Banksy, l'ultima opera è stata distrutta: da Michelangelo a Duchamp il vandalismo ai danni dell'arte
Lo street artist più famoso del mondo ha denunciato la distruzione della sua ultima opera. Ma non è l'unico artista vittima di danni e vandalismo: la galleria degli "orrori"


"Morning is broken". Con questo laconico messaggio Bansky, amatissimo street artist inglese che ha firmato lavori in tutto il mondo, ha annunciato due giorni fa su Instagram che la sua ultima opera è stata distrutta: nelle tre immagini condivise sul social network l'artista ha mostrato la silouette di un ragazzo che apre le finestre dipinta su una casa diroccata nel Kent, e il momento in cui gli operai di una impresa edile buttano giù il muro della casa con una ruspa. Secondo quanto riportano le agenzie di stampa, la società si è scusata tramite George Caudwell, responsabile del cantiere, che ha dichiarato a KentOnLine "Non avevamo idea di avere a che fare con un Banksy. Mi ha fatto star male averlo saputo dopo, eravamo tutti sconvolti". Grande l'indignazione dei suoi follower che hanno condiviso la notizia e lasciato oltre 6000 commenti di rabbia e dispiacere per l'opera, ma in realtà la street art nasce come arte effimera, destinata proprio a essere perduta anche per la riqualificazione urbana. E lo stesso Banksy lo sa e gioca con la caducità della sua arte: qualche anno fa una stampa della sua opera più celebre, "Girl with baloon", è stata venduta alla Sotheby's di Londra nel 2018 per la cifra record di un milione di euro, e nel momento in cui il battitore ha chiuso la vendita il quadro è stato distrutto da un marchingegno sistemato nella cornice.
Ma mentre l'arte di strada per sua natura non è durevole, se guardiamo al passato ci sono tanti altri esempi di opere distrutte maldestramente, involontariamente o di proposito che hanno generato dibattito sulla tutela e custodia delle opere d'arte.
Coltellate e acido su Rembrandt
L'opera più sfortunata è certamente quella che il pittore olandese Rembrandt dipinse intorno al 1640 su commissione del capitano Frans Banning Cocq, che chiese di essere raffigurato con la sua compagnia di archibugieri: nel 1715 la grande tela "Ronda di notte", nota anche come "Notte di veglia", fu ristretta di un metro sul lato sinistro e 30 centimetri su quello destro per essere sistemata su una parete del municipio di Amsterdam più stretta rispetto alle dimensioni della tela. Fu solo il primo di tre gravi danni che il quadro subì, oltre a pulizie troppo decise e trattamenti che rovinarono il colore originale: nel 1975 un uomo lacerò la tela in più punti con un coltello, nel 1985 un altro vi spruzzò sopra acido, ma in entrambi i casi un restauro tempestivo limitò il disastro. Oggi è esposta al Rijksmuseum sotto un vetro a prova di proiettile.
Michelangelo preso a martellate
Porta ancora i segni dei danni subiti il David di Michelangelo, una delle più celebri sculture italiane nel mondo: la grande statua in marmo, realizzata nei primissimi anni del Cinquecento e oggi esposta alla Galleria dell'Accademia di Firenze (una sua copia, invece, è visibile all'aperto in piazza della Signoria), fu scheggiata nel 1512 da un fulmine, danneggiata gravemente nel 1527 durante i tumulti cittadini a seguito della cacciata dei Medici da Firenze, rovinata da una brutta pulitura a base di acido cloridrico nel 1843. L'episodio più recente risale al 1991, quando un ex studente d'arte poi riconosciuto parzialmente infermo di mente si accanì sul piede sinistro con un martello: anche in questa occasione un restauro veloce ed efficace riportò il David allo stato originale. Stessa sorte per un'altra celebre opera di Michelangelo, la Pietà, custodita nella Basilica di San Pietro a Roma: il giorno di Pentecoste del 1972 un giovane geologo ungherese scavalcò la balaustra e raggiunse la scultura colpendola con un martello e staccando diversi frammenti dalla mano e dal volto della Madonna prima di essere bloccato.
Duchamp e quella vecchia porta da imbiancare
Decisamente più maldestri i danni recenti sull'arte contemporanea: Nel 1978, durante la Biennale d'Arte di Venezia, due operai imbiancarono una porta in vista dell'inaugurazione dell'evento. Non era una porta qualsiasi, ma la "Porte, 11 Rue Larrey, Paris" che Marchel Duchamp realizzò nel 1927. L'incidente costò alla Biennale un risarcimento di 400 milioni di lire per il proprietario dell'opera, il collezionista romano Fabio Sargentini.
Jeff Koons, un palloncino troppo realistico
Quei palloncini a forma di cagnolino sembravano davvero di plastica: e così una collezionista d'arte che visitava la mostra di Jeff Koons all'Art Wynwood di Miami lo scorso 20 febbraio ha picchiettato la superficie di uno dei suoi celebri "Baloon Dogs" per verificare il materiale. Non era plastica ma ceramica: la scultura è precipitata a terra rompendosi in mille frammenti. Il valore originale dell'opera era di 40 mila dollari, ma secondo qualcuno quei pezzi rotti oggi varrebbero ancora di più della statua intera.