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Quando Roma era Dark, gli scatti di Dino Ignani raccontano gli anni ‘80

"80’s Dark Rome" è la mostra ospitata al Museo di Roma in Trastevere fino al 10 novembre

Giacomo Pisanodi Giacomo Pisano   

La generazione oscura, i figli della notte, gli eredi di Dracula. Queste ed altre etichette si potevano leggere nei giornali e ascoltare nei tanti dibattiti tv che si occupavano di una nuova subcultura nata in Inghilterra e approdata in Italia con un nome rapido e incisivo: Dark.

Abiti rigorosamente neri, capelli cotonati, pallore mortale e make up scioccante. L’immagine adottata da migliaia di giovani italiani negli anni ’80 desta sgomento e suscita clamore. Oggi quei visi imbiancati dal cerone raccontano la loro storia in un’interessante mostra ospitata al Museo di Roma in Trastevere fino al 10 novembre, a firmarla è il fotografo Dino Ignani che ha scelto di immortalare le notti romane e i suoi abitanti.

Il volto dei tempi

La mostra “80’s Dark Rome”, curata da Matteo Di Castro e promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, è uno spaccato di un’epoca che i più collegano alla frivolezza e all’intrattenimento superficiale ma che in realtà è stata anche molto altro. Nel grande magma delle subculture giovanili i Dark emergono non solo per una scelta estetica che sconvolge tutti i canoni accettati dalla società, ma anche perché portano avanti idee molto precise in ambito culturale, di diritti civili, e di rivendicazione della creatività come libera espressione.

L’arte, il cinema il teatro e la letteratura, insieme alla musica e al look completano il Dark caricandolo di significati, rimandi e suggestioni ancora oggi vive, rendendo questa subcultura un unicum. Forse per questo le anime della notte fotografate da Dino Ignani sono molto più che ritratti e diventano piuttosto testimoni di un tempo neanche troppo lontano, in cui si è dovuto lottare per affermare un pensiero diverso dalla massa. Un tempo in cui il nero non era una maschera ma un’armatura con cui affrontare i pregiudizi del mondo e negare il pensiero dominante. Non sono solo ragazzi e ragazze, sono storie importanti nella loro semplicità, fondamentali per essere stati il seme di battaglie sociali e culturali future. E forse è per questo motivo che il progetto è tra i vincitori del bando Piano per l’Arte Contemporanea 2022-23.

Quasi una missione

Dino Ignani, romano, si è dedicato dalla metà degli anni ’70 a fotografare soprattutto la scena artistica e i movimenti culturali.  Non solo scrittori e poeti celebri, anche autori emergenti, sottolineando in questo modo come scavare nel sottosuolo e posare l’occhio dove pochi guardano siano azioni fondamentali per dare vita a progetti originali e di grande impatto. E poi ovviamente non poteva che approdare al Dark, l’avventura più eccitante degli anni ’80, e quella più vicina per sensibilità alla letteratura e all’arte care a Ignani. A partire dal 1982 e fino alla metà del decennio, lavora a un ciclo di ritratti dedicato ai giovani che a Roma animano le serate e i club della new wave dell’epoca. Le fotografie sono esposte per la prima volta in pubblico nel 1985 nell’ambito della mostra collettiva “Immagini per Roma. Archivio fotografico e divenire urbano”, allestita a Palazzo Braschi.

Oggi sono di nuovo disponibili per svelare altri segreti, suggerire altre prospettive e dare voce a pensieri e parole di una generazione sottovalutata, a torto criticata e temuta, e che invece ha contribuito in modo imprescindibile a ridisegnare i confini dell’immaginario collettivo.

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