Torino celebra Hans Rudi Giger, il visionario papà di Alien. Ricordo di un genio
In Italia la prima retrospettiva sull’artista svizzero che ha influenzato la cultura contemporanea e ridisegnato i confini della paura

Quando nel 1979 la creatura xenomorfa di Hans Rudi Giger, visionario artista svizzero, è apparsa sul grande schermo è stata una piccola grande rivoluzione. Una rivoluzione nell’arte e nei suoi molteplici significati, nel mondo dell’horror e della fantascienza, nell’immaginario collettivo.
Il fortunato film diretto da Riddley Scott, con una giovanissima Sigourney Weaver, ha mostrato al mondo qualcosa di nuovo, di rivoluzionario appunto. Giger aveva dato vita a una creatura inedita, spaventosa e piena di fascino: Alien. Torino ne celebra il genio con una grande mostra intitolata "Beyond Alien: H.R. Giger".
Una mostra unica per uno stile unico
L’arte di H. R. Giger è stata descritta con un aggettivo che è diventato molto diffuso a partire dagli anni ’90: biomeccanico. L’intreccio di elementi industriali e carne umana nei suoi dipinti è diventato un trade mark unico e una firma preziosa nel panorama culturale internazionale. I protagonisti e le protagoniste dei suoi disegni sono infatti ibridi uomo/macchina che alludono all’alienazione della vita moderna, al post apocalisse e non potrebbero essere più attuali. "Beyond Alien: H.R. Giger", prima retrospettiva dedicata al maestro svizzero scomparso dieci anni fa, è in programma dal 5 ottobre al 16 febbraio 2025 al Mastio della Cittadella di Torino, curata da Marco Witzig, e realizzata da Navigare s.r.l, in coproduzione con Glocal Project e ONOarte. “Il suo universo è interamente oscuro – dice il curatore - grazie a un particolare surrealismo, abietto e sontuoso, meccanico e anatomico, capace di incutere terrore e ammirazione allo stesso tempo".

L’esposizione, divisa in quattro sezioni, costa di cento pezzi tra areografie, disegni, sculture, fotografie, video e oggetti di design. A riprova della grande influenza che l’arte di Giger ha avuto ci saranno anche le opere eseguite per “Dune”, il film mai realizzato di Alejandro Jodorowsky e le cover dei dischi di molti musicisti che lo hanno scelto: Debbie Harry, Emerson, Lake and Palmer, Magma, Dead Kennedys, per citarne alcuni. In mostra anche il prototipo di Alien, di cui ad agosto è atteso il settimo episodio della fortunata saga cinematografica.
Acclamato dal pubblico
Se i libri di storia dell’arte e le istituzioni hanno snobbato l’opera di Giger tacciandolo di sensazionalismo, morbosità e di un certo erotismo inquietante, il pubblico la ha invece adorato. Non solo per Alien e per l’Oscar che ha ricevuto per gli effetti speciali, ma in generale per la sua originalità nel mischiare surrealismo, stile industriale e anatomia, per il biomeccanico insomma. Il suo design ha influenzato, sotto la sua supervisione, la realizzazione del Giger bar in Svizzera, ora anche museo e ha inoltre conquistato orefici, stilisti e tatuatori. Il biomeccanico è infatti diventato uno dei tatuaggi più richiesti a partire dagli anni ’90 fino al 2000 e ha contribuito alla diffusione di un nuovo gusto per l’orrore, ridisegnando i confini del gotico e priettandolo nell’epoca moderna.
Per raccontare questa straordinaria eredità, il Museo Nazionale del Cinema e il Cinema Massimo, grazie al sostegno del Comune di Torino, proporranno al pubblico una serie di interessanti appuntamenti con incontri e proiezioni, in modo da immergersi totalmente nello straordinario mondo di H.R. Giger.