La Gioconda, storie e misteri del quadro più ammirato al mondo. Cent'anni fa il furto per riportare il quadro in Italia
Il sorriso, lo sguardo e il suo nome: il dipinto di Leonardo è ancora studiato e discusso da scienziati di tutto il mondo
E' il dipinto italiano più famoso al mondo, il più ammirato con oltre trentamila visitatori al giorno. Su di lei hanno scritto poeti, registi, scienziati, narratori, giornalisti e musicisti, tutti attratti dal fascino mistico del suo sorriso e dall'enigma attorno allo sguardo che hanno ispirato pure la psicologia e le neuroscienze. Eppure dopo cinquecento anni la Gioconda, dipinta da Leonardo da Vinci tra il 1503 e il 1506 su una piccola e sottile tavola di pioppo e oggi custodita al Museo del Louvre di Parigi, nasconde ancora tanti misteri. Uno degli ultimi pare essere chiarito: lo storico Silvano Vinceti ha identificato il paesaggio sullo sfondo come la campagna di Laterina, in provincia di Arezzo, e il ponte che si vede sulla destra del dipinto sarebbe il ponte etrusco-romano chiamato Romito; la certezza arriva dopo una accurata e complessa analisi tra documenti d'archivio, fotografie aeree e ricostruzioni virtuali che hanno identificato il ponte e la campagna circostante.
Ci sono però ancora tante domande senza risposta attorno al celebre quadro di Leonardo: chi è la donna ritratta? Quale significato ha il suo sorriso? E perché ancora oggi si dice Mona Lisa Effect per riferirsi allo sguardo di alcuni ritratti?
Monna Lisa, Isabella, Caterina?
La donna ritratta da Leonardo sarebbe Lisa Gherardini, la moglie di un certo Francesco del Giocondo, nobile e mercante fiorentino: lo afferma lo storico Giorgio Vasari, secondo cui "Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto". Lo stesso Vasari però descrive alcuni dettagli del dipinto che oggi non vediamo, come le sopracciglia della donna e le fossette sulle guance: sono tratti che Leonardo cancellò in un secondo intervento pittorico, oppure lo storico parla di un ritratto diverso? Per alcuni la figura non è Monna Lisa ma Isabella d'Este, marchesa di Mantova che accolse Leonardo nella sua corte e gli commissionò diversi dipinti, per altri si tratta di Caterina Buti del Vacca, madre del pittore.
Un sorriso un po' così
Tante anche le interpretazioni del sorriso, considerato equivoco ed enigmatico: l'espressione della Gioconda ha stimolato teorie diverse e scomodato persino il padre della psicanalisi Sigmund Freud che scrisse "possibile che Leonardo fu affascinato dal sorriso di Monna Lisa perché destava qualcosa che era rimasta a lungo addormentata nella sua mente, probabilmente un vecchio ricordo". Di recente, poi, gli studiosi italiani Luca Marsili, Lucia Ricciardi e Matteo Bologna hanno pubblicato per la casa editrice Elsevier 'Unraveling the asymmetry of Mona Lisa smile', risultato di un esperimento su 42 persone a cui veniva mostrata la bocca di Monna Lisa nelle sue due metà, quella destra e quella sinistra. Tutti gli osservatori giungevano alla stessa conclusione: il lato destro della bocca suggeriva un'espressione seria e triste, quella sinistra felice. Leonardo non può aver sbagliato, suggeriscono gli scienziati: ha volutamente dipinto il sorriso della donna asimmetrico, conferendo al viso quell'aspetto ambiguo che tutti riconosciamo.
Lo hanno chiamato Monna Lisa Effect: è l'espediente pittorico di uno sguardo che in apparenza "segue" il visitatore, un effetto visivo che proprio dall'espressione della donna di Leonardo prende il nome. E invece oggi sappiamo che la definizione è impropria: due ricercatori dell'Università di Bielefeld, in Germania, hanno raccolto oltre duemila valutazioni sull'osservazione del dipinto e sono giunti alla conclusione che lo sguardo della donna è rivolto verso un angolo di osservazione laterale rispetto al chi si trova di fronte al quatro.
La Gioconda sulla parete di cucina
Risolto, invece, il mistero del furto più celebre e discusso della Gioconda: la notte della domenica del 2 agosto 1911 l'italiano Vincenzo Peruggia, ex impiegato del Louvre, si intrufolò nel museo e si rinchiuse in un ripostiglio passandoci la notte; la mattina seguente, approfittando di un momento di assenza delle guardie, prese il dipinto, lo sfilò dalla cornice, lo nascose sotto il cappotto e uscì. Il furto, ben raccontato cent'anni dopo dal giornalista Stefano Bucci sul Corriere della Sera, venne denunciato solo il giorno dopo ma le ricerche degli investigatori non portarono a nulla: il capolavoro di Leonardo pareva svanito nel nulla. Un anno dopo un antiquario fiorentino ricevette una lettera che diceva “Il quadro è nelle mie mani, appartiene all’Italia perché Leonardo è italiano” con una richiesta di 500 mila lire. Il ladro, attirato a un appuntamento, venne arrestato, processato e condannato a poco più di un anno di prigione; dichiarerà di aver passato due anni “romantici” ammirando la Gioconda sulla parete della sua cucina. Il quadro sarà poi esposto per alcuni mesi agli Uffizi di Firenze, a Roma e Milano, e tornerà al Louvre accolto da una cerimonia solenne il 4 gennaio 1914, dopo aver trascorso tre anni in Italia. Sarà l'ultimo soggiorno di Monna Lisa nel Paese.