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Il Gladiatore tra uteri votivi ed ermafroditi: quanto è pop l’antica Roma di Vezzoli, sembra un film di Hollywood

Il Palazzo delle Esposizioni raccoglie sculture romane dai depositi museali, dell’artista e film allestiti come uno spettacolo e un gioco di specchi su vizi (tanti) e virtù (poche). Ma in città altre mostre recuperano opere dai magazzini: ci sarà un perché

Stefano Milianidi Stefano Miliani   

Un nutrito gruppo di uteri votivi in terracotta posati da antiche romane presso il Tevere giace su un ripiano nero; non lontano dorme un ermafrodito in marmo del II secolo d.C. con le natiche femminili bene in risalto, poco oltre un fallo si confonde tra reperti innocenti mentre bianchi busti romani si alternano a busti truccati con colori variopinti; il tutto si abbina a sequenze hollywoodiane e da Cinecittà, fra un trailer per un film con orge su Caligola mai girato e un Nerone dagli occhi spiritati interpretato da Alberto Sordi, fra il gladiatore Russel Crowe prima della battaglia e il primo kolossal italiano “Cabiria” del 1914 introdotto da una sequela di iscrizioni funerarie …
Se il catalogo tra cinema, sculture antiche e sculture fresche di lavorazione che rivisitano l’antico vi appare bizzarro sappiate che è quanto offre il Palazzo delle Esposizioni di Roma da sabato 22 al 27 agosto con la mostra di Francesco  Vezzoli dall’esplicito richiamo felliniano, “Vita dulcis. Paura e desiderio nell'impero romano”: qui l’artista con la giacca del curatore, aiutato dal direttore del museo Stéphane Verger, mescola reperti dagli infiniti depositi del Museo nazionale romano con sue rivisitazioni di sculture romane e spezzoni cinematografici. L’esito? È uno allestimentoin linea con la nostra epoca dove il pop si mescola con il colto, l’antico con il contemporaneo, e l’effetto è, volutamente, spettacolare. Un effetto al quale contribuiscono non poco le luci poste come aureole in una ricercat commistione tra sacro e profano.

Il senso del potere, del sesso, della violenza

Dunque ricapitoliamo: Vezzoli e Verger sono andati a caccia di reperti della civiltà romana nei vari depositi del Museo nazionale; l’artista ha creato sculture o le ha rivisitate restituendo spesso brani di colore e trucchi agli occhi perché la purezza del bianco è stata in realtà un’interpretazione della cultura neoclassica mentre molte statue avevano colori; come in un enorme frullatore, l’artista ha dislocato reperti antichi e pezzi nuovi in sale a tema mentre sulla parete di fondo scorrono brani di film con un manifesto gioco citazionistico. Il senso del potere, il mito, la violenza delle armi, la sensualità, l’erotismo in più declinazioni, etero, omo, bisex, scorrono come un flusso ininterrotto sul set di un film o in mezzo a un allestimento di qualche stilista di moda.

Perché si pesca tanto dai depositi?

C’è un altro aspetto da rilevare e forse significa qualcosa: in questo periodo Roma ripesca reperti dai depositi a tutto spiano e li espone al pubblico. In fondo a questo articolo trovate notizie su mostre nelle tabernae del Parco del Colosseo, nei Musei capitolini, nel Museo nazionale romano stesso e dunque il mondo archeologico dell’urbe sembra attraversato da una febbre per i reperti in magazzino. Ci sarà un perché, no?

Un fattore che favorisce una simile tendenza è comprensibilmente economico: i depositi dei musei statali e comunali romani hanno materiale per esposizioni a non finire e riportarli in superficie non è certo costoso come farsi spedire torsi, busti o Veneri da altre località d’Italia o dal mondo. Questa inclinazione collettiva risponde però a anche un’attitudine culturale. Ora, i depositi museali sono bacini di studio indispensabili (pur se non straripano di capolavori come periodicamente i media si affannano a strombazzare perché fa tendenza), tuttavia gli oggetti votivi, dalle necropoli e a quelli di uso quotidiano, possono evocare molto della vita degli antichi romani al di là di consoli e imperatori. E allora? Allora da un lato forse abbiamo bisogno di agganciare l’aura del passato alla vita concreta dei cittadini di allora, dall’altro i depositi sono una miniera quasi inesauribile a cui attingere per anni senza scapicollarsi troppo per il mondo.

Vizi e virtù 

Quando Vezzoli inscena i presunti “vizi” (tanti) e le “virtù” (poche), dà l’impressione di divertirsi perché il tarlo del moralismo non lo rode. Quel tarlo non lo rode sia quando riprende il “Satyricon” di Fellini né quando proietta il suo trailer hollywoodiano da un film mai girato su Caligola tra orge e bellezze come Milla Jovovich (già mostrato alla Biennale di Venezia nel 2005). Per non dire che quando seleziona spezzoni hollywoodiani di combattimenti a fil di spada e lancia ci ricorda che nel nostro tempo tutto può diventare spettacolo, anche la violenza. E su questo forse non ci siamo allontanati troppo da certi costumi della Roma imperiale, solo che adesso abbiamo la tv e internet. 

Clicca qui per la mostra di Vezzoli al Palazzo delle esposizioni

Veduta con il “Trailer for a remake of Gore Vidal’s Caligula” dalla mostra al Palazzo delle esposizioni di Roma “Vita dulcis. Paura e desiderio nell'impero romano” di Francesco Vezzoli. Foto Stefano Miliani

Reperti quotidiani nelle tabernae del Palatino al Colosseo

Circa 380 dadi piccolissimi per giocare e da usare anche per riti oracolari, un sileno del VI secolo a.C., vasi, bottiglie, un paio di scheletri del X secolo a.C., terrecotte, bottiglie: non aspettatevi oggetti di clamorosa bellezza, le tabernae della Domus Tiberiana ai piedi del Palatino, nel Parco archeologico del Colosseo diretto da Alfonsina Russo, espongono scampoli di vita quotidiana dal X secolo a.C. alle età romane con l’iniziativa “Depositi in mostra”, vale a dire visite guidate per mostrare reperti estratti dai depositi e quelle tabernae che duemila anni fa facevano parte del palazzo imperiale.
Il programma è coordinato dall’archeologa Roberta Alteri e si può partecipare (tre turni per otto persone ogni venerdì fino a luglio) pagando il biglietto del Parco oppure avendo la Membership Card: è obbligatorio prenotare cliccando qui

Clicca qui per il Parco archeologico del Colosseo

L’onore delle statue ai Musei Capitolini

Ai Musei Capitolini nel braccio del Palazzo dei Conservatori accanto al Campidoglio la mostra “Cursus Honorum. Il governo di Roma prima di Cesare” è stata prorogata fino al 24 settembre. La rassegna raccoglie statue e monumenti che celebrano imprese belliche o commissionate per esaltare il prestigio sociale di singole persone e delle loro famiglie. Le sculture provengono dalle collezioni capitoline, in parte dalla bellissima Centrale Montemartini a Ostiense. Il progetto è promosso da Roma Capitale, assessorato alla Cultura, dalla Sovrintendenza capitolina, è curata da Claudio Parisi Presicce e Isabella Damiani, è organizzata da Zètema Progetto Cultura.

Clicca qui per la mostra “Cursus Honorum”

La vita quotidiana nella Roma repubblicana

Sempre nei musei Capitolini fino al 24 settembre, ma a Palazzo Caffarelli, è in corso “La Roma della Repubblica. Il racconto dell’archeologia”. Si tratta di reperti datati tra il V secolo e la metà del I secolo a.C. con ben circa 1800 pezzi in bronzo, pietra locale, in rari casi marmo, soprattutto terracotta e ceramica. L’intento delle varie sezioni è aprire finestre sui santuari, sui palazzi e sulle infrastrutture, sui commerci, sull’identità e il prestigio sociale, su più aspetti della vita e della società dunque nei secoli di età repubblicana.

Clicca qui per “La Roma della Repubblica”

Anche il Museo nazionale romano combina l’antico e il contemporaneo

Dal 4 maggio al 30 luglio in piazza dei Cinquecento presso la Stazione Termini il Museo nazionale romano propone la mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” e nelle vicine Terme di Diocleziano riapre alcune delle grandi aule. Come dice la nota stampa del Ministero della cultura, nell’esposizione troverete circa 300 pezzi greci, etruschi, romani, di genti italiche, medievali, moderni e contemporanei per “esplorare il rapporto complesso e variegato che noi intratteniamo con gli antichi”. Dai calchi di due vittime dell’eruzione del Vesuvio che annientò Pompei a reperti dal santuario di Delfi in Grecia, da una statua femminile di Santorini al bronzo dell’arringatore fino a uno dei giganti sardi di Mont’e Prama a un carro da parata da Civita Giuliana, molti reperti vengono dai magazzini dei musei tanto è vero che la mostra si inserisce nel programma dei “Depositi (Ri)scoperti” del Museo nazionale romano diretto da Verger. Giusto per tornare al discorso sui depositi accennato sopra.
La mostra è promossa dal Ministero della cultura italiano e dal Ministero della cultura e dello sport greco, è organizzato dalla Direzione generale musei e dal museo stesso con Electa, la firmano Massimo Osanna, Stéphane Verger, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoulis, con Pompei e la Scuola Imt Alti studi Lucca e della Scuola superiore meridionale.

Clicca qui per il Museo nazionale romano 

 

Stefano Milianidi Stefano Miliani   
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