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Gae Aulenti, l’architetta star s’impose in un mondo di uomini. Le foto

Architetta, designer, scenografa: la Triennale di Milano ricorda un’artista che ha disegnato musei come il d’Orsay a Parigi, lampade, piazze, amava il rosso, scandiva “frasi e sentenze precise e implacabili”, ha segnato il suo tempo

Stefano Milianidi Stefano Miliani   

Nel 1986 a Parigi la ex Gare d’Orsay diventava il Musée d’Orsay con i suoi Manet, Cézanne, Van Gogh, Gauguin là dove un tempo arrivavano treni e passeggeri. Chi firmò quel progetto complesso e strabiliante, chi contribuì a dare una nuova vita a quell’edificio del 1900 era Gae Aulenti, architetta, donna in un mondo di architetti uomini se ricordiamo che la prima professionista a vincere il Pritzker Prize, istituito nel 1979, fu Zaha Hadid nel 2004. Era anche designer, scenografa, amante dei viaggi e del rosso, fumatrice, aveva una personalità spiccata e una mostra della Triennale Milano in corso fino al 12 gennaio 2025 ricostruisce la sua storia e i suoi numerosi talenti.

Stefano Boeri: “Una voce profonda e ondulata”

Nata in Friuli nel 1927, fu una delle pochissime studentesse di architettura al Politecnico di Milano dove si laureò nel 1953, nella “sua” Milano dove morì nel 2012. La città che l’ha accolta, dove rappresentò una delle figure intellettuali più incisive ancorché riservata, le dedica un giusto riconoscimento: la mostra è curata dall’inventivo e attento storico dell’arte Giovanni Agosti con Nina Artioli, direttrice dell’Archivio Gae Aulenti e nipote dell’architetta, e con Nina Bassoli, curatrice per Architettura, rigenerazione urbana e città della Triennale medesima.
Stefano Boeri, presidente dell’istituzione meneghina, scrive nel suo testo: “I ricordi di molti incontri, professionali e mondani, si saldano oggi in pochi precisi particolari, come la sua voce indimenticabile, insieme profonda e ondulata, carica di emotività eppure capace di scandire frasi e sentenze precise e implacabili”.

La mostra

Progetti, foto, disegni, rinascita di luoghi, scenografie e progetti ideati da Gaetana Emilia Aulenti, “la Gae”, come veniva chiamata l’architetta, scorrono in un allestimento pensato non solo per solleticare architetti e designer. Fino alla tappa finale, l’aeroporto di Perugia dove prevale il rosso. Chi è profano della disciplina ne ricava per lo meno due elementi, due tracce.

Interno del Musée d’Orsay a Parigi di Gae Aulenti. Foto Ansa

Una pratica “femminista” senza proclami 

Il primo elemento è, per dirla così, di ordine sociale. L’architetta portava avanti, nei fatti, nelle scelte, una pratica che potremmo dire “femminista” senza proclami: imponeva il proprio ruolo in virtù delle sue capacità, delle sue idee, dell’essere indipendente. Una volta disse di essersi separata dal marito perché “non voleva che facessi l’architetto”. Questa indipendenza la mostra la coglie, come quando racconta come potesse imbarcarsi in un viaggio da sola anche in zone remote o difficili senza chiedere a nessuno di accompagnarla. Storico il suo viaggio in Cina nel 1974. Dal percorso si evince anche come “la Gae” abbia avuto riconoscimenti internazionali in un’Italia dove ancora gli stipendi delle donne, a parità di incarico, sono troppe volte inferiori a quelli degli uomini. 

Il design, la città, le scenografie memorabili

Il secondo fattore riguarda Gae Aulenti artista su più registri, dai numerosi talenti. Nel design, come la sua lampada “Pipistrello per Olivetti, come il giradischi Brion; nella riqualificazione urbana, come a Milano piazzale Cadorna con pensiline e con la doppia variopinta scultura pop conficcata al suolo “Ago, Filo e Nodo”, dei coniugi Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen. Parimenti poteva applicare la sua inventiva tanto a un giardino di una villa creando una vera opera di “Land Art”, così come nel teatroe nella lirica inventò scenografie memorabili ed essenziali, potenti e senza fronzoli: valga in mostra una “Elektra” di Richard Strauss diretta da Giuseppe Sinopoli alla Scala nel 1994 con un drammatico fondale rosso e piastrelle insanguinate dietro carcasse di bovini macellati. La regia, per inciso, era di Luca Ronconi, regista con cui costruì un duraturo e fruttifero sodalizio artistico.

Gae Aulenti creava mondi 

In altri termini, Gae Aulenti, senza facili effetti pirotecnici, creava spazi, mondi, situazioni emotive, ambienti con linee curve e molte linee dritte, con angoli e prospettive e scelte cromatiche nette, nitide, essenziali. Come è nitido il suo intervento alle Scuderie del Quirinale (non documentato nella selezione milanese) affinché diventassero il luogo espositivo romano che sono oggi.

Gae artista infaticabile 

Gae artista infaticabile: “oltre settecento sono i progetti inventariati, come risulta dal regesto di Francesca Giudetti”, riporta Agosti. Il quale riprende a proprio uso una stroncatura di Giovanni Testori sul Corriere della Sera a proposito di una mostra di Gae Aulenti allestita da lei medesima a Milano nel 1979. Nonostante “frasi ingiuriose” Testori, scrive il critico d’arte, coglieva “nella Gae tratti di «prudenza», «pudore» e «tenerezza», come poteva fare solo chi l’aveva conosciuta molto bene e ne aveva colto caratteristiche che sguardi più distratti e amicali faticavano a intendere”. Quelle caratteristiche le avevano permesso di consegnare “alla storia alcuni capolavori, al Laboratorio di Progettazione Teatrale, a Prato, dove, accanto a Luca Ronconi e pur in mezzo a tante tensioni e sofferenze, si erano poste le premesse per una riflessione generale sulle regole della comunicazione, come fino ad allora non si era visto e come non si sarebbe visto più, almeno a quel livello di definizione estetica”.
Alla fine lo si può interpretare così: Gae Aulenti è tra coloro che hanno cambiato luoghi, cose, forme. E torna un discorso ripetuto chissà quante volte eppure valido: chissà cosa ci siamo persi, se più donne avessero avuto accesso al sapere quanto gli uomini.

Un appunto alla mostra, almeno alla data del 2 giugno: dei divani lungo il percorso sembrano messi apposta per sedersi invece sono opere esposte, basterebbero cartellini più chiari per non obbligare i e le custodi ad avvertire di continuo noi visitatori a non sedersi.

Per la mostra su Gae Aulenti alla Triennale di Milano, clicca qui

Per l’Archivio Gae Aulenti, clicca qui

 

 

 

 

Stefano Milianidi Stefano Miliani   
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