Sesso, vino e affreschi, la dolce vita di Pompei
Il Parco archeologico propone una mostra sulle pitture e sculture erotiche della città romana e apre nuovi vigneti improntati sulla lotta biologica. Intanto Bologna prepara una rassegna sulle pitture dall’Archeologico di Napoli
Eros e buon vino, abbinare il duplice piacere dei sensi e della psiche ha una storia antica e nella classicità greco-romana la dimensione erotica non si portava dietro quel senso del peccato instillato dal Cristianesimo. Pompei ne è un emblema: molte sue pareti erano punteggiate da scene erotiche, alcune per indicare i lupanari, oggi diremmo bordelli. Altre scene affrescate in bella vista nelle dimore dei benestanti erano motivo d’orgoglio sociale, abboccamenti e accoppiamenti si vedevano nelle bettole, nelle taverne, non erano nascoste. Erano immagini che dovevano portare fortuna, fertilità, benessere, stuzzicare i sensi, oppure dovevano dimostrare potere, nessuno se ne vergognava o le guardava di traverso per non incorrere nella condanna morale dei concittadini. Indaga questi aspetti la mostra con pitture e sculture dalle domus cittadine “Arte e sensualità nelle case di Pompei”, in corso fino al 15 gennaio 2023 nella Palestra grande del parco archeologico campano che nel frattempo, oltre a testimoniare la passione pompeiana per i piaceri della carne, si dedica anche all’arte del buon vino.
Detta così sembra che a Pompei si mettano a produrre il nettare degli dèi e in qualche modo è così: il parco diretto dall’archeologo tedesco naturalizzato italiano Gabriel Zuchtriegel (nato nel 1981) ha infatti pubblicato un bando per co-gestire insieme a privati terreni destinati a vigneti che saranno impiantati nell’area archeologica oltre che in quelle di Stabia e Boscoreale. La coltivazione, avvertono dal sito, seguirà i criteri della lotta biologica e servirà a produrre vino.
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L'eros pompeiano? C'è il Gabinetto segreto all'Archeologico di Napoli
Più sotto torniamo sui vigneti. Restando sull’eros pompeiano è d’obbligo ricordare una tappa a Napoli che un tempo era tenuta nascosta e segretissima: il “Gabinetto segreto” al Museo archeologico nazionale del capoluogo campano, il Mann, dove il repertorio delle pratiche sessuali è alquanto fantasioso e intreccia mito, fertilità, godimento, bizzarria con disinvoltura. Ci appare quanto meno bizzarro, nella nostra civiltà scollegata dalla natura, una scultura del dio Pan che penetra una capra non si sa quanto compiacente. Come non manca una pittura raffigurante sullo sfondo di rocce e templi il solito Pan ritrarsi da una donna nuda che vuole sedurlo. Cosa accade, al solitamente voglioso Pan? Forse fugge per il fatto che tale bellezza è un ermafrodito. Un tempo questa sezione veniva mostrata solo a ospiti di riguardo. Il comune senso del pudore è per fortuna mutato, pur se tra tira e molla, e dal 2000 questo Gabinetto è aperto al pubblico.
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L'assalto del satiro all'ermafrodito
Il tema dell’ermafrodito si impone peraltro anche nella mostra pompeiana, quanto meno perché è l’immagine-emblema scelta dall’istituto: un gruppo scultoreo proveniente dal sito vicino di Oplontis infatti raffigura un satiro all’assalto focoso di una tal creatura la quale prova a respingerlo in ogni modo in una lotta di cui non sappiamo il vincitore. La scultura suggerisce molti temi: l’ermafroditismo, certo, il mito della creatura che è al tempo femmina e maschio, e tuttavia anche quello della violenza tra i sessi di cui la civiltà era spesso ben cosciente, pur se non si può certo parlare di consapevolezza nei termini odierni ma ogni pensiero va commisurato alla sua epoca.
Sessualità e sacralità
Appare meno aggressivo un altro satiro, con barba e danzante, in rilievo, che viene dalla Casa degli amorini dorati: sulla sinistra impugna un tirso, stelo di una pianta che come ci ricorda l’enciclopedia Treccani era un attributo di Dioniso e dei suoi seguaci, satiri e baccanti appunto.
D’altro canto sessualità, sacralità e quotidianità si intrecciavano ad ogni angolo di Pompei prima dell’eruzione del 79 d.C. “Immagini dal contenuto sensuale ed erotico, spesso distanti da una visione classicista del mondo antico, caratterizzavano praticamente tutti gli spazi della città, dalle case private alle terme, da osterie e bettole oscure, agli spazi pubblici della collettività”, ci rammenta il parco archeologico in una nota sulla mostra rivendicandone un impianto anzi tutto “didattico”.
Tra i 70 pezzi esposti, che vengono dai depositi di Pompei, figurano anche due medaglioni in bronzo con scene erotiche del carro cerimoniale da Civita Giuliana, il soffitto del cubiculum (stanza da letto) della Casa di Leda ed il cigno (altro tema erotico, quando Giove seduce una donna in uno dei suoi innumerevoli travestimenti), e pareti affrescate.
Curata da Gabriel Zuchtriegel e dell’archeologa Maria Luisa Catoni, professoressa alla scuola Imt Alti studi di Lucca, del Ministero dell’università e della ricerca, la rassegna propone 70 pezzi e, tramite la App My Pompeii, di individuare gli edifici che hanno o hanno avuto riferimenti all’eros. In più, e questa può essere una sorpresa, il parco ha pubblicato una guida sull’argomento adatta ai bambini con testi del direttore e disegni di Daniela Pergreffi.
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I vigneti si estendono e produrranno vino
Dal sesso al vino il passo è breve. Pompei, ricorda una nota, ha già quasi due ettari di vigneti nelle Regiones I e II e nel sito di Villa Regina a Boscoreale che vengono coltivati con la lotta biologica (significa ad esempio che si combatte un insetto dannoso con un insetto che se ne ciba) e seguendo le tecniche “del mondo antico”, aggiornate alla nostra epoca.
Con questo bando l’impresa vinicolo-archeologica si estende: “I vigneti saranno impiantati nelle aree archeologiche di Pompei, Stabia, Boscoreale e presso il Polverificio Borbonico di Scafati, sia nella forma di allevamento a palo e alberello, sia a spalliera su terrazzamenti”. Dopo la vendemmia il Parco passerà all’imbottigliamento per arrivare alla vendita di vino nel sito stesso. Con quali scopi? “Potenziarlo come presidio della biodiversità all’avanzare dell’inurbamento”, dice la nota stampa, e favorire attività “attività produttive sostenibili dal punto di vista ambientale e da quello sociale e legale”.
Un’annotazione non tanto secondaria, perché in un territorio dall’economia molto fragile e con forte disoccupazione – lo ricordano spesso le autorità – la criminalità agisce e la lotta per combatterla non finisce mai. Lo conferma il fatto che alla presentazione dell’iniziativa dei vigneti, oltre ai vertici del sito statale c’era il generale dei carabinieri che attualmente ricopre il ruolo di Direttore generale del “Grande Progetto Pompei” Giovanni Di Blasio. Il responsabile del “verde” del parco invece è Paolo Mighetto.
Bologna proporrà “I pittori di Pompei”
Se poi non avete modo di raggiungere la Campania e volete godervi una carrellata dell’arte della civiltà pompeiana, delle sue bellezze e dei suoi piaceri, dal 23 settembre al 19 marzo 2023 il Museo civico archeologico di Bologna allestisce la mostra “I pittori di Pompei”: curata da Mario Grimaldi, la rassegna promette di radunare oltre cento opere dal Museo archeologico nazionale di Napoli (quello del Gabinetto segreto di cui abbiamo detto sopra) “dei pictores, ovvero gli artisti e gli artigiani che realizzarono gli apparati decorativi nelle case di Pompei, Ercolano e dell’area vesuviana”. “I pittori di Pompei” è promossa dal Comune di Bologna con l’Archeologico di Napoli e prodotta da MondoMostre.
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Il restauro della casa dei Vettii sulla piattaforma streaming ITsArt
Infine, come ultima informazione, la piattaforma in streaming ITsArt voluta e promossa dal ministero della Cultura ha pubblicato un’anticipazione dal documentario “Eterna Pompeii. Il restauro della casa dei Vettii” realizzato con il parco stesso e con l’attore Francesco Serpico come narratore. Il film tv sulla domus attualmente sotto le cure dei restauratori sarà trasmesso da ottobre ed è diretto da Fabrizio Fichera.
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