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Uomini contro le donne dell'arte. Da Artemisia a Marina Abramovic, lo racconta il museo di Peggy Guggenheim

Alessandra Montalbetti tiene lezioni online per la Collezione veneziana. E in questa intervista a Tiscali ricorda la forte disparità di genere anche nella cultura: "quanti direttori di musei sono donne?"

Stefano Milianidi Stefano Miliani   

Per entrare al Metropolitan Museum le donne devono essere nude?” Con questa domanda le artiste e attiviste Guerrilla Girls (clicca qui per il loro sito) registravano un semplice fatto in un manifesto: le artiste, che nel ‘900 non hanno certo scarseggiato, nelle sezioni di arte moderna del museo newyorkese sono appena il 4%, viceversa i nudi femminili sono il 76%. Non è contabilità, è un dato che vuol dire tanto. Muove da constatazioni simili “Arte alle Donne!”, un bel corso on line che per la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia tiene la storica dell’arte Alessandra Montalbetti , della Pinacoteca di Brera e responsabile della didattica nella associazione degli Amici del museo milanese.

La sede non è casuale: il museo sull’arte moderna sul canale espone la raccolta di una collezionista geniale nel comprendere prima di molti altri le opere delle Avanguardie storiche e artisti come Max Ernst o Mirò e Calder: infatti Peggy Guggenheim non era una figura eccentrica dagli accessori bizzarri come viene talvolta descritta, aveva una personalità forte e una mente che guardava oltre i consueti orizzonti.

Peggy Guggenheim nella barchessa di Palazzo Venier dei Leoni con copricapo (Ago Egungun); Venezia, fine anni ‘60. © Photo Archivio Cameraphoto Epoche. Fondazione Solomon R. Guggenheim. Donazione, Cassa di Risparmio di Venezia, 2005

Il corso ha sei lezioni di Alessandra Montalbetti che partono l’11 ottobre, si tengono in diretta su Zoom alle 19 fino a novembre, sono riservate ai soci della Collezione, ci si può iscrivere ma il primo appuntamento è gratuito e aperto a tutti. Come spiega il museo stesso, la storica dell’arte spazia da autrici del tardo ‘500 e ‘600 quali Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana e Fede Galizia per parlare delle protagoniste delle avanguardie storiche come Sonia Terk Delaunay e Georgia O’Keeffe. Montalbetti e arrivare a nostri tempi con figure come Louise Bourgeois, che davanti al Guggenheim di Bilbato ha una sorta di magnifico ragno gigante, e Marina Abramović. La studiosa non intende trascurare, critiche d’arte e galleriste come Lea Vergine, Palma Bucarelli, Peggy Guggenheim “toccando infine figure femminili sconosciute ma protagoniste di celeberrimi capolavori”, informa il museo

Clicca qui per il sito del museo

Per informazioni: tel. 041 2405429 o membership@guggenheim-venice.it.

Chi è Alessandra Montalbetti: clicca qui

Professoressa Montalbetti, partiamo dalla domanda delle Guerrilla Girls ripresa dal comunicato del museo: “Solo le donne nude possono entrare nei musei?” Cosa significa questo interrogativo? È ancora così?

Il gruppo delle Guerrilla Girls sottoponeva all’attenzione del pubblico di una rassegna ospitata in un prestigioso museo, di conseguenza un pubblico ritenuto “colto”, che il mondo dell’arte, apparentemente libero e ribelle alle convenzioni sociali, in realtà non era così anticonvenzionale perché le donne artiste erano presenti in numero davvero sproporzionato rispetto agli artisti, mentre i loro dipinti ritraggono sovente donne. Se oggi è ancora così? L’innovativa Biennale di Venezia sceglie due curatrici, due donne per il compito solitamente svolto da un uomo, solo nel 2005: Rosa Martinez e Maria de Corral. E solo con l’attuale 17esima Biennale di architettura siamo giunti al medesimo numero di architetti uomini e donne che espongono i loro lavori.

Da quanto leggiamo nel suo corso lei parte da Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana e Fede Galizia, passa per pittrici magistrali del ‘900 modernista come Sonia Terk Delaunay e Georgia O’Keeffe e arriva a personalità come Louise Bourgeois e Marina Abramović. Quale percorso unisce queste artiste così diverse?

Il percorso non pretende assolutamente di essere esaustivo, ma dimostra che, anche se in secoli diversi e lontani, le artiste hanno sempre trovato, sul loro percorso, uomini che hanno provato ad ostacolarle, per fortuna, senza successo, rendendole, al contrario, più convinte.

In Italia ogni giorno o quasi un uomo ammazza una donna e magari si suicida così evita pure di rispondere del suo crimine. Parlare del ruolo delle donne nell’arte può indirettamente aiutare a prendere consapevolezza di questa piaga che è culturale, sociale, non di pochi maschi isolati? Oppure la cultura può incidere poco? 

La cultura è vita, è quotidianità e questo dovrebbe essere percepito da tutti. Ecco, credo che un corso che parla solo di donne, che racconta della loro tenacia, possa contribuire, anche se in piccola parte, a rendere consapevoli che “l’altra metà” esiste, ha una voce e dei diritti inalienabili. A questo proposito, vorrei ricordare una frase di un grande pensatore, il rabbino Elia Benemazegh: “se non ne parlerete, li ucciderete un’altra volta”. Tutto può contribuire alla diffusione di un atteggiamento diverso.

In una conversazione con Tiscali a proposito della recente mostra trentina su Fede Galizia, la critica d’arte Teresa Macrì ha parlato del rischio di rinchiudere le artiste in un “ghetto” (clicca qui per l’intervista) Lei è d’accordo o no?

Non desidero che si organizzi una rassegna dedicata ad un’artista solo perché devono essere rispettate le cosiddette quote rosa, ma se scorro l’elenco delle mostre aperte ora in Italia o in Europa o, addirittura, nel mondo, quante sono dedicate a donne?

Qualcosa è cambiato a livello di potere istituzionale nella cultura in Italia? Pensando per esempio a Giovanna Melandri presidente del Maxxi, a Carolyn Christov-Bagarkiev che dirige il Castello di Rivoli o Cristiana Perrella che guida il Centro Pecci di Prato *, avere figure di spicco in alcuni musei molto importanti d’arte contemporanea è un dato rilevante o marginale?

Abbiamo già avuto donne al comando di importanti musei, come Fernanda Wittgens (1903-1957) alla Pinacoteca di Brera a Milano e Palma Bucarelli (1910-1998) alla Gnam – Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, esempi celebrati e raccontati in molti libri. Ma è sempre e solo una questione di proporzione: quanti direttori di musei sono donne?

*** *** *** 

* Aggiornamento della serata di venerdì 8: il Cda del Pecci ha annunciato la revoca dell'incarico a Cristiana Perrella che avrebbe dovuto restare in carica fino al 2024.   

 

Stefano Milianidi Stefano Miliani   
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