Sorprese dell'arte: il meraviglioso ciclo dei mesi nel castello di Trento contiene una notizia storica
La Torre Aquila del Castello del Buonconsiglio conserva una spettacolare sequenza medioevale tra lavoro nei campi e sollazzi della corte, inclusa una battaglia a palle di neve: uno spaccato sociale senza deduzioni sbagliate come farebbe qualcuno. Per la prima volta in Italia un acquerello di Dürer
Per rinfrescarci almeno mentalmente in questi giorni d’afa, potremmo pensare ai paesaggi innevati nella pittura. Senza fingersi esperti, a lume di naso diremmo che la raffigurazione occidentale più antica di un luogo innevato si debba cercare nei paesi nordici, magari nei Paesi Bassi dove nel XV e XVI secolo e oltre più pittori hanno rappresentato città e pianure popolate da gente infreddolita sotto un manto bianco. Invece Trento riserva una sorpresa: il più antico paesaggio di neve giunto integro fino a noi in Occidente si trova nel ciclo affrescato sui mesi nella Torre Aquila del Castello del Buonconsiglio, come fa sapere il museo stesso. In primo piano il riquadro di gennaio immortala infatti una divertente battaglia a palle di neve tra nobili dame e signori presso il castello di Stenico (in Trentino) mentre, nella fascia più alta, fuori dalle mura della città due cacciatori con cani vanno in cerca di selvaggina.
La spettacolare sequenza dei mesi (però manca marzo)
La scena rappresenta gennaio in un ammaliante ciclo sui mesi affrescato sulle quattro pareti della torre da tal Maestro Venceslao, che era nella città trentina nel 1397: un artista di origine boema o, forse, un lombardo ben informato sulla cultura figurativa boema dell’epoca e di cui ignoriamo il nome. Le scene, incorniciate da sottili colonne tortili, sono undici invece di dodici perché marzo era sulla parete in legno della scala a un angolo distrutta da un incendio.
Con una minuziosa attenzione alla flora, con una rappresentazione puntuale degli oggetti di lavoro, con la presenza costante della città o delle mura di corte, il ciclo eseguito intorno all’anno 1400 si inserisce nel Gotico internazionale, quello stile diffusosi tra gli ultimi decenni del XIV secolo e la prima metà del ‘400 che incarna lo spirito colto e raffinato delle corti d’Europa. Uno stile attraversato da un sottile senso di caducità: il mondo delle corti sente il terreno sfuggire sotto i piedi poiché sta sopravanzando una società mercantile più pratica, ambiziosa, capace e intenzionata a prendere le redini del potere, certo dell’economia.
Lo spunto è una mostra intorno a Dürer
Lo spunto per parlare del ciclo la offre il Buonconsiglio che, per i cento anni di istituzione del museo nel Castello, ha fino al 13 ottobre “Dürer e gli altri. Rinascimenti in riva all’Adige”: trattasi di una mostra sulla presenza del grande incisore e pittore di Norimberga a Trento e nel Trentino nel 1494-5 e, per lo più, su quanta risonanza ebbe la sua arte sulla cultura figurativa del territorio fino al Tirolo.
Di Albrecht Dürer la rassegna comprende la stupenda tavola della “Adorazione dei Magi” in prestito dagli Uffizi che, nella parte alta a destra, su un picco raffigura il Castello di Arco (nel Trentino). La mostra presenta per la prima volta in Italia di un acquerello dell’artista tedesco prestato dal British Museum di Londra che raffigura il Castello del Buonconsiglio medesimo, ovviamente come si presentava alla fine del ‘400 e non com’è oggi. Inoltre del pittore tedesco si vedono un “Cristo fra i dottori” dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, disegni e riproduzioni di acquerelli.
Dagli altri artisti emerge una figurazione dalle linee spesso dure e dai profili più volte aspri, talvolta contorti, sgraziati, che riflettono anche un fervore religioso e un clima tormentato, conflittuale, corrispondente a quanto stava accadendo e ricordiamo che in Germania Lutero diffuse nel 1517 le sue famose 95 “Tesi” che daranno vita al Protestantesimo e al relativo scisma in alternativa al Cattolicesimo.
Il mondo di corte e quello dei lavori in campagna
Dürer a parte, ben altra lievità e grazia rivestono ai nostri occhi i vivaci riquadri sugli undici mesi nella Torre Aquila. Venceslao, o chi per lui, dipinse giochi, mestieri, lavori di campagna, due mondi contigui: quello di corte, quello di chi lavora in campagna.
Guardiamo ad esempio ad aprile: i contadini arano e lavorano la terra, seminano, mentre due belle fanciulle si dirigono verso la scena di maggio dove, sul loro piano, giovani donne e uomini si intrattengono amabilmente corteggiando o conversando d’amore. Così a luglio: in alto contadini e contadine tagliano il fieno nei campi con tanto di attrezzi, vediamo due pescatori mentre, nella fascia bassa, un giovane nobile porge un falco a una fanciulla perché l’arte della caccia con falco era molto praticata nelle corti dal sud Italia in su. Oppure andiamo al mese di agosto: nella zona alta contadini e contadine raccolgono il grano, in basso nobil signore e signori sono alle prese con la falconeria, attività che richiedeva nobiltà d’animo e altre doti morali e tecniche a chi la praticava e su cui scrisse un trattato l’imperatore Federico II di Svevia.
Disparità sociali senza conclusioni sbagliate (come certi ministri ...)
Lavoro nelle campagne e in parallelo, le delizie e i giochi di nobil signore e signori dunque. Volendo, il ciclo raffigura anche disparità sociali tra chi lavora e chi gode del lavoro altrui. Così possiamo guardarlo oggi, purché non lo si interpreti come una sorta di critica sociale: non era nello spirito della pittura del tempo, tantomeno nello spirito del raffinato Gotico internazionale.
Possiamo leggere il ciclo come una rappresentazione parziale della società, certo, purché non si attribuisca al pittore Venceslao o a chi gli ha commissionato il ciclo, il principe vescovo Georg von Liechtenstein, implicazioni di critica sociale: impensabili all’epoca, se lo facessimo commetteremmo il medesimo grossolano errore di quel ministro che ha voluto annoverare Dante Alighieri tra i precursori di una destra conservatrice quando, tra fine ‘200 e ‘300, quell’ideologia o simili schieramenti semplicemente non esistevano ancora nella mente degli uomini.
La visita alla Torre Aquila si svolge a orari prefissati e con la presenza di un/a custode; un’audioguida accompagna la visita descrivendo in modo chiaro ed essenziale il ciclo dei mesi; ove non fosse chiaro, suggeriamo proprio di non perdersi questo ciclo di affreschi. oltre a visitare tutto il Castello.
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