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Un tuffo nell’assurdità del quotidiano tra creature, simboli e la devastazione del consumismo

La realtà “Non è quel che sembra” nella straordinaria mostra di Bertozzi & Casoni. Il Labirinto della Masone, in provincia di Parma, sta per riaprire al pubblico con una imperdibile mostra

Giacomo Pisanodi Giacomo Pisano   
Un tuffo nell’assurdità del quotidiano tra creature, simboli e la devastazione del consumismo

Saper leggere il mondo che viviamo, i suoi contrasti, le follie che lo caratterizzano è impresa molto difficile. L’artista, per sua vocazione, si fa carico di questo arduo compito e tenta di tradurre col linguaggio dell’estro una realtà complessa da raccontare, a volte piena di assurdità. Il Labirinto della Masone, parco culturale costruito nei pressi di Fontanellato, in provincia di Parma, sta per riaprire al pubblico con una mostra che si nutre di questi contrasti e che allude all’impossibilità di catturare un’univoca essenza della vita: “Non è quel che sembra”, del suo di ceramisti Bertozzi & Casoni, dal 14 settembre 2024 fino al 7 gennaio 2025.

Gli artisti

Il duo composto da Giampaolo Bertozzi e da Stefano Dal Monte Casoni, scomparso nel 2023, si è formato nel 1980 a Imola, con il preciso intento di smontare il luogo comune che relega la ceramica ad arte meramente decorativa, depotenziandone dunque la capacità di esprimere concetti profondi. La tecnica ceramica tradizionale faentina, grazie al lavoro di riflessione e sperimentazione operato da Bertozzi e Casoni, è stata arricchita da un livello tecnico e un’interazione con la contemporaneità tali da essere apprezzata in tutto il mondo.

La mostra che non ti aspetti

Creazioni che guardano al mondo contemporaneo, che lo propongono in una versione concettuale eppure iper realistica, cariche di riferimenti alla cultura pop perché il messaggio arrivi forte e chiaro: questo è il percorso iconografico allestito per il Labirinto del Masone. In bilico fra ironia e critica al consumismo le creazioni di Bertozzi & Casoni denunciano il disfacimento della società, giocando con le provocazioni ma mai in modo scontato. Ad esempio nella sala dedicata al Parmigianino troviamo “Flamingo”, scultura composta da due fenicotteri di cui uno con il collo reciso popolato di farfalle, o “Sedia elettrica con farfalle” ospitata nella saletta dedicata alle vanitas, Nelle gallerie dove sono esposti i volumi della casa editrice Franco Maria Ricci ci sono due opere in cui i libri, preziosi alleati della conoscenza, sono affiancati da cibo e tazzine sporche di caffè.

Nella prima sala dello spazio espositivo il pubblico trova può ammirare la serie delle stagioni ispirate a quelle celebri di Arcimboldo: accanto a frutta, fiori e piante si aggiunge la terribile Quinta stagione, realizzata con cavi elettrici, spazzatura e plastica. Un monito angosciante si leva da “Caretta Caretta”, una tartaruga marina adagiata sopra un tavolo veterinario, impigliata nelle reti da pesca. La morte e la vita dipendono dalla mano dell’uomo, ancora una volta. Riuscirà a salvarsi? E noi riusciremo a non condannarci all’estinzione?

La seconda sala racconta il disincanto dei piaceri terreni, l’opera Resistenza 2” è una grande tavola coperta dagli avanzi di un banchetto, colma di rifiuti e di cibo sprecato: è la condanna al consumismo più bieco che affligge la nostra società.

L'ultima sala offre una nota di speranza: nuove forme di vita emergono dalle macerie della decadenza umana, pianti e animale si riappropriano dell’ambiente che è stato loro sottratto, tentando di sopravvivere in mezzo agli scarti. Il gusto per ciò che è abbandonato e inerme non è solo un fattore artistico ed estetico ma anche il segno di una volontà tesa alla sostenibilità, al recupero, alla seconda chance.

Giacomo Pisanodi Giacomo Pisano   
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