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Macché angelo del focolare, così Penelope sfida i luoghi comuni sulle donne

Al Parco del Colosseo a Roma una mostra più un libro sulla regina di Itaca. La co-curatrice Alessandra Sarchi: “Tessendo e disfacendo la tela Penelope determina la realtà, non si piega, non è la 'borghesuccia' di D'Annunzio”. Reperti classici, il cinema con Silvana Mangano, opere di Maria Lai

Stefano Milianidi Stefano Miliani   

Nel libro diciannovesimo dell’Odissea dal 135esimo al 150esimo verso Omero fa dire a Penelope, assillata da 108 pretendenti che vogliono sposarla per la sua bellezza e per avere il trono: “Costoro affrettano le nozze: e io filo inganni […] Giovani pretendenti, se morto è Odisseo glorioso, / aspettate, quantunque impazienti delle mie nozze, che termini / questo lenzuolo, e non mi si perdano al vento le fila , / […] Allora di giorno la gran tela tessevo, / e la sfacevo di notte, con le fiaccole accanto”. La regina di Itaca dunque non vuole finire mai la tela e inganna i proci che hanno occupato il palazzo in assenza di Ulisse.

Il mito al Parco del Colosseo: la mostra, il catalogo

Perché ripescare questo passaggio celebre, qui ripreso da una versione di Rosa Calzecchi Onesti in un volume Einaudi? Vale ripescare il brano perché a Roma il Parco archeologico del Colosseo, sia nel Tempio di Romolo sia nelle due Uccelliere farnesiane in posizione elevata ai giardini farnesiani, promuove una mostra aperta fino al 12 gennaio sull’iconografia della regina: da alcuni reperti dell’antichità classica passa per il medioevo alla modernità piena attraverso dipinti, libri e disegni e con un omaggio a Maria Lai, l’artista sarda che aveva fatto del tessere fili e legami umani una cifra del suo coraggioso lavoro. Ha organizzato la manifestazione Electa il cui catalogo è in realtà una ricognizione sul mito e su come lo viviamo oggi anche in altri territori quali la letteratura e il cinema.

Alessandra Sarchi: “Penelope sa autodeterminarsi”

Cosa dice a noi il mito della regina oggi, in special modo riguardo al suo tessere la tela che è stato associato alla “donna del focolare”? “Abbiamo cercato di scardinare uno stereotipo che collega tessitura e lavoro muliebre e quindi segregazione domestica - risponde a Tiscali Cultura la co-curatrice della mostra e del catalogo Alessandra Sarchi - Certo, Penelope non esce mai dal suo meraviglioso palazzo però lì dentro, nella stanza del telaio, riesce a ricavare quella che Virginia Woolf chiamava ‘una stanza tutta per sé’. È una stanza dell’immaginazione, del sogno, della speranza e di un tempo che è solo suo. Non è il tempo in cui si dovrebbe risposare come avrebbe voluto la sua condizione di regina vedova perché di Ulisse non si sa più niente per vent’anni. Lei riesce a rimandare, rimandare, rimandare e non sposarsi con nessuno dei cento otto pretendenti quindi ad autodeterminarsi. Per cui abbiamo cercato di illuminare questo aspetto molto forte”.

Alessandra Sarchi. Foto Stefano Miliani

Sarchi: “È una figura che sfida, altro che la ‘borghesuccia’ di D’Annunzio”

“Abbiamo voluto smontare i luoghi comuni su Penelope”, conferma in conferenza stampa l’altro co-curatore, Claudio Franzoni. “La sua attività non è solo quella muliebre del tessere la tela, “lanam fecit” si diceva della brava matrona romana – spiega ancora alla nostra testata la storica dell’arte e scrittrice di Reggio Emilia – Il suo tessere è altro. Penelope disfa, quindi la sua è un’attività molto più complessa: ci dice come l’intelligenza anche femminile, piegata a una circostanza non favorevole perché la posizione della donna nell’antichità era di minorità come peraltro è ancora oggi, riesca a trovare non degli espedienti ma un modo tutto suo per determinare la realtà”.
Quindi possiamo leggere questa interpretazione come un modo per confutare la concezione della donna casalinga e angelo del focolare che esiste ancora oggi? “Sì. Gabriele D’Annunzio la definiva ‘quella “borghesuccia’ che aspira solo alla quiete domestica. Invece a noi sembra che sia una figura estremamente complessa, articolata e più sfidante”.

Un notturno di Bassano, Maria Lai e Silvana Mangano

Non aspettatevi una mostra di vaste dimensioni: una cinquantina i pezzi esposti disposti in piccoli nuclei e griglie a tema. In una delle Uccelliere risaltano le quattro opere di Maria Lai, incluso un telaio, nell’altra il toccante notturno “Penelope che disfa la tela” dipinto a fine ‘500 da Leandro Bassano e un’illustrazione con Penelope sognante a seno nudo di Giacomo Manzù per una “Odissea” d’artista con versione di Salvatore Quasimodo. Al Tempio di Romolo risaltano un altorilievo in marmo con bei panneggi e un affresco pompeiano del I secolo d.C., una foto dal film “Ulisse” del 1954 con la magnifica e seducente Silvana Mangano nella parte della regina.

In letteratura da Margaret Atwood a Oriana Fallaci

Accanto a un telaio ricostruito filologicamente alla maniera antica, nel Tempio di Romolo i pannelli forniscono connessioni tra il tessere e il canto, la poesia. Valga allora prendere in mano il volume per cogliere l’approfondimento di Maria RizzarelliNell’otre della moglie di Ulisse. Penelope nella letteratura contemporanea”. La studiosa inizia il suo saggio ricordando la regina nel romanzo di Margaret Atwood “Il canto di Penelope”, consapevole, da morta, di essere stata raggirata dal suo “insigne marito. Era la sua specialità, il raggiro”. Quanta amarezza. Non per niente Rizzarelli attraverso la scrittrice canadese evidenzia quanto sia a noi contemporaneo il mito, citando anche penne tra loro lontane come Oriana Fallaci o Luigi Malerba.

Il cinema coglie aspetti latenti in Omero 

Sempre dal volume, nel saggio “Penelope filmica: il movimento dell’attesaAnna Mesecchia guarda al cinema e alla tv: dalla Penelope nel film “Ulisse” di Mario Camerini del 1954 con, come detto, Silvana Mangano e Kirk Douglas nei panni del protatonsta. Passando dall’avvincente sceneggiato televisivo del 1968 (allora si diceva così, non fiction) “Ulisse” di Franco Rossi con la regina impersonata da Irene Papas, l’autrice cita il “documentario di finzione” “Penelope” del 2017 di Eva Vila per affermare come il cinema abbia saputo leggere a fondo la figura della regina: non è semplicemente una moglie in attesa del marito scomparso, bensì attingendo agli studi femministi quel film riesce a “cogliere aspetti che nell’archetipo omerico erano soltanto accennati o latenti”. Non si potrà dire una Penelope femminista ma il discorso di Alessandra Sarchi appare ancora più nitido pur nella estrema sintesi di un articolo giornalistico.

Info pratiche 

Affianca la mostra un ciclo di incontri con scrittrici e scrittori, attrici, studiose e studiosi, a ingresso gratuito su prenotazione, organizzato nella Curia Iulia nel Foro romano dal Parco archeologico diretto da Alfonsina Russo e dal titolo “Esistere come donna”: qui sotto trovate il link al calendario. L’omaggio a Maria Lai, con opere da collezione privata, è allestito con l’Archivio e la Fondazione Maria Lai. Il biglietto intero, eccetto le riduzioni e gli ingressi gratuiti, costa 18 euro. Il catalogo Electa (226 pagine con 100 illustrazioni) è in vendita a 18 euro. Venendo dal Colosseo una volta superato l’Arco di Tito le Uccelliere si raggiungono salendo a sinistra, il Tempio di Romolo è verso il Foro, tra gli edifici sulla destra.

Clicca qui per la mostra su Penelope

Clicca qui per il volume “Penelope”

Clicca qui per prenotare gli incontri di “Esistere come donna”

 

Stefano Milianidi Stefano Miliani   
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