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La vita come un'opera d'arte. Apre al pubblico la casa di Giacomo Balla

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   

La vita quotidiana come un'opera d'arte totale: Giacomo Balla, artista tra i più influenti del movimento futurista italiano, non concepiva la separazione tra esistenza e creatività. E la casa che ha abitato per quasi trent'anni in via Oslavia a Roma ne è uno splendido, sorprendente esempio tra decori, mobili, arredi e oggetti autocostruiti e stanze completamente immerse nei colori e nel design. Oggi l'appartamento è finalmente aperta al pubblico: da venerdì 25 giugno si potrà visitare all'interno del grande progetto "Casa Balla, dalla casa all'universo e ritorno", idea della Fondazione MAXXI che in contemporanea ospita una mostra di artisti e designer in dialogo con le opere di Giacomo Balla.

Da Torino a Roma, una vita di studi e creatività.

Nato a Torino nel 1871, Giacomo, figlio di una sarta, Lucia Giannotti, e del chimico Giovanni, studiò arte, musica e fotografia fin da giovanissimo. Dal capoluogo piemontese si trasferì a Roma nel 1895 e qui rimase fino alla morte, nel 1958. Dopo essersi affermato come pittore divisionista sposò in pieno il movimento futurista di cui divenne uno degli esponenti più celebri e autorevoli: iniziò a firmarsi FuturBalla, e insieme a Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Gino Severini e Luigi Russolo firmò il "Manifesto dei pittori futuristi" e il "Manifesto tecnico della pittura futurista", una vera dichiarazione di fiducia incondizionata sul progresso e rifiuto di quanto faceva parte del passato.

La casa futurista.

L'estetica futurista iniziò a permeare la vita stessa di pittori, musicisti, scrittori e scultori, e Giacomo Balla ne fu esempio per tutti: “Noi futuristi vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l'universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente” scriveva in “Ricostruzione futurista dell'Universo" firmato insieme a Fortunato Depero. E cominciò proprio dal suo quotidiano: nel 1929 Giacomo lasciò l'appartamento di via Nicolò Porpora e si trasferì, insieme alla moglie Elisa e le figlie Luce ed Elica nella nuova casa di via Oslavia, nel quartiere della Vittoria. Chi oggi entra a Casa Balla sarà subito accolto dal mondo immaginifico e meraviglioso dell'arte futurista, dal portone con la targhetta/firma FuturBalla ai corridoi coloratissimi con figure geometriche e astratte, dal soggiorno (dove sarà mostrata ai visitatori la versione italiana del docufilm "Balla et le Futurisme" di Jack Clemente, Leone d'oro nel 1972 alla Biennale del Cinema di Venezia) al celebre studiolo rosso dove l'artista e le sue figlie, anch'esse pittrici, dipingevano, alla cucina, che conserva ancora oggi stoviglie di uso quotidiano personalizzate dalla famiglia, interamente coinvolta nelle decorazioni e nella creazione di arredi e utensili realizzati anche con materiali di recupero. La visita a Casa Balla (tutti i giorni tranne il lunedì dalle 11 alle 23 con prenotazione obbligatoria su www.maxxi.art) è un'esperienza preziosa che ci immerge in una realtà, il mondo futurista, che ha fortemente influenzato l'arte, il design e la creatività di oggi.

“Alcune importanti opere lì conservate, tra cui disegni e bozzetti preparatori recentemente restaurati dalla Soprintendenza Speciale di Roma ed esposti in parte nella casa in parte al MAXXI, testimoniano le diverse fasi di ricerca dell’artista torinese – si legge nella nota stampa - da un iniziale periodo figurativista a cavallo tra i due secoli all’estetica e ideologia futurista degli anni Dieci-Venti (come per esempio i tre grandi pannelli de Le mani del popolo italiano) a un ritorno, infine, alla pura rappresentazione del reale nell’ultima parte della sua vita". Casa Balla raccoglie inoltre diverse opere pittoriche delle figlie Luce ed Elica.

La curatrice: "Una modernità familiare".

“Quella immaginata da Balla e dalle sue figlie è una modernità che oggi ci risulta molto familiare – sottolinea Domitilla Dardi, curatrice per il Design del Maxxi e curatrice del progetto Casa Balla insieme al direttore del Maxxi Bartolomeo Pietromarchi - parla di superamento delle barriere disciplinari, di contaminazioni e commistioni concettuali, di convivenza tra linguaggio astratto e figurativo. E soprattutto di identificazione tra arte e vita: vivere senza soluzione di continuità la propria arte è quello che rende il loro un 'progetto diffuso' che riguarda i quadri tanto quanto i piatti di ogni giorno, le sculture, gli arredi, ma anche i vestiti che indossavano diventando essi stessi opere d’arte semoventi. Non a caso i grandi progettisti degli anni ‘70 avevano trovato in questo approccio le loro radici e i contemporanei riescono con agilità a proseguirne la riflessione, oggi che quel futuro è divenuto il nostro presente”. 

Vestito per Luce, Fondazione Biagiotti Cigna

La mostra al Maxxi.

Il progetto "Casa Balla, dalla casa all'universo e ritorno" non si esaurisce nella visita all'appartamento di via Oslavia: imperdibile la mostra nella Galleria 5 del Maxxi, inaugurata il 17 giugno, che mette a confronto opere di Giacomo Balla  con otto nuove produzioni di architetti, artisti e designer contemporanei internazionali: Ila Bêka e Louise Lemoine, Carlo Benvenuto, Alex Cecchetti, Jim Lambie, Emiliano Maggi, Leonardo Sonnoli, Space Popular, Cassina con Patricia Urquiola. Il progetto è prodotto e realizzato dal MAXXI in collaborazione con la Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle arti e Paesaggio, con il supporto della Direzione generale Creatività contemporanea del Ministero della Cultura e il contributo di Banca d’Italia e degli sponsor Laura Biagiotti, Mastercard e Cassina

(Le immagini sono di Fondazione Maxxi)

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