Delfini e tartarughe in radioterapia: non è un gioco di fantasia ma l'iniziativa di Silvio Irilli che reinventa gli ospedali. Sono già più di 25
Con gli “Ospedali dipinti” l’arte aiuta pazienti bambini e adulti a sognare: l’artista e la sua squadra hanno coperto le pareti di tanti reparti oncologici, soprattutto pediatrici, in tutta Italia. “Non sono opere a carico della sanità pubblica. Portiamo il sorriso, stimoliamo emozioni positive”.
Andare in reparto di radioterapia per cura non è una passeggiata, ancor meno se accompagnate vostra figlia o vostro figlio. Eppure, senza infiocchettare troppo l’esperienza, immaginate di vedere, tra macchinari, medici e infermieri, un mondo variopinto dove nuotano allegramente nell’azzurro delfini, pesci tropicali, tartarughe come un avvolgente cartoon oppure, invece delle consuete pareti anonime, scorgete vedute del Palatino romano con il Colosseo, il Cupolone o la suggestiva Villa Adriana a Tivoli tra colonne, laghetti e alberi.
La sala del tesoro a Salerno
Non è un gioco di fantasia. È realtà. Silvio Irilli, pittore, disegnatore, ha creato il progetto “Ospedali dipinti” disseminandolo finora in oltre 25 ospedali italiani in quasi tutte le regioni. Un aneddoto descrive bene di cosa parliamo: “I bambini non volevano andare a radioterapia all’ospedale di Salerno. Con la nostra squadra realizzammo una ‘sala giochi’ e una ‘sala del tesoro’. Mi chiamarono dicendo che avevo combinato un guaio”. Quale? “Con il loro spiccato senso dell’umorismo dissero che i bambini volevano restare a giocare nel reparto”.
Irilli: “Non sono opere a carico della sanità pubblica”
Il progetto degli “Ospedali dipinti”, spiega l’artista, avviene d’intesa con i medici, con le direzioni ospedaliere, con il personale. Fondamentale, ogni progetto viene realizzato grazie a interventi finanziati da onlus, associazioni, aziende private: “Non sono opere a carico della sanità pubblica. La firma più importante alla fine è di coloro che contribuiscono al progetto”. Così Irilli realizza ambienti di mare, boschi magici, a Roma scenari archeologici, per quei reparti, soprattutto pediatrici, dove si affrontano malattie molto dure. Finora hanno coperto circa 7.300 metri quadri di superficie dal nord al sud.
Tutto nasce dall'acquario di Atlanta
L’avvio di questa storia parte curiosamente dagli Stati Uniti. “Nel 2007 realizzai il soffitto dell’ingresso dell’acquario di Atlanta. Mi chiamarono perché avevano visto le mie opere sul mare con delfini e gli era piaciuto così tanto che vollero farmi dipingere quel soffitto.
Nel 2011 dei medici del Policlinico Gemelli di Roma videro l’opera e mi contattarono per realizzare un’opera per il reparto di oncologia dedicato ai bambini, nello spazio prima che entrassero in radioterapia”. Con quale risultati? “Il riscontro fu evidente – risponde l’artista - Cambiava l’approccio tra medico e bambino che affrontava la radioterapia con un altro spirito, allontanando le sue paure, come fosse un momento di gioco. Dopo ho sviluppato un progetto per tutto il reparto di oncologia e da lì, vedendo quanto erano utili le opere ai pazienti, è nato il progetto chiamato ‘Ospedali dipinti’ e si è diffuso”.
Mattarella tra i fan
Il progetto ha tra i fan, se possiamo definirlo così, una salda figura di riferimento per tutti noi, il presidente Sergio Mattarella.
Attenti: vedere pesci tropicali e delfini sulle pareti non è pura decorazione, avverte Irilli attenendosi alle testimonianze dei medici: “Non è una bellezza fine a sé stessa. Contribuisce a far interagire i pazienti, soprattutto i bambini, a proseguire una fase di pensiero di gioco. Addirittura queste immagini consentono di non utilizzare l’anestesia su bambini per addormentarli quando fanno radioterapia e devono stare fermi, il che è difficile per tutti. Il medico riesce a conquistare una fiducia maggiore, il bambino immagina che delfini e tartarughe nuotino intorno a lui per incoraggiarlo e sostenerlo, l’esperienza diventa un percorso emozionale”. A volte, rientrati a casa, “i bambini chiedono ai genitori quando tornano all’acquario in ospedale. Allontanare la sensazione di ospedale è l’obiettivo primario del nostro progetto”.
Villa, tecnico al Gemelli: “Ambienti così aiutano molto”
Antonio Villa, tecnico al Policlinico Gemelli di Roma, accompagna Tiscali Cultura in una visita nei reparti di radioterapia. Tartarughe che si affacciano da un oblò, delfini si inarcano gioiosi sul fondo azzurro, prospettive su angoli di Villa Adriana e ricreazioni del Palatino, tra piante e rovine, il repertorio ci immerge in un mondo parallelo, variopinto.
Villa lascia trasparire la fierezza di lavorare in un luogo che si impegna a curare curando la dimensione umana e afferma pieno: “Ambienti così aiutano molto. Tutti i bambini vengono preparati. Con i più grandicelli riusciamo anche a non fare l’anestesia, anche se vengono da noi dopo tante vicissitudini per cui non credono che si possa fare senza dolore. Quello che chiamiamo ‘acquario’, per esempio, con i pesci e i delfini, aiuta a rendere la terapia perfino un gioco. Più un bambino ha un’età con cui possiamo colloquiare più è facile raggiungere lo scopo. E abbiamo riscontrato che gli adulti trovano l’ambiente piacevole”.
Il Giardino di Emma
Torna a parlare Irilli: “Soprattutto negli ultimi anni ho incontrato genitori che purtroppo hanno perso i loro figli per leucemie fulminanti e incurabili, che con forza notevole non si arrendono, vogliono stare al fianco di altri creando associazioni in memoria dei figli. Spesso mi contattano per portare avanti con la mia opera il loro messaggio – racconta ancora Irilli con una punta di dolore e molta vicinanza emotiva nella voce - Uno degli ultimi casi è con l’associazione Emmaland. Emma era una bambina mancata a cinque anni. Con i genitori abbiamo creato un ‘Giardino di Emma” dove lei è un cartoon dentro un ambiente magico con un bosco e personaggi vari. Lo portiamo in diversi ospedali: a Novara abbiamo fatto tutto il reparto di oncologia pediatrica, a Borgomanero nel novarese siamo intervenuti in un ambulatorio del pronto soccorso, ora lo portiamo al policlinico Umberto I di Roma, nel reparto di neuropsichiatria infantile”.
Un dettaglio tecnico da non sottovalutare: ogni intervento non viene realizzato sul posto. “Lavoro come un sarto che prende le misure per un vestito. Dipingere sul posto richiederebbe settimane e disturberemmo. Invece - puntualizza Irilli - prendo le misure precise, realizzo le opere in studio, le stampiamo su prodotti certificati e sanificabili. La mattina portiamo il lavoro in ospedale, alla sera il reparto è trasformato. Lavoriamo cercando di essere come dei fantasmi, il più ordinati possibile. È accaduto che a volte i pazienti quando rientrano per la prima volta nella sala dipinta abbiano pensato di aver sbagliato reparto”.
Capitan Delfino, insieme alla Sirenetta Sofia
Il repertorio più apprezzato, racconta l’autore, è quello marino. “Creiamo personaggi. Chi ha riscosso più simpatia tra i bambini è Capitan Delfino, insieme alla Sirenetta Sofia. La Tartaruga Charlie è il personaggio che inaugureremo all’ospedale Buzzi di Milano in questo mese dove trasformeremo una sala di attesa in un grande acquario. E dove Capitan Delfino verrà fisicamente, in costume”.
Dipingere in sono luoghi dove si combatte per la vita contro la morte non è una scelta semplice. “Porto un’opera che vuole trasmettere il sorriso e la serenità. Quando nei reparti di oncologia incrocio dei bambini, ci gioco, per me non sono dei pazienti – racconta ancora Irilli – Ho avuto esperienze molto toccanti. Parliamo di persone che hanno bisogno di stimolare la parte positiva delle emozioni. Anche per pochi secondi queste immagini possono distrarre”. Fondamentale, conclude l’artista, è “stare al fianco dei medici: soprattutto nei reparti oncologici devono rapportarsi con pazienti terminali, con le famiglie. Ed è qui che l’opera cerca di intervenire”.
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