Il misterioso fascino della civiltà dei nuraghi conquista l'Europa: la mostra imperdibile
Una rassegna in tour a Berlino, San Pietroburgo, Salonicco e Napoli. L’archeologo Muscolino: «L’antichità sarda affascina ma va fatta conoscere meglio». Sciolto il nodo sui Giganti di Mont’e Prama: tutti a Cabras, nasce una Fondazione
Dalle tombe di giganti a Lu Brandali a Santa Teresa di Gallura nell’estrema punta settentrionale della Sardegna, al Nuraghe Candelargiu a San Giovanni Suergiu poco più a sud di Cagliari sul versante occidentale, l’isola è un concentrato unico di memoria dal passato remoto incastonata in scenari naturali di incanto o di aspra bellezza. Si ripromette anzi tutto di far conoscere una storia di antiche civiltà una mostra itinerante che vede la prima tappa appena iniziata a Berlino al Museo Nazionale per la Preistoria e la Protostoria fino al 30 settembre, la seconda tappa a San Pietroburgo al Museo Ermitage dal 19 ottobre al 16 gennaio 2022, al Museo Archeologico Nazionale di Salonicco dall’11 febbraio al 15 maggio 2022, infine al Museo Archeologico Nazionale di Napoli dal 10 giugno all’11 settembre del prossimo anno: “Sardegna Isola Megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo”, recita il bel titolo della rassegna promossa dalla Regione Sardegna con più istituzioni e ultima tappa di un progetto di “Heritage Tourism” finanziato dall’Unione Europea sull’archeologia sarda nel Mediterraneo.
Dai bronzetti al Pugilatore di Mont’e Prama
Con bronzetti, statuine di soldati, donne sedute con figlio, armi, anfore, bacili, terracotta, foto e documentazioni di dolmen, menhir e nuraghi, più il Pugilatore dal musei cagliaritano che è uno dei giganti ritrovati nella necropoli di Mont’e Prama a Cabras (Oristano), la mostra vuole portare chi visita in un viaggio dove al cuore si trova la civiltà nuragica che iniziò a erigere i nuraghi dal 1800-1600 a. C. e punteggiano gran parte del territorio sardo.
L’archeologo Muscolino: «Perché i nuraghi affascinano»
Tra i coordinatori del comitato scientifico ha un ruolo di primo piano Francesco Muscolino, 45enne, dall’autunno scorso alla guida del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari diventato istituto autonomo con la sua nomina e direttore ad interim della Direzione Regionale Musei Sardegna.
«Questo progetto nasce da lontano – spiega l’archeologo a Tiscali Cultura – Nasce nel 2017 da un’iniziativa con fondi europei gestiti dalla Regione in collaborazione con istituti ministeriali sardi, in particolare l’allora Polo museale della Sardegna poi sdoppiatosi nella Direzione regionale dei musei e nel Museo autonomo di Cagliari. Rispetto ad altri progetti all’estero in questo caso non abbiamo stranieri che organizzano e chiedono, è un progetto nato quasi tutto interno al Ministero della Cultura». Con quale motivazione è nato il progetto, da quale spunto? «Dalla necessità di far conoscere meglio l’archeologia sarda, dato che è poco conosciuta dal grande pubblico soprattutto all’estero. Questa mostra è estremamente rappresentativa della fase più antica della Sardegna». Viene da chiedersi se il preparare la rassegna ha portato novità nelle conoscenze di quel passato. «Non direi, sono pezzi noti», risponde l’archeologo. Sul fronte scientifico peraltro gli interrogativi sulla funzione dei nuraghi hanno avuto più ipotesi.
Costruiti con blocchi di basalto, trachite e granito, “tutti accomunati dalle torri a tholos (sistema di copertura)”, come ricorda la nota stampa, cosa sono i nuraghi? «Sono strutture di fortificazione e allo stesso tempo centri di potere del territorio, in alcuni casi molto imponenti», osserva Muscolino. Che, viene da ricordare, esercitano un fascino profondo. Da dove scaturisce? «I nuraghi affascinano per la loro bellezza strutturale, sono costruzioni notevoli in grossi blocchi ben lavorati, sovrapposti a secco, e anche gli interni affascinano con le volte a pietra aggettanti una sull’altra», ricorda il direttore del museo cagliaritano. Che, invitato a pronunciarsi su quali nuraghi preferisca, per gusto suo, dice: «A livello personale? Come direzione regionale dei musei dico Barumini (il Nuraghe Su Nuraxi nel centro sud, ndr), che è Patrimonio Unesco, e trovo molto bello il nuraghe Losa di Abbasanta (in provincia di Oristano, ndr)».
Bronzetti, collane e altro: cosa c’è in mostra
Cosa propone dunque questa rassegna che in Italia, nel “continente”, potremo vedere all’Archeologico di Napoli? Anfore, collane in ambra, ex voto figurati in bronzo (i cosiddetti “bronzetti”) che raffigurano uomini, donne, animali, oggetti, edifici. Il Pugilatore di Mont’e Prama, prestato dal museo archeologico cagliaritano, è in rappresentanza della quarantina di imponenti sculture di guerrieri, arcieri e pugilatori, accanto a modelli di nuraghe, complesso scultoreo senza eguali con cui una aristocrazia celebrava sé stessa e il suo potere: un capolavoro collettivo che lascia aperte più interpretazioni, realizzato quando, avvertono gli organizzatori, “la civiltà nuragica era ormai al tramonto”, un complesso venuto alla luce di recente, dal 1975 in poi.
Giganti di Mont’e Prama: nasce la Fondazione a Cabras
Visto che prende parte al tour un “Gigante” di Mont’e Prama del museo cagliaritano, v’è da registrare la nascita della Fondazione Mont’e Prama che sarà la nuova casa delle sculture oggetto, oltre che di meraviglia e di studi, di uno scontro quest’inverno sulla gestione tra Comune di Cabras che temeva uno scippo in occasione di restauri e la Soprintendenza di Cagliari e Oristano. Il nuovo istituto scioglie il nodo: vince Cabras. Lo hanno creato il Ministero della cultura con il ministro Dario Franceschini, la Regione Sardegna con il presidente Christian Solinas e il Comune di Cabras con il sindaco Andrea Abis.
Il dicastero affida quindi alla Fondazione il complesso delle sculture di Mont’e Prama oltre all’ampliamento del Museo Archeologico di Cabras, l’area archeologica di Tharros, la Torre di San Giovanni e l’ipogeo di San Salvatore. Nel consiglio d’amministrazione, presieduto dal giornalista ed ex direttore dell’Unione Sarda Anthony Muroni, siede tra l’altro il jazzista sardo Paolo Fresu