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Pistoletto: «Ognuno di noi deve agire per il clima». L’artista agisce con le sue opere

Dopo l’allarme dell’Onu parla un autore sensibile al rapporto con l'ambiente tramite la sua Fondazione e il ciclo del “Terzo Paradiso”: «Bisogna ritrovare un equilibrio con la natura»

Stefano Milianidi Stefano Miliani   

«La natura è il nostro corpo, la nostra esistenza, non siamo robot: abbiamo la tendenza a robotizzarci ma siamo esseri animali con il computer in mano». Se vogliamo salvare il pianeta e noi stessi dobbiamo agire in prima persona, non demandare ogni azione ad altri. E l’arte permette di parlare anche alla parte emotiva. Chi esprime questi concetti a Tiscali Cultura è Michelangelo Pistoletto, uno dei principali artisti al mondo. Salito sul palcoscenico internazionale della cultura visiva come esponente dell’Arte povera nella seconda metà degli anni ’60, l’autore ha mantenuto la piena vitalità creativa senza fossilizzarsi in un linguaggio unico né confinarsi all’ambiente artistico. Al contrario: da anni, anzi da decenni, Pistoletto crea opere in cui si è dimostrato sensibilissimo al nostro rapporto con l’ambiente, con la natura, ai legami tra noi umani: azioni d’arte collettive come il suo “Terzo Paradiso” (clicca qui per le informazioni), formato da tre cerchi che si uniscono e realizzato in molte località del pianeta, non vogliono essere didattiche quanto suscitare empatia, pensiero, desiderio di armonia tra noi umani e tra noi e quanto ci circonda, un terreno, prati, boschi, piazze, città.

Nato a Biella nel 1933, nella cittadina piemontese ha creato la Fondazione Cittadellarte – Fondazione Pistoletto (clicca qui per il sito): qui l’arte, il pensiero civile, l’attività sociale, la ricerca scientifica, l’attenzione al benessere del pianeta formano un tutt’uno in forma organica, si compenetrano fondendo cultura umanistica e scientifica. Dal suo edificio biellese Pistoletto risponde a proposito dell’allarme sul cambiamento climatico lanciato pochi giorni fa dall’Onu e provocato dalle attività del genere umano (clicca qui per la notizia).

Pistoletto, ora è arrivato l’allarme dell’Onu. Con la sua opera lei si occupa da parecchio tempo dell’ambiente ovvero del rapporto tra uomo e natura. Come la vede e come ha interpretato questo rapporto?

Il rapporto uomo-natura è anche uomo-natura-artificio ed è il fenomeno che viviamo portato ormai alle estreme conseguenze. La natura è la base per la nostra la sussistenza, ma è diventato altrettanto base per la sopravvivenza il sistema artificiale nel quale stiamo progredendo: la scienza, la tecnologia, il benessere artificiale. Però stiamo degradando definitivamente la natura per ottenere tutto questo. Con il simbolo trinamico (la trinamica è la dinamica del numero tre, clicca qui per il teorema della Fondazione Pistoletto) del Terzo Paradiso propongo una connessione tra la natura e l’artificio in maniera pratica, non solo ideale. Dobbiamo portare la scienza e la tecnica non più ad allontanarci dalla natura ma a riportarci all’equilibrio con la natura. È quando deve avvenire anche in senso sociale, politico, educativo.

Con le sue opere e con installazioni-azioni come il Terzo Paradiso, realizzato insieme a molte persone, lei parla anche alla nostra parte emotiva. Per farci comprendere la gravità dello scenario climatico e dell’allarme evidentemente non basta parlare solo alla nostra parte razionale.

Effettivamente sì. L’emozione è importantissima, non basta la ragione. In questo senso di terrore e disagio, in momenti come quello della pandemia, cerchi di ragionare ma l’emozione non ti permette di arrivare a un equilibrio per cui bisogna trovare un equilibrio tra ragione ed emozione, tra estetica ed etica. Nell’arte non basta più la bella forma inventata, serve l’etica. Per quale ragione noi facciamo certe azioni? È molto importante acquisire il senso della ragione ma bisogna trovare anche l’emozione della ragione.  

Dato che rimanda all’etica, da cittadini quale approccio dovremmo avere verso la natura da un punto di vista etico?

Abbiamo allontanato la natura, ci avviciniamo soltanto quando andiamo a fare i bagni in mare o le scampagnate, ma dobbiamo viverla tutti i giorni, è il nostro nutrimento: vi traiamo sostanza. Anche il modo in cui ci nutriamo fa parte del rapporto con la natura. La produzione artificiale intensiva dei prodotti di cui ci stiamo alimentando sta degradando la natura. Dobbiamo allora sviluppare pian piano un’educazione sociale a partire dai bambini alle elementari: la natura è il nostro corpo, la nostra esistenza, non siamo robot: abbiamo la tendenza a robotizzarci ma siamo esseri animali con il computer in mano.

Lei ha parlato di bambini. Non stiamo lasciando loro un pianeta che fra cinquant’anni sarà tutto devastato?

Dobbiamo insegnare loro che non esiste soltanto il nozionismo, ci sono nozioni nuove da scoprire per andare avanti e devono scoprirle i giovani avendo come insegnamento non avendo anche lo sconosciuto, quello non ancora individuato per arrivare a quell’equilibrio. Equilibrio che va mostrato ai bambini come fenomeno che mette insieme tutte le differenze, i contrasti, gli opposti: se gli elementi non si compongono in maniera equilibrata producono la guerra, il conflitto, il disastro.

Come si ritrova questo concetto nella sua opera del Terzo Paradiso, realizzata in moltissimi luoghi del pianeta?

Il simbolo fatto dei tre cerchi mette in un cerchio un elemento, nel cerchio opposto l’elemento contrario o differente e i due elementi possono farsi danno a vicenda. Nel cerchio centrale uniamo gli elementi posti ai due cerchi esterni e creiamo un elemento nuovo, che porta equilibrio e innovazione tra i due estremi che confliggono. Questo è il simbolo che andrebbe portato come metodo scolastico.

Sul futuro della Terra possiamo sperare, dobbiamo essere pessimisti o ottimisti?

Guardi, come si dice la speranza è sempre l’ultima a morire però adesso sperare non è più sufficiente, “sperare” vuol dire che qualcun altro se ne deve occupare. Invece dobbiamo fare noi per primi. Se noi siamo pessimisti e pensiamo che le cose vadano male, beh dobbiamo agire per farle andar meglio, non aspettarci che qualcuno di sopra o al di là di noi decida per migliorarle. È il compito di ognuno di noi: mettere insieme in modo equilibrato mestieri, attività pubbliche e private. Non dobbiamo più soltanto dire “bisognerebbe …, qualcuno dovrebbe farlo, speriamo che …”. Bisogna fare e lavorare sulla dinamica della composizione innovativa e, come dicevo, "trinamica".

 

Stefano Milianidi Stefano Miliani   
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