Dal giaguaro che preda il caimano all’orso polare e all’ermellino ballerino: quanti animali meravigliosi. Le foto
A Milano arrivano in mostra i migliori scatti del “Wildlife Photographer of The Year” 2024, a Lodi il Festival della fotografia etica riserva spazi agli abitanti della natura
Quante meraviglie riservano gli animali. Guardarli può dare gioia. Nella zona umida del Pantanal in Brasile un giaguaro a pelo d’acqua serra il cranio di un caimano che tenta disperatamente, e inutilmente, di liberarsi da quella morsa potente. Un predatore che si mangia un altro feroce predatore: in quell’area ricca di fiumi e vegetazione i giaguari nuotano o si tuffano di frequente e assalgono vicino a riva i pericolosi rettili, ne addentano la testa o la parte corrispondente alla gola e li trascinano a terra tra il fogliame dopo aver lottato anche sotto la superficie dell’acqua. Le capacità anche natatorie di quei felini sono stupefacenti e vi stiamo riepilogando una delle foto che affiancano questo articolo, “Deadly Bite – Morso mortale”: l’ha scattata il britannico Ian Ford e ha la “Menzione d’onore” nella 60esima edizione del “Wildlife Photographer of The Year”, l’annuale concorso con mostra sulle foto naturalistiche più riuscite organizzato a livello internazionale dal gradevolissimo e istruttivo Natural History Museum di Londra.
In Italia la rassegna si terrà dal 22 novembre 2024 al 9 febbraio 2025 al Museo della Permanente di Milano, in contemporanea alla mostra londinese: la organizza l’Associazione culturale Radicediunopercento presieduta da Roberto Di Leo e proporrà 100 foto vincitrici o finaliste scelte tra i 59.228 scatti provenienti da 117 paesi. Le 15 foto della gallery divulgate hanno ricevuto la menzione d’onore in vista della premiazione dei vincitori fissata per l’8 ottobre 2024.
L’ermellino danza, le foche dormono
Come è prassi, le foto hanno tutte una loro storia. Un ermellino salta sulla neve e si avvita in aria: è stupefacente, lo ha fotografato a mezz’aria lo spagnolo Jose Manuel Grandío e quel che a noi umani appare come una “danza” forse è un tentativo di confondere una preda o sono movimenti per placare un’infezione. Invece lo squalo agganciato da un peschereccio spagnolo nell’Atlantico meridionale e ripreso dal sudafricano Tommy Trenchard da una nave di Greenpeace testimonia come ogni anno vengano catturati circa 80 milioni di squali e che tre quarti delle specie di questi pesci rischiano l’estinzione. La britannica Tamara Stubbs ha inquadrato due foche mentre dormono sulla superficie dell’acqua tra i ghiacci del Polo sud e sebbene siano “protette da accordi internazionali – recita la didascalia – sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere l’impatto del cambiamento climatico e del turismo”.
Il Pantanal del giaguaro da mesi brucia
Il giaguaro nel Mato grosso brasiliano a prima vista non corre troppo pericoli: “la zona umida del Pantanal ospita la più alta densità di giaguari al mondo”, ricorda sempre la didascalia di Wildlife Photgrapher of the Year. Invece il felino e neppure i caimani possono stare tranquilli, nonostante con il governo Lula la deforestazione abbia rallentato il passo (ma non si è fermata) rispetto a Bolsonaro. Il Brasile è attraversato da mesi da una siccità distruttiva e “Green and Blue”, la sezione sull’ambiente di Repubblica e Repubblica.it, proprio in questi giorni ci ricorda che nel paese latino americano “le emissioni totali cumulative di carbonio stimate finora nel 2024 sono state superiori alla media, con circa 183 megatonnellate di carbonio fino al 19 settembre, seguendo un percorso simile a quello dell’anno record di emissioni del 2007. Le emissioni di settembre hanno finora rappresentato quasi 65 megatonnellate di questo totale. Ciò è dovuto in gran parte alle emissioni di incendi boschivi nella regione amazzonica, in particolare negli Stati di Amazonas e Mato Grosso do Sul (dove si trova la maggior parte delle zone umide del Pantanal)”. Brutte notizie dunque.
I gufi ci osservano, il ragno ricorda David Bowie
Di fronte alle preoccupazioni possiamo sorridere guardando i due gufi fulvi che osservano le persone che li guardano dai rami in un parco a Monaco di Baviera e “catturati” da Sasha Jumanca; oppure possiamo immaginare scenari come fossero fiabe con il profilo dei due pavoni fotografati dalla piccola Shreyovi Mehta nel parco nazionale di Keoladeo nel Rajastan in India; ancora, possiamo ripensare a David Bowie guardando la foto, scattata in Malesia da Lam Soon Tak, del Ragno Ziggy, animaletto che quando lo scoprì nel 2008 l’aracnologo Peter Jager dedicò alla rockstar di cui era un fan perché i colori gli ricordavano il personaggio bowiano di Ziggy Stardust.
Etica a Lodi 1: la speranza degli orsi in nome di Jane Goodall
Salvaguardia della natura, attenzione ai suoi abitanti che non siano solo noi umani, sono argomenti che trovano una finestra aperta anche al benemerito Festival della fotografia etica di Lodi, nel milanese, quest’anno in cartellone dal 28 settembre al 27 ottobre. Nella gallery avrete visto un orso seduto a riva in uno scenario dai colori cangianti. Lo ha ritratto Michelle Valberg e viene esposto nella mostra collettiva con una quarantina di immagini nello Spazio Environment, alla Cavallerizza: organizzata dal festival insieme all’organizzazione no profit Vital Impcats l’esposizione mostra si intitola “The Nature of Hope. Come si coltiva la speranza”, include scatti di renne in un paesaggio fiabesco e innevato o di un elefante nella foresta, vuole essere un tributo ai 90 anni di Jane Goodall, al suo impegno ambientalista, all’antropologa ed etologa che tanto ha studiato gli scimpanzé nell’Africa centrale per conoscere la loro intrigante vita sociale.
Etica a Lodi 2: le volpi salvate
Sempre dal 28 settembre al 27 ottobre al Festival della fotografia etica, nello Spazio Outdoor ai giardini pubblici di Lodi si può vedere la mostra “Rescued Foxes Find Refuge” di Robin Schwartz. Con i suoi scatti spesso ricchi di affetto la fotografa documenta la vita nel santuario “Save a Fox” in Minnesota, negli Stati Uniti, fondato da Mikayla: qui trovano rifugio animali scartati da allevamenti, quelli esotici che i proprietari hanno cacciato via, esemplari del territorio che per qualche ragione non possono più tornare in natura come visoni, una lince e un coyote. Un’altra storia di speranza.
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