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Un volto languido socchiude le labbra, poi l'orrore: Cronenberg ricrea in video l’estasi delle Veneri di ceroplastica

Il regista canadese trasporta i modelli anatomici settecenteschi della Specola di Firenze in una languida estate al mare tra horror e un senso di bellezza. Arte e scienza in mostra alla Fondazione Prada di Milano

Stefano Milianidi Stefano Miliani   

Sull’acqua di un azzurro smagliante in video un volto languido socchiude le labbra. Sembra il manichino di una bella ragazza dalla pelle ambrata distesa su un materassino in una piscina, se non fosse che all’orizzonte si intravedono morbide nubi bianche. La telecamera scende, finché non interrompe la dimensione idilliaca riprendendo viscere uscite dal corpo, l’intestino, gli organi vitali, poi indugia sulle gambe affusolate e ben tornite. Quando il regista allarga il campo vediamo quattro manichini distesi con indolenza su materassini galleggianti come fossero fanciulle in vacanza. 

3 minuti e 54 secondi di David Cronenberg 

Chi firma questo video di 3 minuti e 54 secondi, in apparenza ai confini con l’horror, in realtà sottilmente spiazzante, è un maestro dei corpi che si ibridano e mutano: è il regista e sceneggiatore canadese David Cronenberg. Le protagoniste non sono tipe qualsiasi: sono quattro cere anatomiche settecentesche riprese alla Specola di Firenze, un museo unico attualmente chiuso per restauri, e fino al 17 luglio sono alla Fondazione Prada di Milano. Il titolo del cortometraggio di Cronenberg è evocativo, finanche poetico: “Four Unloved Women, Adrift on a Purposeless Sea, Experience the Ecstasy of Dissection”, ovvero “Quattro donne mai amate, alla deriva su un mare senza scopo, sperimentano l’estasi della dissezione”. Qualche eco di gabbiano e una musica elettronica in sottofondo collocano il filmato in una dimensione tra l’onirico e un viaggio nello spazio. Quel richiamo all’estasi, la bocca socchiusa della modella in cera, se non vi suona blasfemo possono perfino rammentare l’estasi di Santa Teresa del Bernini nella chiesa di Santa Maria della vittoria a Roma.

Clicca qui per la mostra “Cere anatomiche” alla Fondazione Prada

Prada con la Specola di Firenze 

L’ente milanese da tempo s’ingegna a mescolare scienze e arti. Stavolta ha invitato l’autore nato a Toronto nel 1943 in un percorso a lui congeniale se pensiamo che è suo uno dei film più inquietanti dell’ultimo mezzo secolo, La mosca (The fly). La Fondazione gli ha commissionato un filmato per questa mostra organizzata con La Specola di Firenze, allestita dall’agenzia Random Studio, che a piano terra squaderna il video, al piano superiore tredici ceroplastiche settecentesche e 72 copie di disegni anatomici.

Due parole su questo istituto fiorentino? Fa parte del Museo di storia naturale e del sistema museale dell’università: tra vetrine e teche d’epoca la Specola fu inaugurata nel 1775, la volle Granduca di Toscana Pietro Leopoldo che la aprì al pubblico. Il museo conserva oltre tre milioni e mezzo di reperti animali e una spettacolare raccolta di cere anatomiche realizzata tra la fine del ‘700 e l’800 da maestri della ceroplastica quali Clemente Susini (1754-1814), Egisto Tortori (1829-1893) oltre alla collezione del ceroplasta siciliano Gaetano Giulio Zumbo (1656-1701). Il museo è in ristrutturazione e riaprirà a fine 2023.

Clicca qui per il Museo della Specola di Firenze

Corpi sventrati a scopo scientifico 

Sono cere che raffigurano corpi sventrati? Esatto. Nulla di orripilante, non temete: quelle cere policrome riproducevano dei cadaveri con uno scopo scientifico dove il confine con l’arte vacilla: servivano a mostrare l’anatomia del corpo umano, i vasi linfatici, nel caso di una Mater gravida perfino un feto, il tutto per evitare di dissezionare persone morte che, ammettiamolo, è una pratica un po’ più impegnativa.

David Cronenberg al lavoro per il video “Quattro donne mai amate, alla deriva su un mare senza scopo, sperimentano l’estasi della dissezione”. Foto Flavio Pescatori, Courtesy: Fondazione Prada

A Milano incontriamo anche le quattro donne riprese da Cronenberg, di cui due provenienti dalla sezione del Sistema linfatico e una dalla sezione di Ostetricia della Specola. Queste fanciulle in ceroplastica sono ribattezzate non per niente “Veneri”. Modelli scomponibili, i ceroplasti volevano mostrarle come fossero vive, non sofferenti o decedute, tanto che una Venere indossa un filo di perle in un gioco sottile tra una bellezza cristallizzata e artificio, seppur aleggi inevitabilmente un senso di morte. Mostrandole mentre ondeggiano languide nel mare immaginario d’estate Cronenberg rafforza il gioco tra sensualità, repulsione e l’artificialità dei corpi in un’epoca come la nostra dove si ricorre alla chirurgia plastica per “correggere” (tra virgolette) il proprio corpo anche quando non sarebbe affatto necessario. Le “quattro donne mai amate, alla deriva su un mare senza scopo” del regista pongono domande sull’esistenza che cambia, sulla vita stessa, e lasciano intuire che chi vuole rifare pezzi del proprio corpo anche quando non sarebbe necessario adotta in fondo una strategia per farsi amare. Che poi sia una strategia illusoria o meno, è un altro discorso. 

Le cere di Bologna 

Se le ceroplastiche vi affascinano e transitate o siete a Bologna, allora c’è un altro appuntamento anche se solo fino a Pasquetta 10 aprile: la mostra “Verità e illusione. Figure in cera del Settecento bolognese” ai Musei civici d’arte antica nella città che nel ‘700 fu un avanzatissimo centro europeo di produzione e studio della ceroplastica.

Clicca qui per “Verità e illusione” nei Musei civici d’arte antica di Bologna

 

Stefano Milianidi Stefano Miliani   
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