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Lo splendore della Magna Grecia rivive: il miracolo del parco che ha vinto contro criminalità e allagamenti

Il sito archeologico in Calabria ha i resti di città greche e romane. Il direttore Demma: “Grazie a nuove pompe non finiamo più sott’acqua ed evitiamo sprechi, abbiamo riaperto il Parco del cavallo, formiamo un presidio di legalità con scuole, giornalisti e magistrati”

Stefano Milianidi Stefano Miliani   

Con le sue vie romane in basalto, le colonne, il teatro, le domus, il Parco archeologico di Sibari con i reperti esposti nell’annesso Museo nazionale della Sibaritide dona forti suggestioni, rimanda alla Magna Grecia, a quel mondo greco di cui i non troppo lontani Bronzi di Riace rappresentano un vertice di sapienza e bellezza.
Il sito infatti è in Calabria, nel Comune di Cassano all’Ionio, a poca distanza da Marina di Sibari con le sue lunghe spiagge. Comprende resti di tre città susseguite nel tempo: prima achea, poi ateniese, infine romana, rispettivamente con i nomi di Sybaris, Thurii e Copiae. Chi è in vacanza o vive da queste parti può approfittarne: il sito nella provincia cosentina merita una bella visita, conviene solo stare attenti al sole in questi giorni estivi, avere scarpe comode e portarsi acqua.  

Contro criminali e allagamenti

Magari ogni tanto il nome di Sibari vi è balzato sott’occhio per fatti di cronaca: nelle cronache locali perché il parco diretto da Filippo Demma deve fronteggiare problemi legati alla criminalità e qualche edificio viene incendiato da mani anonime; nelle cronache nazionali perché gran parte del Parco si trova in una falda acquifera molto alta a causa della vicinanza dei fiumi Crati e Coscile e, periodicamente, finisce sott’acqua. La ragione? Il sistema di pompe idrovore installato nel 1969 dopo mezzo secolo non funziona più come dovrebbe. Eppure è un sito statale: appartiene al Ministero della Cultura.

“Sulle orme di Mose”

Orbene: da giugno il sito ha un “masterplan” chiamato con una certa autoironia “Sulle orme di Mose” per risolvere, garantisce Demma, complessivamente e una volta per tutte la dannazione delle acque. Il cantiere ha aperto i lavori proprio in questi giorni, il 18 luglio. In parallelo il direttore ha da tempo avviato programmi per combattere la cultura della criminalità e recuperare strutture del parco stesso; non ultimo, Sibari ha appena aperto l’intera area detta “Parco del cavallo”.

Clicca qui per il Parco archeologico di Sibari

Demma: "Lavoriamo con le pompe giuste" 

È Demma a ricostruire le vicende. A partire dal sistema per evitare altri allagamenti. “A gennaio a causa del sovraccarico di piogge abbondanti il sistema delle pompe idrauliche che tiene il sito all’asciutto era saltato. Abbiamo dovuto chiudere e provato a ripristinare le pompe, ma era impossibile, risalgono agli anni ‘80. Dopo una decina di giorni abbiamo potuto riaprire metà dell’area archeologica dimezzando il prezzo del biglietto. Nonostante i rallentamenti sull’arrivo di materiali pesanti come l’acciaio a causa della guerra in Ucraina abbiamo sostituito sei delle otto pompe in servizio e da fine giugno il sito è completamente aperto”.

In questi mesi, dice l’archeologo, “abbiamo messo sotto contratto un bravissimo ingegnere idraulico, Nilo Domanico, il quale ha proposto una soluzione definitiva con una serie impianti drenanti e una sorta di dighe. Il primo lotto, già finanziato interamente dal Ministero della Cultura con i fondi del Grande progetto Sibari, costa circa due milioni e mezzo, va a gara a breve e metterà in sicurezza il Parco del cavallo. Il secondo lotto, da 18 milioni, metterà in sicurezza tutte le aree archeologiche abbassando il livello falda acquifera. Ma il parco è più vasto delle aree scavate e per mettere al riparo l’intera area servono altri 30 milioni”.

In più, fa sapere Demma, in una piana a rischio di desertificazione l’acqua della falda non viene sprecata bensì recuperata per irrigare i campi. E con il terreno scavato vengono costruiti degli argini naturali contro le esondazioni. “Abbiamo ottenuto anche un finanziamento dal Pnrr per le energie rinnovabili per cui faremo campo di pannelli a impatto zero per l’energia del museo”.

 

Il direttore di Sibari Filippo Demma nel Museo nazionale archeologico della Sibaritide. Foto: Parco archeologico di Sibari

 

Gli attacchi dei criminali 

Fin qui il fronte diciamo “ambientale”. Vi si affianca quello complicato della legalità da salvaguardare. “È partito in questi giorni un progetto da 12 milioni finanziato dal Ministero degli Interni per installare reti di protezione, telecamere, una nuova illuminazione, impianti anti-intrusione, controlli dai droni – interviene l’archeologo - . Ricordiamoci che qui solo l’estate scorsa abbiamo avuto due incendi dolosi, uno adiacente al nostro parcheggio e l’altro a un casotto di guardia dei custodi in disuso. Lo abbiamo denunciato”.

Viene allora da chiedere: perché si verificano attacchi simili? “Perché ci sono problemi di microcriminalità su pertinenze del nostro parco - risponde Demma -. Il casotto verosimilmente è stato incendiato per motivi legati alla prostituzione; poi in passato erano state date concessioni irregolari e poiché non le rinnoviamo scatta l’attacco. Il parco di Sibari è anche un presidio di legalità. Infatti abbiamo avviato un progetto con le scuole insieme a giornalisti di 'nera', magistrati e il carcere di Castrovillari per formare una mentalità alla legalità attraverso la cultura”.  

Clicca qui per l’articolo sui Bronzi di Riace

 

Stefano Milianidi Stefano Miliani   
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