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Lo sguardo indiscreto delle donne: ecco come hanno cambiato l'immagine del mondo

Elisabetta Rasy ritrae autrici come Lee Miller, Diane Arbus e Dorothea Lange. Gérard Roero di Cortanze narra Tina Modotti in una biografia romanzata

Stefano Milianidi Stefano Miliani   
elisabetta rasy fotografe
La copertina del libro di Elisabetta Rasy “Le indiscrete”, Mondadori (a sinistra) Tina Modotti ritratta da Edward Weston in Messico, 1924 (particolare). © Edward Weston, by SIAE 2021. Foto Akg-images/Mondadori Portfolio (a destra) . Dal libro di Elisabetta Rasy “Le indiscrete”

La fotografia del ‘900 ha conosciuto autentiche “maestre” nell’arte dello scatto e non sarà una coincidenza se nello stesso momento nelle librerie italiane un paio di libri ne attestano esistenze complesse, le lotte personali, l’altissima qualità di fotografie inconfondibili, e, anzi tutto, spiriti indomiti votati alla propria libertà di artiste. Ve ne diamo qui conto. 

Le indiscrete di Elisabetta Rasy

Il primo titolo è Elisabetta Rasy, Le indiscrete (Mondadori, 252 pagine, 20,00 euro). La scrittrice romana ritrae con profondità in cinque saggi le vite e l’opera di un magnifico quintetto. In sequenza sono l’italiana di nascita Tina Modotti (1896-1942), le nordamericane Dorothea Lange (1895-1965), Lee Miller (1907-1977), Diane Arbus (1923-1971), Francesca Woodman (1958-1981). L’autrice titola la breve introduzione “Il talento e la libertà” e come sotto titolo al volume “Storie di cinque donne che hanno cambiato l’immagine del mondo”. Senza girarci troppo attorno, in questi saggi di narrazione lo sguardo della scrittrice si fa parola viva e raggiunge una profondità, un coinvolgimento d’altissimo livello: la lettura scorre rapida e allo stesso tempo illumina la psicologia delle cinque artiste con un’empatia in grado di riverberarsi in chi legge oltre alla storia dei loro anni. È un libro appassionante, magnifico, illuminante.

Tina Modotti secondo Gérard Roero di Cortanze

L’altro titolo è la biografia romanzata di Gérard Roero di Cortanze: Io, Tina Modotti. Felice perché libera (Elliot Edizioni, 320 pagine, 18,50 euro, traduzione di Chetro De Carolis). Lo scrittore, poeta e saggista francese ha già scritto su altre artiste come Frida Kahlo (La Beauté terrible, del 2011) e Femme qui court. Violette Morris la scandaleuse del 2019). In  questo ultimo titolo uscito in Francia nel 2020 ci troviamo di fronte a una narrazione focalizzata sulla fotografa emigrata dalla povertà del Friuli di fine ‘800 negli Stati Uniti: qua nella terra delle speranze e delle disillusioni, dopo una fugace carriera cinematografica nella nascente Hollywood, scelse di vivere i propri amori, la fotografia e infine la politica dalla parte degli oppressi con un coinvolgimento totale. Tessendo dialoghi, fatti e passaggi emotivi sulla scorta dei documenti e delle testimonianze di e su Tina Modotti, Roero di Cortanze compone un affresco su una donna di una bellezza malinconica e di una sensualità che faceva andar fuor di testa gli uomini, che trovò la sua strada artistica in California, la approfondì in Messico per immergersi anche nell’azione politica vicina ai comunisti finché, dopo un periodo nell’Europa sull’orlo dell’incubo nazista, morirà a Città del Messico all’improvviso a 45 anni, forse per infarto, forse per ragioni mai chiarite.

Lo scrittore francese  inquadra gli incontri fondamentali, su tutti con il fotografo Edward Weston che diventerà un suo grande amore e vi resterà affezionata anche quando il rapporto finirà; narra degli incontri con i muralisti messicani come Diego Rivera, del suo abbracciare gli ideali comunisti che la porteranno in prigione in Messico, che la faranno ritornare in Europa, in Unione Sovietica, nella Germania dove matura il nazismo, mentre la polizia segreta del regime fascista italiano la ricerca perché ritenuta dalle autorità di mezzo mondo una pericolosa rivoluzionaria, fino all’ultimo ritorno in America centrale.

 

 

 

Amori, politica e tanta umanità

Roero di Cortanze restituisce con efficacia la libertà della fotografa: di amare più uomini senza votarsi a una fedeltà, di fotografare donne, uomini, bambini, dettagli di sguardi e di mani, fiori con un talento che è da un lato innato, dall’altro è frutto di un esercizio ferreo, della volontà di imparare le tecniche di un’arte allora ancora agli inizi, di sperimentare. Lo scrittore francese disegna pertanto una personalità forte, ma di una forza che non si impone, quanto affascina, disegna un’artista esaltata dalla volontà di vivere e di vedere, ritrae una donna capace di scegliere a prezzo anche di sofferenze enormi.

Con Elisabetta Rasy con Tina e Lee Miller 

In pagine necessariamente più concise, Elisabetta Rasy fornisce un ritratto perfettamente adeguato di Tina Modotti, dalla povertà degli inizi alle peripezie di una vita movimentata. Anche in queste pagine è centrale il rapporto con Edward Weston, eletto a maestro e a ruota a un grande amore. La scrittrice coglie benissimo un punto: «Tina comincia a cercare la bellezza e la verità nelle creature umane». E questa attenzione alle «creature umane» è un elemento che accomuna le “sue” cinque fotografe. Prendiamo Lee Miller: bellissima americana, inquieta, modella, musa di artisti come Man Ray nell’effervescente Parigi degli anni Venti e Trenta, attenta alle sperimentazioni del Surrealismo, fotografa di moda, con la Seconda guerra mondiale diventerà altro: diventerà una reporter in prima fila sul fronte, là dove ogni giorno si può morire, vedrà sangue, distruzione, e sarà tra le primissime a documentare l’orrore dei campi di concentramento nazista scrivendo alla rivista a cui invia le foto: «Believe it» (credeteci).

Bellezza e tragedie: Dorothea Lange, Diane Arbus, Francesca Woodman

La bellezza e la povertà, le difficoltà esistenziali e la volontà di guardare oltre le apparenze. Qua ci porta Elisabetta Rasy con una scrittura così aderente da far rivivere in chi legge le paure, le esitazioni, i convincimenti delle cinque fotografe. L’autrice ci conduce in un universo dove l’esistenza palpita. Dorothea Lange ha ritratto come pochi hanno saputo fare donne, uomini e bambini migranti, i poverissimi americani nell’America degli anni Trenta in cerca di pane e rispetto in California con immagini che fanno pensare ai migranti di oggi.

Diane Arbus ha cercato ritratto di «freaks», coloro che sono in apparenza fuori dalla norma, nani, donne cannone, gemelle inquietanti, ma con rispetto, con condivisione, con amore e il suo obiettivo ci mostra qualcosa che, se non ci guardiamo dentro, può turbare e fa vacillare molte certezze. 

Infine il capitolo più tragico. Francesca Woodman ha fotografato sé stessa secondo un canone così personale e toccante che il lavoro è stato accettato e compreso pochissimo quando era in vita, spingendola probabilmente alla scelta estrema del suicidio.

Queste fotografe parlano a tutti noi

Al di là di ogni singolo capitolo, la scrittrice italiana ci parla del ‘900, della Storia, dei rapporti tra uomini e donne, del femminile che deve battersi per un riconoscimento e per i suoi diritti; la scrittrice italiana ci porta però anche in mondi più profondi, nelle tessiture psichiche di quelle donne e nelle contraddizioni della nostra civiltà. Sotto sotto Elisabetta Rasy ci ricorda che tutti, indistintamente, abbiamo il diritto e il dovere di non farci calpestare, che ognuno ha la propria voce e che ognuno può comprendere gli altri, guardarli, sentire come dolore e gioia albergano in ognuno di noi. Tina Modotti, Lee Miller, Dorothea Langhe, Diane Arbus e Francesca Woodman in queste pagine ci parlano ben oltre la dimensione delle biografie, parlano a tutti regalando il piacere della lettura e lasciando tracce in chi legge che avranno forse bisogno di tempo per sedimentarsi e generare luce e buoni pensieri.

 

 

 

 

Stefano Milianidi Stefano Miliani   
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