Guendalina Salimei è l'architetta che ha ispirato Paola Cortellesi: la nomina alla Biennale e il maschilismo
Il ministro Giuli l'ha scelta per il Padiglione italiano del 2025. Tra adattamenti museali e progetti in contesti sociali difficili con il T-Studio, l'architetta fu lo spunto per il film “Scusate se esisto”

Per la prima volta un’architetta, la romana Guendalina Salimei, cura il Padiglione Italia della 19esima Biennale di architettura del 2025 . L'incarico al femminile segue le tracce lasciate dall’ente veneziano che, nella precedente edizione tenuta nel 2023, ha avuto come direttrice la ghanese-scozzese Lesley Lokko (clicca qui per la recensione della mostra). L’ha nominata il ministro della Cultura Alessandro Giuli (il Padiglione dipende dal dicastero) dalla sede nel Collegio romano durante giorni a dire poco tormentati dalla vicenda di Spano, prima nominato dal titolare del dicastero capo di gabinetto il quale, dopo appena una decina di giorni, si è sentito costretto a dimettersi (clicca qui per la notizia)
Il film con Paola Cortellesi ispirato all'architetta
Facciamo un passo indietro nel tempo e forse a qualche non addetta/o ai lavori di architettura il nome di Guendalina Salimei ricorderà qualcosa. A ragione. Dieci anni fa, il 2014, venne distribuita al cinema una commedia dal retrogusto amaro perché fotografava bene un malcostume diffuso negli studi di architettura e non solo lì. Il film era “Scusate se esisto”, lo aveva girato Riccardo Milani, la protagonista era una convincente Paola Cortellesi affiancata da Raul Bova.
L’attrice impersonava un’architetta che, dopo aver avuto riconoscimento e soddisfazioni professionali a Londra, tornata a Roma perché affetta dalla solitudine di tanti espatriati, approda in un grande studio di architettura dove viene relegata a impegni di contorno per una ragione semplicissima: è donna e in un mondo di architetti il suo ruolo è nell’ombra, è fare un passo indietro. Lei invece è una mente brillante, è sensibile verso situazioni sociali complicate e vuole proporre un progetto per riqualificare l’enorme palazzo-mostro del Corviale alla periferia sud-ovest di Roma. Trova un muro di gomma e allora adotta una strategia: fingerà di essere una semplice assistente di un architetto uomo, amico e gay, interpretato da Bova, il quale accetterà di fingere di aver concepito e preparato il progetto.
L'architetta al Corviale (come nel film)
Se non lo avete visto (magari lo trovate in rete, offre due ore piacevoli) tra equivoci e momenti rocamboleschi nella tradizione della commedia italiana, anche operistica se vogliamo risalire a Rossini, il film era ispirato a una donna architetto romana in carne e ossa, alle sue vicence concrete e ai progetti: Guendalina Salimei appunto, che proprio al Corviale lungo un chilometro, con il T-Studio ha progettato la riqualificazione di un piano degradato che era in origine destinato a servizi e botteghe ed era diventato territorio di dimore occupate abusivamente e senza servizi. Il progetto si chiama “Kilometro verde” ed è tuttora in corso.

Qualche prevedibile commento maschile?
Da “Scusate se esisto” qualcosa forse sta cambiando, forse e pur troppo lentamente, e magari il film della Cortellesi “C’è ancora domani” suonerà come un auspicio felice. La progettista in ogni caso ha avuto la meglio con un progetto sul mare e ipotizziamo allora un commento prevedibile: ci scommettiamo che qualche uomo penserà, magari senza dirlo a voce alta, che l’architetta ha vinto perché donna? Orbene: se così lo penserà dovrà svalutare decenni di Biennali d’arte, di mostre e iniziative culturali affidate a uomini dalle quali le donne sono rimaste escluse perché donne, privando pertanto tutti, uomini inclusi, di troppi talenti.
Sa coniugare soluzioni di fascino a situazioni complicate
Se quel qualcuno la pensasse così, non avrebbe la forza di ragionare sul perché Guendalina Salimei ha vinto l’incarico. Da quanto risulta al vostro cronista la progettista, oltre a essere un’ottima organizzatrice di cantieri, è architetto capace di coniugare soluzioni di gran fascino a situazioni architettoniche complicate come è stato il trasformare in sede museale a Foligno per il Ciac – Centro italiano arte contemporanea l’ex chiesa dell’Annunziata di metà ‘700 interamente, adesso occupata dall’enigmatico e intrigante “scheletro” con naso alla Pinocchio sormontato da un’asta verticale e sottile di Gino De Dominicis e intitolato “Calamita cosmica”.
Attitudine verso le situazioni sociali
Ancora: nel progetto del Corviale, come nel far parte del comitato scientifico di un’istituzione attenta al rapporto tra architettura e realtà disagiate quale è la fiesolana Fondazione Michelucci, Guendalina Salimei manifesta attitudine e sensibilità verso le situazioni sociali, collettive, anche complesse, le sue attività con il T-Studio possono comprendere interventi urbani, piazze, fronti portuali da rinnovare e qualificare. Dunque è per le idee e per il progetto per la Biennale che Giuli ha scelto Guendalina Salimei nella terna selezionata su dieci finalisti dalla Commissione di valutazione dell’iniziativa promossa dalla Direzione generale Creatività contemporanea del MiC. Per inciso, la terna vedeva in lista i progetti “Homeness: Abitare visibile per cittadini invisibili” del gruppo curatoriale Habitus e “Italiamare. Viaggio nell’architettura del razionalismo mediterraneo” di Cherubino Gambardella”.

La dichiarazione: “Ripensare il confine tra terra e acqua”
Con quale proposta l’architetta si è guadagnata la curatela della Biennale architettura 2025? Il titolo è “Terræ Aquæ. L’Italia e l’intelligenza del mare” e la vincitrice, ringraziando per la nomina, nella sua dichiarazione divulgata dalla Direzione creatività ha detto: “Questo incarico rappresenta un’importante opportunità per mettere al centro delle riflessioni architettoniche, tecniche e culturali il rapporto del nostro territorio con il mare: il Mediterraneo allargato ai vicini oceani. La centralità di questo rapporto strutturale che incide sull’identità e sull’equilibrio ambientale del Paese è stata a lungo trascurata. Il Mediterraneo conforma le coste con centinaia di città portuali e un territorio che si spinge in profondità all’interno: si respira il mare dalle alture delle Alpi e degli Appennini. Guardare l’Italia dal mare implica un cambiamento di prospettiva, impone la necessità di ripensare il progetto del confine tra terra e acqua come sistema integrato di architetture, infrastrutture e paesaggio. Sono entusiasta di lavorare con un team multidisciplinare d’eccellenza, con progettisti, ricercatori e artisti che contribuiranno a creare un grande laboratorio di idee e progetti per il futuro”.
E Giuli? Così ha motivato la sua scelta: “La proposta di Guendalina Salimei mette al centro l’urgenza del mare come humus originario e destino comune, come occasione nomadica, frontiera mobile, paesaggio interiore dell’uomo che ridisegna architetture liquide e città sommerse. L’anima di Venezia che ne contiene il corpo sempre vivo”
La lezione di Bruno Zevi, non delle archistar
Hanno altri indici di rilievo, le note biografiche sulla neocuratrice: oltre ad aver seguito “gli insegnamenti di Bruno Zevi”, architetto attento alle stratificazioni e situazioni sociali della città, Guendalina Salimei abbraccia “gli orientamenti propri della scuola di architettura di Roma” e “individua il fondamento del processo ideativo nel rapporto con la storia, la città, l’urbanistica, la stratificazione dei tessuti edilizi, lo studio del contesto e delle relazioni spaziali”. Quindi non concepisce interventi da archistar calati dall’alto quanto, appunto, un legame meditato con il posto, le sue genti.
Oltre a insegnare Progettazione architettonica alla Sapienza di Roma, Guendalina Salimei nel 1992 “fonda il T-Studio affiancando la pratica del progetto etico alla ricerca sperimentale, prediligendo interventi in ambienti costruiti e naturali, spesso in condizioni di disagio e degrado, perseguendo un vivere responsabile in ambito sociale, ambientale e tecnologico”, riferisce la nota ministeriale. Giusto per completezza, il T-Studio nasce a Roma e ha come co-fondatori Giancarlo Fantilli, Roberto Grio, Mariaugusta Mainiero, Giovanni Pogliani e Renato Quadarella.
Tra i progetti più importanti il comunicato indica: l’ampliamento del Museo Egizio e il recupero di parti del Concentrico di Stupinigi a Torino; la riconversione dell’ex Convento di San Benedetto a Ferrara; il sito archeologico della Crypta Balbi nel centro di Roma; via Sparano a Bari, i water-front del molo Beverello a Napoli, il centro polivalente del Molo San Cataldo a Taranto Molo, l’Area ex Fiera a Messina.
Clicca qui per la nota della Direzione generale Creatività contemporanea del Ministero della cultura
Clicca qui per il T-Studio di Guendalina Salimei e colleghi