Isgrò, il maestro gentile delle cancellature imitato da Roger Waters: "La cancel culture distrugge, io no"
"Le mie cancellature non sono fatte per distruggere come fa la 'cancel culture' ma per creare". Lo dice l'artista nella videointervista a Tiscali Cultura dal simposio "Sculptures and Places" tenuto a Tortolì in Sardegna mentre a Brescia espone un lavoro in più luoghi: "Era difficile farlo, ma devo essere sincero"
Nato nel 1937 a Barcellona Pozzo di Gotto nel messinese e milanese d’adozione da una vita, con le sue “cancellature” Emilio Isgrò è uno degli artisti del nostro tempo che più hanno colto e reinterpretato lo spirito contraddittorio del ‘900 e del nuovo millennio: è l’autore che ha apposto cancellature a testi letterari e documenti, Promessi sposi inclusi, e ha creato un segno riconoscibile a ogni latitudine, pur se va ricordato che il suo registro espressivo è più ampio, non circoscritto a quel segno.
Quanto sia riconoscibile lo ha dimostrato l’attenzione suscitata quando l’artista ha dialogato con una studiosa e critica d’arte attenta e sensibile, Chiara Gatti, da pochi mesi direttrice del museo Man di Nuoro, nel pomeriggio del 26 settembre al simposio di Contemporanea “Sculptures and Places” a Tortolì, nell’Ogliastra in Sardegna.
Per la dovuta cronaca: il convegno è stato organizzato dalla Fondazione di Sardegna e da Ars/s Arte condivisa in Sardegna con il Comune e l’università di Sassari dove insegnano le due curatrici dell’appuntamento, Giuliana Altea e Antonella Camarda; dirige Contemporanea Franco Carta.
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Emilio Isgrò
Isgrò: “Le cancellature non distruggono come fa la cancel culture”
“Le cancellature sono rimaste nella memoria - dice l’artista nella videointervista a Tiscali Cultura - perché cancellare è un segno da cui tutti devono passare; è un gesto elementare che apparentemente tutti possono far proprio, ma che bisogna gestire con molta responsabilità: la cancellatura non è fatta per distruggere come pretende la cancel culture, è fatta per creare la possibilità di dire no per poi dire un sì più convinto al mondo”.
La copertina di Roger Waters
Che le sue cancellature siano nella memoria a più latitudini lo ha provato l’ex Pink Floyd Roger Waters nel 2017 quando pubblicò un album, Is This the Life We Really Want?, dove in copertina le parole della domanda risaltavano tra righe tutte cancellate in nero. L’artista siciliano si arrabbiò per violazione di copyright. Il tribunale di Milano bloccò le vendite finché, a gennaio 2018, Isgrò rinunciò all’azione giudiziaria proclamandosi “fan e ammiratore” della musica del bassista, compositore e cantante britannico.
Clicca qui l’articolo-intervista ad Adrian Paci dal simposio “Contemporanea. Sculptures and Places”
L'artista: “Il pensiero artistico si è globalizzato e crea noia”
“L’atto della cancellatura non è distruttivo, riporta l’attenzione sulla parola banalizzata nella civiltà di massa e, oggi, nel turbinio dei social”, riflette Chiara Gatti parlando con l’artista che prima di convertirsi pienamente all’arte ha lavorato nei quotidiani e diventando anche caporedattore. “L’arte è diventato uno strumento di comunicazione di massa come altri”, commenta lui, mantenendo sempre un fare amabile e dolce. “Un artista non può avere pregiudizi sul denaro, sul mercato, sarebbe ipocrisia, ma negli ultimi anni con la globalizzazione, che forse era inevitabile sul piano economico, si è globalizzato anche il pensiero artistico: vedi gli stessi artisti a New York, a Tokyo e Milano. Un’arte che non crea differenza crea noia e non perché sia difficile e densa, spesso è un’arte banale che tende all’effetto facile e per gli effetti ha sacrificato gli affetti umani. Ma l’arte è fatta per gli uomini, non per pochi privilegiati che fingono di comprarsela e ci speculano. Con l’entrata in crisi della globalizzazione i giochi si riaprono”.
Clicca qui per l’intervista sul simposio a Franco Carta di Fondazione di Sardegna
Gli under 30 ascoltano attenti
Gli under 30 in sala ascoltano e osservano e Isgrò ricambia l’attenzione: “Qui vedo giovani. Pensate, osate, fate qualcosa di diverso dalla mia generazione – esorta - non per amore di rottura ma per una continuità che va fondata su conoscenze e arditezza intellettuale. Abbiamo bisogno di innovazione e oggi l’arte vive di continuità e gli artisti glamour sono solo la pop art che continua con altri mezzi”. E ancora: “Quando l’arte non vive di dibattito ma di imposizione mercantile è destinata a morire, l’arte si crea con il pensiero, non è fatta per decorare il mondo ma per ricrearlo ogni giorno. Un artista che lavora per il fatturato, che nasce per il mercato, che felicità avrà? È un artista infelice e può distribuire solo infelicità”. E ancora: “Un artista può accettare la solitudine e la mancanza di presenza nel mondo purché il suo lavoro sia importante”. Parla così un uomo di oltre 80 anni che non si è stancato dei mutamenti culturali e anzi li invoca. Il pubblico manifesta il suo apprezzamento per il segnale di vitalità.
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A Brescia “Isgrò cancella Brixia”
Chiara Gatti evoca un’opera recentissima, anzi un vero intervento creato quest’anno per Brescia inaugurato a giugno e in corso fino all’8 gennaio 2023, “Isgrò cancella Brixia”, diffuso tra più siti culturali dal Museo di Santa Giulia al Capitolium, dal Teatro Romano al Chiostro rinascimentale, ai giardini del Viridarium. “È un lavoro monumentale, era difficile farlo”, ammette Isgrò. “Parlo con ironia, ma sono conscio delle responsabilità che mi date, devo essere sincero, la sincerità viene perdonata, la finzione dà fastidio”.
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“Non sono diverso da Draghi, non sono una testa calda”
Si torna sulle sue cancellature di parole, di dettagli: “La cancel culture che vuole distruggere il Colosseo perché c’erano gli schiavi, le mie cancellature sono l’esatto contrario”. Finché non si autoritrae come cittadino: “Sono un moderato, al limite un conservatore, non sono diverso da Mario Draghi, non sono una testa calda. Come artista posso mirare al sovvertimento dei linguaggi ma voglio una società corretta: l’arte serve a correggere le storture della società, la destabilizza quel tanto per rinnovarla”.
Isgrò: “Cancellerei l’ignoranza”
Isgrò definisce il suo cancellare parole e immagini come un atto “per risorgere, non per distruggere”. A proposito di distruzione: “Quella creativa è dialettica, mentre ora si parla di bomba atomica. Quella sì che è distruzione eppure c’è gente che la minaccia da una parte e all’altra. Una politica di tipo imperiale è fuori tempo”. E se Isgrò potesse cancellare qualcosa di guasto nel mondo? “Cancellerei l’ignoranza – risponde -. Non lo dico per supponenza, so di essere ignorante, non sapere. Nessuno sa tutto e bisogna avere la modestia di imparare continuamente”. Infine, tra un tema e l’altro, conclude: “Sono le mie sensazioni, prendetele con beneficio d’inventario. Le cose vere si raggiungono per gradi, anche sbagliando”.
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Le ragazze e i ragazzi che ascoltano e sono molto preparati sui temi dell’arte – abbiamo verificato – lo salutano con un calore e sorrisi che suonano come un abbraccio a un maestro anziano e molto vitale. Isgrò ricambia con un sorriso riconoscente.