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Immagini forti, capaci di suscitare critiche feroci. Oliviero Toscani si svela: "Senza la fotografia tante balle"

Palazzo Reale ospita una grande mostra dedicata al fotografo milanese che ha rivoluzionato il mondo della comunicazione

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   

“La macchina fotografica è la memoria storica dell'umanità. Prima che esistesse la fotografia abbiamo raccontato tante balle”. Ha compiuto 80 anni lo scorso febbraio Oliviero Toscani, una delle firme più celebri della comunicazione in Italia e nel mondo (LEGGI QUI L'INTERVISTA DI STEFANO MILIANI), e non smette di essere dissacrante, spiazzante e deciso nelle sue affermazioni shock. Non risparmia nessuno neppure in occasione delle celebrazioni che Milano gli dedica in occasione del suo ottantesimo compleanno: una mostra a cielo aperto con centinaia di manifesti affissi per la città in un giorno solo, il 28 febbraio, e una grande esposizione, “Oliviero Toscani. Professione fotografo” inaugurata venerdì scorso al Palazzo Reale di Milano con oltre 800 immagini in esposizione fino al 29 settembre. “Prima della fotografia abbiamo raccontato tante balle – ha detto alla giornalista dell'Ansa il giorno dell'inaugurazione - invece la fotografia sin dalla sua invenzione ha fatto sì che le fake news fossero un po' meno fake, credo che la Bibbia e il Vangelo siano fake news, se ci fosse stata la macchina fotografica Gesù Cristo sarebbe ridimensionato”. E la religione è uno dei tanti temi umani che hanno fornito a Toscani, nato a Milano e oggi residente in provincia di Pisa, una carriera iniziata prestissimo al seguito del padre Fedele fotoreporter, spunti per il suo lavoro mai astratto ma sempre connesso al mondo e all'attualità.

Toscani, un occhio critico sul mondo

Non è un fotografo che cerca immagini buone per le riviste patinate, Oliviero Toscani: la tecnica appresa alla scuola di Kunstgewerbeschule di Zurigo, dove si è diplomato a 23 anni, e soprattutto l'esperienza maturata nella collaborazione con riviste, agenzie di stampa, comunicazione e pubblicità, editoria, case di moda e grandi marchi, scuole di formazione, radio e televisione hanno creato un marchio Toscani ben riconoscibile: immagini forti, mai banali, sempre contestualizzate nel momento attuale e capaci di veicolare messaggi ben precisi anche a costo di scatenare critiche ferocissime.

La mostra “Oliviero Toscani. Professione fotografo”, prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia, racconta 60 anni di idee e immagini realizzate dal fotografo milanese dai suoi esordi a oggi: in mostra le fotografie più iconiche e celebri di Toscani, come i ritratti di moda (tra tutte Claudia Chiffer e Monica Bellucci), o di personalità della cultura e dello spettacolo come Federico Fellini, Carmelo Bene, Mick Jagger e Lou Reed; ci sono alcuni pezzi del progetto “Razza Umana”, oltre 10 mila scatti che Toscani ha realizzato per documentare le differenze tra uomini e donne in tutto il mondo.

Dalla pubblicità alla denuncia sociale 

Non potevano mancare i manifesti pubblicitari più famosi, come “Jesus Jeans,Chi mi ama mi segua”, il “Bacio tra prete e suora” (1992), i “Tre cuori white/black/yellow”, il controverso “No-Anorexia” del 2007 che ritrae la modella francese Isabelle Caro, 31 chili appena, che morirà pochi anni dopo a causa dell'anoressia. Proprio alcuni di questi lavori hanno contribuito ad alimentare attorno a Toscani molte critiche, come quella di sfruttare il disagio e la malattia per veicolare messaggi pubblicitari, e una vertenza giudiziaria nello stato del Missouri che accusò il fotografo di aver scattato con l'inganno ritratti di condannati a morte per fini commerciali. Al di là delle polemiche, comunque, è innegabile che Oliviero Toscani ha contribuito a riscrivere il mondo della pubblicità e della comunicazione creando immagini potenti che obbligano il nostro sguardo ad andare oltre alla fotografia e riflettere sulle infinite declinazioni dell'animo umano.

"È stato molto faticoso perché non tutti l’hanno capito, ho avuto critiche incredibili", ha detto Toscani pochi mesi fa a Stefano Miliani per Tiscali Cultura. E ha aggiunto: "Tanta gente ha avuto una reazione contraria, davano fastidio e soprattutto nel mondo della comunicazione" (qui l'intervista completa). 

Una mostra come la strada

Nella mostra milanese, documentata dal catalogo per Skira, “non c’è sequenza, non c’è ordinecronologico, non c’è logica – sottolinea il curatore Nicolas Ballario. - Più che in un’esposizione pare di entrare nella mente di Oliviero Toscani, in un flusso infinito di un uomo che ha cambiato la storia della fotografia. E allora a Palazzo Reale va in scena un grande show, con centinaia di fotografie stampate su manifesti (gli stessi che si usano per le affissioni stradali) incollati alle pareti. 'Professione fotografo' quasi come rivendicazione di appartenenza artigianale più che artistica, ma anche come rifiuto di qualunque cosa possa sembrare una retrospettiva", 

 

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