ai fumetti, dalla scrittura alla performance, provenienti da tutto il mondo. "Ogni scheda inizia con delle informazioni pratiche – sottolinea Roncati - il medium espressivo più utilizzato dal creativə in oggetto, alcune sue informazioni anagrafiche e soprattutto i principali musei e istituzioni culturali mondiali in cui potete trovarne le opere". Conosciamo così i nomi di Soufiane Ababri, Mohamad Abdouni, Ambrosia, Amanda Ba, Monica Bonvicini, Emmie America, Sasha Gordon, Gilbert e George, Francesca Menghini, Zanele Muholi, Pierre e Gilles e tanti altri che hanno fatto della riflessione sulla cultura queer il centro della loro ricerca artistica. Un mondo variopinto che sfugge a ogni classificazione e che proprio nella sua varietà racconta la bellezza e la complessità del mondo che abitiamo.

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