Picasso, a 50 anni dalla morte ancora ci insegna a guardare il mondo: vi svelo perché

La visione artistica del celebre pittore domina ancora i dibattiti e fa parlare di sé. Celebrazioni in 38 musei. La violenza pittorica e la capacità di stupire viaggeranno ancora una volta con le sue opere

Picasso, a 50 anni dalla morte ancora ci insegna a guardare il mondo: vi svelo perché

Chi non ha mai guardato con un misto di curiosità, fascinazione e un certo sospetto le tele dell’artista spagnolo Pablo Picasso? E cosa rende di un pittore un indiscusso fenomeno immortale? Il suo tratto in apparenza infantile rivela una visione della realtà senza precedenti e quando, negli anni 20 del Novecento, si affaccia prepotente nel vivace panorama culturale di Madrid, il suo nome finisce sulla bocca di tutti. La sua adolescenza si divide tra accademie d’arte e taverne dove la fama lo precede ma è con l’arrivo a Parigi che Picasso diventa Picasso. L’impatto con la capitale francese, animata da pittori immaginifici come Ingres, Courbet, Delacroix, fu determinante perché tutta la brulicante vita che gli passava davanti divenisse oggetto della sua peculiare interpretazione artistica.

Non solo gloria

Afflitto dal suicidio del suo inseparabile amico Carlos Casagemas Picasso sprofondò nel lutto e iniziò il suo “periodo blu”: pitture livide, in cui il dolore della perdita è evidente. Tornato a Parigi fu notato dal gallerista Ambroise Vallard che lo fece esporre. La mostra non fu accolta bene dal pubblico proprio per via delle atmosfere cupe e Picasso conobbe la miseria. Il trasferimento definitivo nella capitale francese nel 1904 riuscì a restituirgli un po’ di verve e il suo atelier era abitualmente frequentato da poeti, dandies, scrittori e artisti in voga. Un periodo definito dai critici “rosa” in cui l’artista si immerse nel demi monde parigino fatto di cafè notturni, di eccessi da oppio e di amori giovanili.

Picasso, genio immortale

Il fascino onirico e il tratto ingenuo

Picasso nota nelle esposizioni del Salon des Independants le opere di Rousseau: una pittura esotica, immaginifica, realistica e astratta al tempo stesso, e ne rimane stregato. Inizia a nascere dentro di lui un’esigenza nuova e nella primavera del 1907 realizza una delle sue opere più note: Les demoiselles d'Avignon, considerato il primo capolavoro cubista. Il soggetto è trasgressivo: cinque donne nude in un bordello di Barcellona trasfigurate da un tratto totalmente inedito che trascende qualsiasi norma anatomica. Da questo momento in poi Pablo Picasso diviene il genio che scandalizza e sconvolge le prospettive di critica e pubblico. Collabora con Jean Cocteau per scenografie teatrali senza precedenti e si schiera contro Franco e l’insurrezione militare che insanguina la Spagna fissando per sempre quel momento nella monumentale opera “Guernica”. Dopo la guerra, stanco e provato, si reca a Roma dove si avvicina agli intellettuali pacifisti italiani. Qui, ispirato dalla grandezza della pittura Occidentale rivisita alcuni capolavori di Velasquez, Cranach, Courbet e altri. Muore, a 91 anni, ma non muore con lui la sua arte.

Celebrazioni in tutto il mondo

A cinquant’anni dalla sua morte Pablo Picasso sarà celebrato in trentotto musei tra Europa e Stati Uniti, con quarantadue mostre inaugurate dal re e dalla regina di Spagna. La violenza pittorica e la capacità di stupire, legate per sempre a questo straordinario artista, viaggeranno con le sue opere e racconteranno un uomo vero, fatto di eccessi e contraddizioni, con l’indubbio potere di guidare ancora una volta il nostro sguardo verso una lettura nuova del mondo.