Uffizi, aumenta il biglietto: costa più che al Louvre. E' polemica feroce. Montanari è molto duro
Il museo fiorentino ha alzato il prezzo del biglietto "per i costi energetici". Ci sono riduzioni, è vero, ma in una raccolta che è anche un simbolo pubblico di una città e di un Paese il criterio per selezionare i visitatori è quello del portafoglio, quindi per censo


Da mercoledì 1° marzo se volete visitare gli Uffizi dalle 9 di mattina in poi e senza riduzioni, vi costano 25 euro tondi tondi invece dei 20 praticati fino all’autunno scorso. Vale fino al 30 novembre con i nove mesi in mezzo considerati alta stagione. Per chi entra tra le 8.15 e le 9 c’è uno sconto: l’ingresso costa 19 euro. Chi ha meno di 18 anni entra gratis, chi meno di 25 paga due euro. Ci sono altre riduzioni, tuttavia il passaggio ha fatto scalpore: su indicazione del consiglio d’amministrazione del museo, con l’autonomia concessa a una serie di musei dall’ex ministro della cultura Dario Franceschini nel 2015, il direttore Eike Schmidt può stabilire le tariffe e ha optato per un incremento da 20 a 25 euro nell’alta stagione che copre gran parte dell’anno. Fino all’altro giorno, il 28 febbraio, d’inverno il biglietto costava 12 euro. E siccome le Gallerie fiorentine con i loro Giotto, Botticelli, Leonardo, Caravaggio e via dicendo rappresentano la quintessenza di cos’è un museo e sono un emblema tanto della città del giglio come della penisola, ogni mossa qui ha un valore simbolico e una risonanza internazionale di cui bisogna tener conto.
Le Gallerie: rincaro dovuto ai costi dell'energia
Perché quel balzo in avanti? Per il rincaro dei costi energetici, ha risposto il museo alle polemiche. Come era facile prevedere, l’incremento a 25 euro ha dato fuoco alle polveri. Una famiglia di quattro persone adulte verrebbe a spendere 100 euro. Ci sono le riduzioni, è doveroso ricordarlo, eppure qui entra in gioco un principio piuttosto semplice: riconoscendo che un istituto pubblico deve prestare attenzione alle finanze, il portafoglio è il criterio per fissare l’accesso alla cultura quando è un bene pubblico ovvero dello Stato?
Ricordando che Schmidt ha deciso grazie all’autonomia riconosciuta ai più musei dal predecessore, il ministro Gennaro Sangiuliano ha approvato prendendo le misure su una famiglia nordamericana dicendo che se spende 10-20mila euro per una vacanza in Europa può ben permettersi la spesa in più degli Uffizi. Il titolare del Collegio romano ha ricordato anche le domeniche gratuite una volta al mese istituite da Franceschini e di averle estese al 25 aprile, al 2 giugno e al 4 novembre. Quei maestri dell’arte nel palazzo progettato da Giorgio Vasari, si dirà, varranno bene una spesa simile. Ma il metro di paragone è indicativo di una mentalità che non è legata allo schieramento politico del ministro … Tanto più in una città che ha ormai svuotato il centro storico da molti suoi abitanti lasciandolo territorio solo per turisti o quasi.
Non vengono solo turisti benestanti o dai paesi più ricchi
Già, se si tara la spesa sui ceti benestanti o su chi viene in visita da paesi dalle economie più forti, il discorso può filare. Eppure a Firenze, come a Roma, i turisti coprono un’amplissima fascia sociale, non vengono solo benestanti e così dovrebbe essere. Per di più molti sono studenti, non hanno uno stipendio, oppure sempre più spesso arrivano turisti da paesi meno ricchi degli Stati Uniti e non sono nababbi con la carta di credito in petroldollari. E tanti non hanno il portafoglio gonfio.

In Italia qualche istituto fa già pagare di più. Il magnifico Palazzo Ducale di Venezia (dal quale si accede al Ponte dei sospiri) è comunale e richiede 30 euro includendovi, obbligatoriamente, il museo Correr. D’altronde soggiornare nella città lagunare richiede un bell’impegno, per il portafoglio, e l’edificio con i suoi vasti saloni si adegua.
Da un biglietto che nel 2015 era di 8 euro a star come Dua Lipa
Il museo fiorentino, direte, offre molto di più. Vero. Tuttavia gli Uffizi sono il museo italiano più visitato seguendo due siti archeologici, il Colosseo e Pompei. A proposito di numeri: nell’alta stagione molto spesso se non sempre il museo raggiunge la capienza massima consentita dalle misure di sicurezza, 900 persone in contemporanea che equivalgono a 10mila ingressi in un giorno. Nel 2022 le Gallerie, che comprendono Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli, hanno contato 4 milioni e 66mila visitatori rispetto ai 4 milioni e 392mila del 2019.
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Sull’Espresso del 26 febbraio il direttore Schimdt ha rivendicato il fatto che, grazie a un impegno diretto con video su Tik Tok, e grazie a ospitate ampiamente divulgate di star globali quali Chiara Ferragni o la popstar Dua Lipa, il pubblico di adolescenti nei giorni successivi sale sensibilmente. Il che è un bene, sia chiaro, così va al museo qualcuno che magari prima non ci pensava nemmeno e scopre quanta bellezza custodisce. Ma se una o un sedicenne non viene sfiorato dall’incremento di 5 euro, non guasterà rammentare che in otto anni il prezzo è salito più del 200%, dagli 8 euro del 2015, quando si è insediato Schmidt. Nel 2018 il direttore introdusse il concetto di ingresso stagionale e, nei mesi da marzo a ottobre, lo portò a 20 euro.
Patrizia Asproni approva, Tomaso Montanari boccia
Per la presidente della Fondazione Industria e Cultura Patrizia Asproni, fiorentina, l’incremento a 25 euro non allontanerà i visitatori più desiderati: quelli che soggiornano per più di un giorno in città, non fanno parte della massa del “mordi e fuggi”. C’è da crederle, la Asproni è manager della cultura molto competente, è da sempre attenta al rapporto tra musei, sostenibilità economica e imprese, tuttavia il discrimine resta quello del portafoglio, resta un dato innegabile.
Per Tomaso Montanari, storico dell’arte fiorentino e rettore dell’università per stranieri di Siena, le Gallerie commettono “un gravissimo errore” perché “la cultura diventa sempre più un fatto di censo contro il progetto della Costituzione”. Ed è qui il nodo: deve essere il portafoglio lo strumento per scremare l’accesso un luogo statale (non privato) di cultura che si vorrebbe imprescindibile e per tutti senza distinzioni di censo? Volenti o nolenti, gli Uffizi sono anche un simbolo e i simboli contano.
Cosa dice la Costituzione
Varrà forse citare l’articolo 3 della Costituzione così appassionatamente lodata da Benigni a Sanremo laddove dice: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Soprattutto i costituenti hanno sancito quanto segue. “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Un confronto con Londra, Parigi, Madrid, Amsterdam e Berlino
Qualche confronto può aiutarci a inquadrare dove si colloca il museo-simbolo degli Uffizi nel panorama europeo. A Londra i musei pubblici sono gratuiti e si parla di istituti di primo piano nel panorama mondiale come il British Museum o la National Gallery. A Parigi il Louvre, che è molto più vasto degli Uffizi, costa 17 euro mentre non costa niente per chi dimostra con un certificato di essere disoccupato o ha redditi sociali minimi. A Madrid anche il Prado permette l’ingresso gratuito a chi è senza lavoro, è gratis per tutti nelle due ultime ore di apertura, altrimenti il biglietto intero costa 15 euro. Più caro il Rijksmuseum di Amsterdam (dove ora si tiene la mostra su Vermeer con biglietti già esauriti): 22,50 euro per chi ha più di 18 anni, altrimenti non si paga nulla. La collezione di dipinti degli antichi maestri di Berlino, la Gemäldegalerie dei musei statali della città berlinese, scende a 10 euro.